Lo scrivano
Letteratura italiana
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La gelosia
Fiorella Borin è un’eccellente narratrice specializzata in romanzi storici, di frequente ambientati a Venezia, sua città natale; è altrettanto brava nel misurarsi in prose più brevi, i cosiddetti racconti, forma tecnica che in verità da noi non appare di particolare gradimento ed è un errore, perché quando sono scritti avendo ben presente le particolarità del romanzo (una trama che così come inizia finisce) sono altrettanto validi. Al riguardo, Lo scrivano nulla ha da invidiare di opere più corpose, perché la vicenda è presente nella sua interezza ed è narrata con uno stile di raffinata eleganza, così che la lettura, oltre che facile, risulta particolarmente piacevole. La storia di Pietro Bontremolo, questo scrivano degli inizi del XVI secolo, ricco in una Venezia che è ancora nello splendore della sua potenza, è una di quelle che si snoda e si sviluppa quasi come un giallo, con quest’uomo, sposato per motivi d’interesse con una donna che non ama, e che occasionalmente ha modo di conoscere una suora, di cui si innamora follemente, peraltro ricambiato. Ma le passioni umane hanno anche nel piatto della bilancia un peso contrapposto che, in questo caso, è la gelosia, una serpe che si alleva in seno e che tramuta una passione d’amore in una lucida follia. Non intendo aggiungere altro per non togliere il giusto piacere della lettura, ma desidero richiamare l’attenzione sulla stupenda descrizione dell’ambiente, sull’atmosfera, sulla psicologia dei personaggi in un racconto in cui vengono perfettamente mescolati il genere storico, quello giallo e anche il fantasy. Sullo stile ho già detto, ma ripetersi a volte è necessario: Fiorella Borin sussurra le sue storie, non le grida, sempre distaccata dai suoi personaggi sa tuttavia far intuire la sua presenza dietro di essi quando ciò non solo è necessario, ma aggiunge valore all’opera.
Mi pare perfino superfluo aggiungere che Lo scrivano è un gran bel racconto.