La ragazza che sognava il cioccolato
Letteratura italiana
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PERDONARE TUTTO...SI DEVE? SI PUO'?
Due persone: una di fronte all'altro.
Entrambe con i propri pensieri, curiosità , interessi, sentimenti...e magari anche amanti della musica...
...ma un giorno, non si capisce bene il perchè, uno di loro inizia a vedere nell'altro non più un'altra persona, ma un essere che non ha più alcun diritto di vivere dignitosamente e diventa così sua mercé, per soddisfare le sue follie.
Ecco che la vittima smette di esistere come essere pensante e inebetito si ritrova in un baratro, una specie di "buco nero" dal quale non potrà mai e mai più uscire del tutto...
"la vergogna puzza. La dignità si sgretola. L'intimità violata sconvolge".
Ida è ebrea ed è la protagonista di questo libro : lei , i suoi familiari e i suoi amici, tra i quali Roberto Olla che , diventato lo specchio della sua anima, ne raccoglie racconti, paure, angosce, riflessioni...e si fa suo testimone.
Ida a quattordici anni, passa dalla luminosità della sua casa di Trieste che profumava già di pranzo, ad una cella minuta e buia.
Fatta salire con tutta la famiglia in un treno merci, senza alcun spazio, arriva al campo di concentramento di Auschwitz, dove continua la ristrettezza dello spazio e della luce tra i pensieri e nell'anima.
Tutto le viene preso e rubato...solo un sogno per fortuna resiste: il cioccolato.
Ida vive l'esperienza del campo assieme alla sorella Stellina, che invece nemmeno a sognare riesce più...
Sottoposte a prove strazianti di vita, smettono di sentirsi persone, private di tutto, a partire dalla stessa parola...e la morte diventa l'atto finale di una continua disumanizzazione.
Nemmeno schiave hanno il diritto di essere, perchè agli schiavi almeno spetta un riscatto... a loro no.
Struggente il senso di abbandono che si legge in ogni dove in questa novella...Una diffusa indifferenza totale.
"Mai nessuno ha sprecato per loro una bomba"...nessuna reazione per loro...prima...durante e dopo ...mai!
Ho trovato bellissima l'idea delle buste che contengono un'immagine guida per il racconto di Ida , nella questua dei suoi ricordi..
Lei solo nel suo laboratorio di cioccolato, riesce a raccontare perchè raccontare ...è rivivere.
Come lei, anche gli amici sopravvissuti iniziano a raccontare, in particolare nelle scuole, direttamente o con collegamenti via web, al costo di grandi sofferenze.
In questo modo vivono continuando a sopravvivere, perchè il viaggio di ritorno non finisce mai.
E allora al termine di questo straziante libro, mi son sentita un gran senso di responsabilità. Possiamo chiedere a questi poveri cristi di continuare a soffrire, a dover oltre che sopravvivere anche testimoniare? Non possiamo essere i loro testimoni, alleviandoli almeno da questo compito doveroso?
O vogliamo continuare a spremer loro il sangue senza fine???
E poi : possiamo chiedere loro di perdonare?
Ida ama dire che per lei può rispondere, ma può farlo a nome di chi non c'è più?
Il racconto è lucido, schietto e rivelatore dell'indicibile: io mi immedesimo spesso in Ida, sarà perchè è donna, per il cioccolato che io amo, per la rabbia che come lei provo, per la sua voce che come la mia si lascia modulare dal contesto, dalle emozioni , dalle pause...e dai silenzi incredibili che trattengono suoni e rumori...
Ida , donna intelligente, voleva che Roberto Olla ci trasmettesse un importante messaggio: chi testimonia riesce nel suo intento se crea un legame vivo con l' interlocutore che in un atteggiamento di sincero ascolto , sa condividere e si fa lui stesso testimone.
IDA CON ROBERTO CI E' RIUSCITA E LUI CON ME...
E ...IO CON VOI?
LA TESTIMONIANZA NON PUO' SMETTERE DI TESTIMONIARE
Pia
P. S. Ho trovato vincente l'idea di inserire dei disegni raffiguranti alcuni momenti importanti del racconto; in questo modo il libro si fa fruibile anche tra i più piccoli, che possono addentrarsi con delicatezza al tema della shoa, termine ebraico che significa : tempesta che tutto distrugge.