Narrativa italiana Romanzi storici La sartoria di via Chiatamone
 

La sartoria di via Chiatamone La sartoria di via Chiatamone

La sartoria di via Chiatamone

Letteratura italiana

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È il 5 maggio del 1938. I vicoli di Napoli sono gremiti di curiosi. In piazza del Plebiscito sventolano maestosi stendardi nazisti. Una folla elettrizzata attende l'arrivo della berlina reale su cui viaggia Hitler. Tra file di braccia sollevate in saluto romano e grida entusiastiche, Carolina è la sola a scorgere nella solennità di quella parata il preludio della catastrofe. Abile sarta, ricca d'inventiva, non indugia un secondo: un irriducibile attaccamento alla vita e un connaturato senso di libertà la guidano nell'obiettivo di proteggere quanto più possibile i suoi cari dalla fame e dalla devastazione preconizzate. Allora cuce, giorno e notte, e accumula con perseveranza, lira su lira, per comprare e stipare nella sua cantina immani quantità d'ogni genere commestibile. La sartoria, insieme alla cantina, si erge così ad arca della salvezza per la famiglia e gli amici che Carolina, non senza innumerevoli difficoltà, ospiterà sotto il suo tetto lungo gli estenuanti anni di guerra, fino alle quattro giornate di Napoli. Un racconto in cui, come in un film, si intrecciano storia universale e personale, in una vicenda resa vivida dalla commistione sapiente di italiano e dialetto.



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La sartoria di via Chiatamone 2019-08-21 07:36:15 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    21 Agosto, 2019
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La solidarietà in tempo di guerra

Marinella Savino pubblica a gennaio 2019 La sartoria di via Chiatamone, che è stato finalista alla XXXI edizione del Premio Italo Calvino.
Narra la storia di Carolina di Napoli, e delle sue peripezie in tempo di guerra. Siamo nel 1938 , in specie il 5 maggio, quando Carolina assiste, impietrita, alla visita di Hitler a Napoli. Capisce subito la gravità della situazione e l’imminenza della guerra, che è alle porte. Lei deve fare qualcosa per salvare se stessa, la sua famiglia , e soprattutto la sua sartoria. Quella sartoria che le è costata tanti sacrifici, ma anche fonte di grandi soddisfazioni. Deve salvare tutto questo, ma anche Don Arturo, suo marito, e i figli. Così comincia a comprare derrate alimentari non deterioranti, e le accumula nella cantina. Nel frattempo la guerra si palesa in tutta la sua gravità: bombardamenti, rifugi antiaerei, fughe, scandiscono, ormai, i ritmi giornalieri. E poi quando i meno fortunati, parenti sfollati, lavoranti, amici, bussano, disperati, alla porta della sua storica sartoria, che fare? Rifiutare? La solidarietà umana e la forza di questa donna, rara e sensibile, emergono in tutta la loro potenza.
Il racconto di vita e di solidarietà in tempo i guerra reso con grande stile e minuzia. Peccato per il continuo ricorso ad espressioni dialettali napoletane che appesantiscono la trama, e li rendono, per chi come me non conosce il dialetto, di non facile comprensione. Una bella storia di valori fondanti che trascina. Un bel ritratto di donna forte e coraggiosa, di grande esempio per i tempi attuali. La Storia con la S maiuscola accompagna la storia minore di questa donna combattente e testarda con grande sapienza. Testimone muto e vivace di un periodo difficile, ma che funge da monito ai tempi attuali.

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