Narrativa italiana Romanzi storici Le rose di Cordova
 

Le rose di Cordova Le rose di Cordova

Le rose di Cordova

Letteratura italiana

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La penna di un'abile romanziera fa rivivere, come per magia, il XVI secolo, e riapre le porte della corte di Isabella di Castiglia e di suo marito Ferdinando d'Aragona. Tra banchetti lussuosi e personaggi senza scrupoli, Francisca, una schiava additata come moresca, delinea il ritratto intenso di una regina ante litteram, innamorata di Filippo il Bello e lacerata dallo stesso amore, divorata dalla gelosia e dalla solitudine, costretta a fare i conti con sordidi intrighi di potere: è la regina Giovanna, figlia dei re Cattolici, nota anche come Giovanna la Pazza, una donna forse soltanto vittima di una ragion di stato.



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Le rose di Cordova 2008-09-21 23:20:55 Laura
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Opinione inserita da Laura    22 Settembre, 2008

Le rose di Cordova

Questo libro, l’ho scoperto per caso attraverso un passaparola fra amici. Amo i romanzi di ambientazione storica, ma solo se sono rigorosi nella ricostruzione, e nello steso tempo coinvolgenti; le Rose di Cordova mi è piaciuto per questo.
La vera protagonista del romanzo è la storia, un pezzo di storia spesso rimasto in ombra nei nostri ricordi di scuola, quello dell’Europa agli inizi della cosiddetta Età moderna, e, in particolare, della Spagna al suo massimo splendore e potenza, agli inizi del 500 .
Con riferimenti dettagliati il romanzo ti porta dentro le vicende, il clima culturale, la politica e gli intrighi dei potenti del tempo: ne emergono la forza di alcuni personaggi ma anche, impietosamente, la loro fragilità e bassezza, e, non ultimo, la loro sofferenza. Acquistano contorni più precisi la Regina Isabella, il marito Fernando d’Aragone, Filippo “tanto bello quanto infedele e infido- e, sopra a tutti, la sua sposa per esigenze poltiche , Giovanna, soprannominata “la pazza”.
E’ lei la protagonista del romanzo di Assini che cerca di indagare nel fondamento della sua presunta follia e, insieme a lei, coprotagonista, è la voce narrante: Francisca, il cui vero nome era Nura. Figlia di un nobile arabo ma caduta in disgrazia e fatta schiava dopo la conquista, da parte degli spagnoli, di Cordova, la bella città divenuta, nella malinconia e nel ricordo di Nura, un paradiso perduto come “le Rose” del suo giardino.
Nura, scelta, per sua fortuna, come ancella di Giovanna, è un po la coscienza critica e “il grillo parlante” di quel mondo di potenti. Un personaggio che appare inquietante per questa sua duplicità: dentro e fuori la storia, amica e nemica della sua padrona di cui e schiava ma sulla quale riesce ad esercitare un potere psicologico che è lo strumento del suo riscatto, talvolta una sottile violenza. Govanna e Nura sono i personaggi ai quali l’autrice ha consegnato e concentrato la propria spiccata sensibilità verso l’universo femminile e le sue profonde contraddizioni.
Il romanzo si fa perdonare alcuni passaggi un pochino faticosi per l’indulgenza verso alcuni elementi descrittivi forse troppo didascalici, ma che rivelano comunque una attenzione e un amore per il particolare per la veridicità storica non comuni.
Lascia nel lettore un grande affresco che lo aiuta a comprendere da vicino, con lucida consapevolezza, la incapacità e la sofferenza, la inadeguatezza dei protagonisti a sostenere l’enorme peso di un potere, acquisito per eredità dinastica, troppo grande per essere gestito, e troppo spesso accompagnato da violenza e prevaricazione. Un mondo solo apparentemente lontano, perchè il tema del potere è sempre di fortissima attualità e incredibilmente vicino.

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