La Santuzza è una rosa
Letteratura italiana
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Santa Rosalia, patrona di Palermo.
L’autrice ci conduce con questo nuovo romanzo in una Palermo seicentesca, una città già allora ricca di imponenti palazzi e di folklore, tanto da mandare in estasi un celebre visitatore, il pittore Anton Van Dyck che, appena sbarcato, ebbe a dire che “ non si poteva spiegare Palermo proprio come non si poteva spiegare Dio”. La storia inizia intorno al 1615, in un momento storico particolare: il Regno di Sicilia era dominato dagli spagnoli, la Compagnia di Gesù si stava sempre più affermando alla corte di Spagna ed in Europa, mentre la riforma protestante dilagava dalla Germania e la peste, che metterà in ginocchio Palermo dieci anni, più tardi, dava i primi allarmanti segnali. A Palermo vive una ragazza povera ma dal cuore puro, Vincenza, detta Viciuzza, figlia di una prostituta: ha un’unica amica, Rosalia, povera come lei, benvoluta da tutti, che, saltuariamente, le fa compagnia, la consola e rappresenta la Santuzza che i palermitani invocano nei momenti di pericolo. Viciuzza viene stuprata da un bruto, amico della madre, è cacciata da casa, dà alla luce una bimba, Liuzza, e viene accolta in un ex convento dove incontra un personaggio chiave del racconto, don Cascini, padre provinciale dei Gesuiti. Costui, pur avendo un carattere burbero e scostante, prende le due poverette sotto la sua protezione. Padre Cascini viaggia molto ed ha l’opportunità di conoscere Suor Maria, una giovane alla quale, nel corso di alcune estasi soprannaturali, appare la Madonna che racconta la storia, risalente a mezzo secolo prima, di una verginella, Rosalia, destinata a nozze principesche: la rinuncia e la consacrazione a Gesù indurranno la giovane a scegliere il romitaggio, isolata in un bosco. Palermo non ha una vera e propria Santa protettrice, ma quattro patrone poco amate dal popolo: ecco allora farsi strada in padre Cascini l’idea (anzi, l’ideuzza!) di promuovere passo dopo passo Rosalia ad unica patrona della città. Intanto la sepoltura della romita Rosalia è stata trovata sul Monte Pellegrino, Vincenza e Liuzza sono cresciute ed affidate alle cure di una famosa pittrice, Sofonisba Anguissola, mentre padre Cascini, nel corso dei suoi viaggi in Europa, ha modo di conoscere Rubens ed il suo migliore allievo, Anton Van Dyck, che invita a Palermo con il pretesto di un ritratto al viceré Emanuele Filiberto di Savoia, ma con l’intenzione di preparare un quadro con l’effigie di Rosalia.
Naturalmente tutta la storia è più complessa, le vicende dei singoli personaggi si intrecciano, la peste arriverà a sconvolgere la città ed i suoi abitanti, mentre padre Cascini, nonostante la salute malferma, riuscirà a portare a termine una sua opera fondamentale, la “Storia di Santa Rosalia, vergine palermitana”. Sarà organizzata, imposta da Vincenza e dalle donne di Palermo, una sontuosa processione, nonostante gli ostacoli frapposti da un titubante arcivescovo, che porterà per le strade addobbate a festa i resti riesumati della Santa: la peste calerà di intensità, Santa Rosalia sarà la nuova e unica patrona della città.
Giuseppina Torregrossa riesce mirabilmente a narrare una storia, anzi alcuni eventi storici, mettendo assieme personaggi realmente esistiti con personaggi creati per l’occasione, offrendoci un racconto articolato e credibile, dove le vicende di un particolare momento storico, che spazia da Anversa, la città degli artisti citati, a Roma e Palermo, si fondono con la fantasia creativa dell’autrice. Emerge su tutto e tutti l’amore della scrittrice per la sua Palermo, unica e inimitabile, e per la storia e le vicende delle donne del romanzo. Sono donne che lottano, che si impongono, proprio come Rosalia: “… Rosalia si è opposta al matrimonio con il principe Baldovino, ha vissuto come voleva, perciò la amiamo, perché è un esempio, una speranza. Pure per noi prima o poi le cose dovranno cambiare”.
Alla fine del romanzo, l’autrice racconta di un suo viaggio a New York, durante il quale scopre che il grande ritrattista Van Dyck, autore del dipinto di Santa Rosalia, aveva soggiornato a Palermo durante la peste ed aveva indirettamente assistito al ritrovamento dei resti della Santa, Da qui lo spunto per il romanzo, costruito su eventi storici e su intrighi frutto della fantasia della scrittrice.