Le disobbedienti
Letteratura italiana
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DONNE IN LOTTA CON IL LORO TEMPO
Sei donne, sei artiste che hanno dovuto farsi strada nel mondo per affermare il proprio talento e la propria indipendenza: Artemisia Gentileschi, Elisabeth Vigée Le Brun, Berthe Morisot, Suzanne Valadon, Charlotte Salomon, Frida Kahlo. Coraggiose, tenaci, irrequiete, ribelli, caparbie e passionali.
Elisabetta Rasy traccia una breve, ma intensa biografia delle sei artiste, diverse tra loro, per nazionalità, estrazione sociale, periodo in cui vissero, temperamento. Accomunate però dalla lotta contro condanne, incomprensioni dovute al momento storico e culturale in cui sono vissute.
Il libro apre ogni biografia con un autoritratto, purtroppo riprodotto in bianco e nero. La Rasy con la sua penna riesce a metterci davanti agli occhi la vita ispirata da quelle pitture.
Mi rendo conto che arricchire il libro con qualche inserto fotografico avrebbe fatto lievitare di non poco il prezzo di copertina, che è modesto, per volere dell’editore o dell’autrice stessa, perché lo scopo è parlare di queste donne attraverso la loro arte e i momenti salienti delle loro esistenze. Quanto ai dipinti si fa come ho fatto io: li ho cercati in rete ed è stato bellissimo, soprattutto perché prima avevo letto le descrizioni della Rasy. Tuttavia, rimango dell’idea che almeno l’autoritratto di presentazione delle varie pittrici sarebbe dovuto essere a colori, utilizzando magari una carta speciale, che avrebbe poi fatto individuare ad occhio la struttura del libro. Ad ogni pittrice un tratto del carattere che la contraddistingue: “Coraggio” per Artemisia Gentileschi, “Passione”per Frida Kahlo, “Irrequietezza” per Berthe Morisot, e così via.
Grazie a questo libro ho conosciuto artiste che non avevo mai sentito prima nominare, né ho mai studiato, a parte la Gentileschi e la Khalo: a scuola l’arte, la letteratura che studiamo, e non solo, tranne che per l’età contemporanea, passa sotto silenzio il nome di grandi donne dal talento che non aveva nulla da invidiare a quello degli uomini.
Come diceva Virginia Woolf in “Una stanza tutta per sé”, se una donna avesse avuto il genio di Shakespeare sarebbe stata derisa, avrebbe trovato ostacoli invalicabili per affermare il suo genio, senza un uomo in società avrebbe fatto una fine miseranda e poco onorevole, finendo probabilmente suicida in un fiume. Il genio ha bisogno di trovare sfogo altrimenti per una donna è una doppia condanna.
Una delle artiste di cui ho letto volentieri e con ammirazione la biografia è stata Artemisia, violata dall’aiutante del padre, costretta a sposare il suo stupratore e imparare le cose del mondo e il “posto” delle donne sin da bambina:
“Era quello il mondo brutale dei maschi che Artemisia aveva imparato a conoscere sin da bambina (…) . Erano uomini che parlavano del sesso cosiddetto “gentile” con prepotente oscenità e dei rapporti con le femmine con una volgarità arrogante, e poi dipingevano bellissime madonne, sante umanamente sofferenti e splendide e gloriose eroine dell’antichità (…) . Gli angeli del turpe Caravaggio erano figure gentili, a volte danzanti (…).
A ventisette anni, coraggiosa e ribelle, è già un’artista affermata. Ma anche la Vigée Le Brun, sottile delicata per cui “ dipingere e vivere sempre state una stessa parola”, la sofferente e bella e certamente più famosa Frida Kahlo, consumata dall’amore per il marito dongiovanni Diego Rivera e dal desiderio mai realizzato di diventare madre. L’amore segreto e magico della Morisot e di Manet, la storia di Suzanne Valadon, figlia bastarda di una serva che da modella diventa lei stessa pittrice, una donna che “ha raccontato la sua verità di donna e ha raccontato le donne, il loro corpo,la loro intimità in un modo nuovo, diverso dalla tradizione”.
Una lettura interessante, adatta a tutti.