La sposa gentile
Letteratura italiana
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Rinunce d'amore
L’anarchico Gaetano Bresci il 29 luglio 1900 uccide, a Monza, il re d’Italia Umberto I.
Agli inizi del secolo, la storia della famiglia che Lia Levi racconta, inizia con un matrimonio combinato, di rituali e di automatismi, di società primordiali e rassicuranti.
Amos Segre è proprietario di un piccolo e solido istituto bancario che amministra, fra l’altro, patrimoni altrui. Possiede un rifugio per gli oggetti scelti e acquistati, un rifugio per le cose belle, da innamorarsene, da sopravvivere: i mobili, i quadri, il pianoforte.
“Forse la felicità ha bisogno di pause per poter guardare se stessa, ma la frenesia galoppa per conto proprio senza mai una sosta”p.45
Amos è sottratto all’amore sognante ma organizzato e scontato di Margherita dalla passione urgente e affamata verso Teresa, figlia del fattore Giovanni Scaletta. La contadina diciottenne educata in un collegio di suore è la sposa gentile, la cattolica che rinnega la famiglia, il credo religioso, la sua stessa natura vivace e sensuale per dedicarsi alla cura, all’ossequioso badare, alla seduzione e all’adattamento. Per amore.
La sposa di Amos, il patriarca, diviene la domina e rappresenta il luogo per riunire tutta la famiglia nelle festività ebraiche. Teresa è madre, è un’arca di Noè, è rifugio e sostegno, è Eshet Hail, donna di virtù, come Ruth, la mohabita, che si fa ebrea per onorare il marito e si prende cura della suocera Noemi. Per amore.
La Belle Epoque, l’età giolittiana, il cinquantenario per l’Unità d’Italia, il voto alle donne, il fascismo e le sue guerre, le leggi razziali: in tempi lunghi di profonde trasformazioni, Teresa compie, quieta, la sua opera silenziosa di rivoluzione simbolica, rimanendo vigile, intelligente, cauta e dignitosa.
Quando Amos muore, dopo un tempo che sembra eterno, Teresa, con autorità, rispolvera e sistema sul comò una scultura lignea di Brustolon raffigurante una testa di Madonna col bambino, ritrovando, in un sol gesto, equilibri nuovi con gli spazi, con i figli, con il tempo.
Mai chiusa di romanzo così dirompente, significativa ed efficace. A misurare il recinto, a stabilire il limite, a ritrovare la geografia di sé.
Per amore, infine.
“Guardare avanti è difficile, il passato e il presente arrivano sempre di corsa a riacchiapparti per le spalle…”p.12