Narrativa italiana Romanzi storici La reliquia di Costantinopoli
 

La reliquia di Costantinopoli La reliquia di Costantinopoli

La reliquia di Costantinopoli

Letteratura italiana

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1565, Venezia. Il vecchio Giovanni si cala nella tomba del chierico Gregorio Eparco, il suo antico tutore, appena riesumata dai pissegamorti in cambio di tre ducati. Sta cercando un libercolo. Un diario che lui stesso, cinquant'anni prima, ha nascosto sotto la nuca del maestro. Le annotazioni contenute in quell'involucro sono l'unico indizio in grado di condurre ad alcune preziosissime reliquie cristiane andate perdute. Il diario si apre nel 1452, quando Gregorio giunge ad Adrianopoli insieme con il suo socio d'affari, l'ebreo-veneziano Malachia Bassan. La città, strappata a Venezia dagli Ottomani un secolo prima, offre uno spettacolo raccapricciante. Gregorio ha un'idea: recuperare tutti " i frammenti di Paradiso" disseminati nelle chiese per salvare in tal modo la Cristianità. Così tra imboscate, fughe ed enigmi, i due giovani mercanti si accingono all'impresa...



Recensione della Redazione QLibri

 
La reliquia di Costantinopoli 2016-01-10 17:01:36 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    10 Gennaio, 2016
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Costantinopoli sta cadendo

Pubblicato da Neri Pozza, editore che dedica particolare attenzione al romanzo storico, è in libreria da poche settimane un'opera dal titolo “La reliquia di Costantinopoli” di un autore ad oggi scarsamente noto, Paolo Malaguti.
L'autore, attraverso una ricostruzione mirabile dei luoghi, offre immagini realistiche della Costantinopoli al tempo della caduta; volgeva l'anno 1453.
Nonostante il tema dell'assedio e della presa da parte turca sia stato oggetto di tanta letteratura fino ad oggi, il valore dell'impresa narrativa di Malaguti merita di essere riconosciuto.
I vicoli, le piazze, i luoghi di culto, i palazzi della città sono frutto di una documentazione certosina e di approfondimenti storico-archeologici da parte di colui che scrive; i particolari colpiscono per aderenza al vero, così come sono percepibili gli odori speziati dei cibi e dei mercati e gli olezzi mefitici dei vicoli bui e delle dimore più umili. Di particolare intensità le scene di assalti e scontri tra le forze cristiane e gli Ottomani, scene che portano nella narrazione fiumi di sangue, orrori e morte.

Il pretesto narrativo utilizzato per imbastire la trama e mettere in pista due protagonisti di grande empatia, trae vita da un mondo ammantato da sempre di mistero, quello delle cosiddette reliquie, simboli della cristianità, oggetti intrisi di sacralità, come i chiodi della crocifissione o i resti lignei della croce o la corona di spine.
L'autore fonde in un unico excursus, materiali prettamente storici ad altri rielaborati con un pizzico di invenzione.
Il prodotto che viene generato è un romanzo corposo non solo per la mole delle pagine, ma per il contenuto, davvero esauriente e per le vivide scene dei lunghi mesi di assedio di Costantinopoli.

Da ultimo, ma non meno importante di tutto il resto, Paolo Malaguti possiede una scrittura di gran pregio, difficile da riscontrare in tempi odierni; mai un rigo ha un costrutto banale, anzi lo stile è lontano da certe scelte di semplificazione linguistica moderne.
Per un autore che vuole esplorare il mondo del romanzo storico, uno stile linguistico appropriato è il punto di partenza per varcare i cancelli della Storia.

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La reliquia di Costantinopoli 2017-11-26 08:34:10 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    26 Novembre, 2017
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Il troppo stroppia

A volte mi trovo in imbarazzo nello scrivere le recensioni perché, pur rilevando l’impegno profuso dall’autore nella realizzazione della sua opera, a mio giudizio il risultato non solo non è in linea con gli sforzi, ma è del tutto insoddisfacente.
Non è facile scrivere e non lo è soprattutto quando non si sa perfettamente ciò che si vuole, perché La reliquia di Costantinopoli, che dovrebbe essere un romanzo storico, per l’impostazione che ha e per come in non poche pagine è scritto, assomiglia di più a un saggio storico, di cui tuttavia non ha la struttura.
In questo modo viene fuori un ibrido che in alcune parti appassiona e in altre francamente stanca, proprio perché l’impostazione non è corretta ed è squilibrata. In tutta sincerità è stata necessaria tutta la mia certosina pazienza per sorbirmi la grevità di ben 592 pagine, infarcite da descrizioni talmente approfondite e puntigliose da risultare nauseanti e tali comunque da spezzare di continuo il ritmo della vicenda. Mi chiedo per quale motivo Malaguti si sia voluto dilungare su questioni del tutto inutili, per le quali già un breve cenno avrebbe potuto risultare di troppo. Non nascondo che l’autore si sia documentato, che abbia effettuato ricerche con pignoleria, senza lasciare nulla al caso, ma poi la realizzazione è risultata quella che è, e cioè un verboso macigno che tende a scoraggiare il lettore già dopo una cinquantina di pagine. Che sappia scrivere in un italiano ineccepibile è un dato di fatto, che sia uno che ama il suo lavoro altrettanto, ma ripeto purtroppo il risultato non è soddisfacente e senz’altro non in linea con gli sforzi sostenuti. Comunque è mia intenzione affrontare qualche altra sua opera al fine di verificare se questa, con tutti i suoi notevoli limiti, sia stata un evento del tutto occasionale.
Si può leggere, ma bisogna armarsi di tanta pazienza e della più ampia disponibilità.

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La reliquia di Costantinopoli 2016-08-23 06:57:44 Vania Russo
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3.8
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Vania Russo Opinione inserita da Vania Russo    23 Agosto, 2016
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Esperimenti di fiction storica

Un ottimo libro, piacevole e intenso. L'autore ha scelto una narrazione coinvolgente e intensa, propria del suo stile elevato e corposo, ma non altisonante, cosa che avvince il lettore e lo tiene ben legato emotivamente alla storia.

C'è anche un certo studio della lingua e dell'espressione dialettale o tipica, una scelta coraggiosa e intelligente. Lo studio della lingua, dei dialetti locali e delle espressività tipiche di un certo periodo storico è affascinante e avvicina il lettore alla verità storica. Questo non è un saggio è un romanzo e come tale va accolto, ma la cura per questi dettagli lo mette al di sopra della media del romanzo storico attuale, unitamente al fatto che, un volta tanto, non ci sono eccessi ideologici.

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