La ribelle
Letteratura italiana
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LA RIBELLE
Non si scopre certo adesso la bravura di questa scrittrice, maestra nel far catapultare il lettore, solo dopo pochissime pagine, nel 1200. La passione e la competenza di Valeria Montaldi sono ben distinguibili anche in questo titolo. L’attenzione è rivolta principalmente alla condizione della donna, ma anche a due importanti professioni come quella medica e quella sartoriale. La storia si sviluppa principalmente fra Parigi e Milano, tanto che le due città vengono messe a confronto durante lo svolgimento della storia. Possiamo assiste così ad una splendida ricostruzione storica di questi due mestieri che al tempo erano agli albori. Accompagneremo, la protagonista principale, Caterina alle prime operazioni chirurgiche, ma assisteremo anche alla nascita dei primi show-room e laboratori di moda a fianco di sarti Parigini e Milanesi.
La storia scorre piacevolmente, anche grazie all’aiuto di brevi capitoli che aiutano la lettura. Quello che forse manca è la spietatezza di certi personaggi, come eravamo abituati leggendo per esempio “Mondo senza fine” o “I bastioni del coraggio”, che tengono in apprensione e danno un ritmo diverso alla storia. In pratica un pò più di cattiveria avrebbe, secondo il mio parere, dato un qualcosa in più al libro.
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Medical fiction ambientata nel 1200
Caterina da Colleaperto è una giovane donna medico che si è appena tresferita a Parigi per esercitare la professione...Li si innamora del suo mentore Rolando, un uomo che ben presto si rrivelerà bugiardo, sfruttatore e maschilista oltre che già sposato...tradita umanamente e professionalmente dall'amato, e incinta, Caterina fugge a Milano per scampare alle calunnie atte a screditare la sua arte medica...si, sembra la trama di Grey's anatomy o robe simili, ma lla vicenda si svolge nel tredicesimo secolo, e quindi la trama secondo me proprio non regge, vista la misoginia che regnava all'epoca...e trovo piuttosto improbabile che una donna orfana come Caterina possa vivere e studiare tranquilla in una città straniera senza la minima protezione di un uomo.
Per quanto riguarda lo stile, l'ho trovato un po' sciatto e i personaggi sono veramente troppo stereotipati, senza un effettivo approfondimento psicologico...Anche Caterina risulta troppo pedante, saccente, avolte noiosa.
Infine la trama:non sono riuscita a capire quale fosse la Domanda Drammaturgica Principale,ovvero il motore di tutta la storia, quella scintilla che fa intrecciare le vicende e le persone. Sembra che l'autrice abbia voluto lasciare il finale aperto per u possibile seguito, ma così ha affrettato una conclusione che invece non conclude nulla e indispettisce addirittura il lettore.
Letto bene la prima metà,molto meno la seconda, ho voluto comunque finirlo perchè, nonostante le critiche, scrivere un libro non è cosa da tutti.
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- no
I numerosi anacronismi non rovinano un intreccio d
La storia non potrebbe essere più appassionante: Caterina da Colleaperto è uno dei rarissimi medico donna della metà del Duecento, un "cervello in fuga" ante-litteram, costretta a studiare a Montpellier e poi esercitare a Parigi per la resistenza delle corporazioni mediche italiane ad accettare membri femminili nella propria professione. Le difficoltà però non si fanno attendere neanche oltr'alpe, e così Caterina affronta un lungo e difficile percorso che la porta a crescere come medico e come donna. La trama sarebbe ottima se il coinvolgimento del lettore non fosse minato da numerosi anacronismi. Non possono infatti essere lette che come forzature numerosi pensieri e parole che l'autrice attribuisce a personaggi che mai avrebbero potuto generarli nel XIII secolo. La nota sulla storicità della vicenda che l'autrice pone al termine del libro attenua soltanto i dubbi che un lettore colto matura durante la lettura di un libro che rimane, comunque, un esperimento nuovo e degno di attenzione.