Narrativa italiana Romanzi storici Lanterna per illusionisti
 

Lanterna per illusionisti Lanterna per illusionisti

Lanterna per illusionisti

Letteratura italiana

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Pierpaolo Vettori proietta le luci magiche di una grandiosa amicizia tra ragazzi contro il cielo plumbeo della Germania nazista: e ci costringe a guardarci allo specchio, a svegliarci dal torpore dello spirito che è sempre in agguato per chi vive sicuro nelle tiepide case del presente. “Siamo noi i negri, è chiaro. Gli ebrei, gli italiani... Abbiamo qualcosa in più, ci prude l’anima e non possiamo grattarcela, capisci? È perché sono schiavi, i negri intendo: ma adesso in America si riprenderanno tutto, vedrai. Non si può resistere al jazz, non puoi schiacciare la testa della gente una volta che ha sentito lo swing. Anche se sta zitta, dentro continua a battere il piede a tempo.” Il grande Max insegna agli amici una musica rivoluzionaria, che fa orrore ai nuovi padroni del mondo: il jazz. Il grande Max ha una sorella fantastica, Kitty, e una camera con il soffitto viola. Hans è innamorato di Max e Kitty, della loro vita a tempo di swing. Del resto anche sua madre ammira il loro papà, medico appassionato delle teorie di Freud e come lui ebreo. Ma quando lo zio Gerd, un reduce frustrato e violento, decide di educare il nipote come un virgulto della Hitlerjugend, e quando a scuola il carisma del grande Max inizia ad appannarsi in seguito alle leggi razziali, Hans inizia a dubitare di sé: è così facile credere a quello che viene propagandato per le strade e lasciar scivolare nell’ombra Kitty e Max, soli sotto il loro soffitto viola, come in uno dei trucchi per illusionisti dell’ambiguo giocattolaio Fredo...



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Lanterna per illusionisti 2018-08-06 14:01:59 Chiara77
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Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    06 Agosto, 2018
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Io non sono nato per fare l'eroe

«Io non sono nato per prendere iniziative, per fare l'eroe.»

É facile leggere un libro e mettersi nei panni della vittima; prendere una posizione netta, capire esattamente dove sta il bene e dove sta il male e giudicare una trama e dei personaggi di finzione. É facile anche guardare un film o un'opera teatrale e fare le stesse cose.
Ma nella realtà è altrettanto facile, scontato ed indolore? Quando l'opinione comune intorno a te è completamente contraria all'idea di giustizia che ti sei faticosamente costruito nella tua coscienza, è così semplice mettersi contro tutto e tutti, subire conseguenze sgradevoli e pesanti per difendere qualcuno? Oppure è più conveniente seguire la corrente ed ottenere vantaggi e regali insperati?
Pierpaolo Vettori ci racconta un'immaginaria storia, ambientata nella Germania degli anni Trenta del Novecento, in cui il protagonista, la voce narrante, non è la vittima, non è il carnefice. É l'uomo comune, anzi, si tratta di un ragazzino, Hans Klepp, poco più di un bambino, che non ha la stoffa dell'eroe.
Hans e la sua famiglia si trasferiscono in una casa più grande e in un quartiere migliore, grazie all'interessamento di un medico ebreo di successo, Georg Loew, presso cui la madre di Hans lavora come infermiera. I Loew sono ricchi e vivono in uno splendido appartamento all'ultimo piano del palazzo in cui vanno ad abitare i Klepp. Anche il padre di Hans sarebbe medico, ma, per qualche oscuro incidente che non viene rivelato, adesso può solo fare il dentista in periferia.
Ben presto Hans conosce e diventa amico del figlio maggiore dei Loew, Max, e si innamora della figlia, Kitty. Max è una persona speciale: generoso, difende Hans dai bulli della scuola, lo protegge e soprattutto gli fa conoscere il jazz. Il ragazzino comincia a suanare il banjo nella band del grande Max e scopre una grande passione che lo accompagnerà per tutta la vita.
Eppure le cose cominciano a cambiare: nel giro di pochi mesi i Loew iniziano a perdere il prestigio e la posizione preminente in società e vengono additati come “ebrei”.
Max e Kitty devono abbandonare la scuola e cominciano a subire prima insulti e dopo anche aggressioni violente. Il dottor Loew, che faceva pressioni sulle autorità perché venisse trovato l'assassino di alcune bambine delle quali erano stati ritrovati i cadaveri nel quartiere, viene guardato con sospetto e in seguito accusato lui stesso di essere il colpevole.
Mentre i Loew precipitano, i Klepp prosperano: la rovina dei primi sembra essere la fortuna dei secondi. Ed i Klepp non sono eroi: in particolare il padre di Hans non prende iniziative e sembra apparentemente soddisfatto di come stanno andando le cose, salvo poi fare i conti con la propria coscienza. La madre è più battagliera: non vorrebbe adeguarsi allo squallore, alla violenza, alla sopraffazione, ma alla fine chi riesce veramente ad opporsi?
Pierpaolo Vettori riesce a dare voce a chi solitamente viene poco rappresentato, oppure rappresentato solo per essere giudicato e condannato, con uno spiccato realismo. Sono gli ignavi di Dante, il don Abbondio di Manzoni, tutti coloro che, magari nel profondo, sanno da che parte sta la giustizia ma non hanno il coraggio di subire conseguenze per gridare il loro no. Si tratta dell'anti-eroe, dell'uomo qualunque, che alla fine dovrà rendere conto della propria passività ma intanto vuole vivere una vita tranquilla, confortante, conforme all'idea prevalente. Si tratta della stragrande maggioranza delle persone e l'autore ha saputo dare loro una voce prima di giudicarle.

«Improvvisavo, vivevo, mi illudevo di essere libero, ma in realtà non facevo altro che volare in tondo come un insetto intorno alla lampada. Ero un tedesco, ero un italiano, e la mia natura era quella di dimenticare. Nei momenti decisivi, io non prendevo posizione, mi accodavo a quella del più forte. Io, Hans Klepp, sono nato per servire. E non merito compassione.»

Consiglio sicuramente questo romanzo dalla prosa cristallina che cattura l'attenzione del lettore fin da subito ed ha il pregio di indurlo alla riflessione: un romanzo accompagnato dalle note ritmate e malinconiche del jazz.

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