La Splendente
Letteratura italiana
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Vicino al cuore degli eroi greci
È veramente difficile oggi ripercorrere i sentieri della mitologia, del cosiddetto ciclo troiano, così battuto nei secoli, senza incorrere in testi banali, senza originalità.
Non è certamente il caso del giovane Cesare Sinatti, Premio Italo Calvino per l’opera prima.
Questo testo è stato edito da Feltrinelli nel 2018 e consta di 238 pagine. Pagine che volano via, perché la mente non è stanca di leggere le vicende degli eroi apprese nella fanciullezza, gli occhi vogliono sempre abbeverarsi alle immagini di luce che questo autore sapientemente lascia in mezzo ad episodi di una crudeltà disumana, come sempre succede quando si parla di guerra.
La società degli antichi era una società violenta, la morte e lo spargimento di sangue erano eventi della loro quotidianità. Con la sua scrittura fluida, ricca di richiami, a me è sembrato non di leggere un libro di mitologia, ma di ascoltare un antico cantore raccontare le storie della storia del mondo occidentale.
Il libro comincia con il concepimento di Elena, figlia di Zeus e di Leda, nata da un uovo insieme a sua sorella Clitemnestra.
Elena, è lei la splendente, con la sua immagine sempre giovane, immutata nonostante il passare dei decenni, incorniciata dall’aura luminosa che i suoi occhi e tutto il suo corpo emanano. Il suo rapimento da parte del troiano Paride, secondo io mito, spiega le origini dell’assedio di Troia che costò immane perdita di vite alla Grecia.
Il libro comincia all’insegna della luce, per poi proseguire con scene di crudeltà inaudita, realistiche a volte.
Lo stile piacevole ed affabulatore come ho già detto, unito ad una raffinata erudizione mai pesante e ad una inquadratura particolare degli eroi greci, fanno del romanzo di Sinatti qualcosa di pregevolmente unico.
L’autore inserisce nella storia varianti poco conosciute del mito e personaggi completamente snobbati dalla letteratura antica: Palamede, uomo astuto, dalla volontà ferrea, dal pensiero insondabile, Epipola, ragazza-soldato, Tersite, deforme e viscido. Per non parlare di Odisseo quale figlio non del saggio e mite Laerte, ma di Sisifo e in quanto tale condannato dal fato.
Un’opera che invita alla riflessione sui sentimenti, sugli stati d’animo di chi, come ad esempio Tindaro, da marito pio accetta i figli che la moglie Leda ha avuto da un dio, li cresce come suoi, si strugge nel saperli vittima di un fato terribile e impietoso.
Della storia d’amore nata tra Penelope ed Odisseo prima della guerra? E di Agamennone e Clitemnestra?
Chi ne ha parlato con tanta umanità e tanta meravigliosa delicatezza?
Bellissimo il passaggio alla fine del capitolo 19, riferito ad Achille che va quasi correndo incontro alla morte:
“Tutto il dolore che non aveva mai provato l’aveva riempito di colpo. Era venuto il giorno in cui per la prima volta quel figlio di un uomo e di una dea avrebbe visto il colore del proprio sangue, il momento che aveva temuto per tutta quell’esistenza breve. Venne la follia e Achille contemplò in un attimo tutta la sua vita e vide che era storia e mito. E nonostante il dolore, l’angoscia e la paura o proprio grazie a essi, vide che una bellezza si schiudeva in questo mito, nel fatto che si concludesse in quell’esplosione di dolore con un unico colpo fatale e perfetto, e seppe che la bellezza di quel mito gli sarebbe sopravvissuta e che egli stesso sarebbe eternamente vissuto in quella bellezza. Nella morte, il figlio di Teti diventava immortale. Il terrore che l’aveva inseguito fino alla soglia di Troia, nell’istante finale non riusciva ad afferrarlo. Achille, col sorriso degli immortali, correva più veloce.”
Innumerevoli i passi toccanti, tantissima l’umanità e la fragilità di questi eroi antichi che continuano ancora a parlarci grazie alla penna di autori “splendenti” come Sinatti.
Indicazioni utili
Consigliato insieme ai libri di Guidorizzi “Ulisse”, “Io, Agamennone”.
Storie della storia del mondo var. Euripide
Una lettura molto piacevole che mi ha riportato indietro nel tempo e mi ha ricordato un'altra lettura fatta secoli fa, quella di Storie della storia del mondo, un libro che racconta anche lui l'Iliade ma ai ragazzini. Questo romanzo mi è sembrata una versione per adulti dell'Iliade, con il pregio di avvicinare un testo difficile al grande pubblico rendendo più accessibili i personaggi. Del romanzo mi è piaciuto moltissimo il finale. Dopo pagine di descrizione di guerre, battaglie, carneficine, meschinità e tradimenti la storia sorvola su quello che è in genere il fatto che più colpisce della guerra di Troia, cioè l'espediente del cavallo e vola verso il finale. Nel finale sono affiancati i ritorni: di Agamennone, di Ulisse e infine si chiude con le rovine di Troia cioè si torna a Menelao che cerca Elena che però, come nella variante di Euripide e di Stesicoro, è una immagine senza realtà, una specie di fantasma. Mi è piaciuto molto che pagine e pagine di disumana macelleria si rivelino per quello che sono sul finale: un vuotissimo, inutilissimo niente.