La palude degli eroi
Letteratura italiana
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Guido da Romano d'Ezzelino
Marco Salvador è uno storico Friulano,con sessantadue primavere sulle spalle,una folta e rassicurante barba bianca che rievoca antichi saggi medioevali. La storia narrata nel suo romanzo lo riveste come un abito su misura,un saggio ghibellino della stirpe dei Da romano,racconta la sua vita passata tra la marca Trevigiana ed il Friuli ,in pieno medioevo,tra guerre,congiure,tradimenti,massacri,la ricerca continua della rivalsa, della vendetta,errori fatali e lutti indelebili ,un percorso che solo nella sua vecchiaia giunge ad un obbiettivo raggiunto, che tutto giustifica,la pace e l’amore per la famiglia. L’autore nomina i capitoli per quadri e affreschi,ed in effetti la sensazione,scorrendo le pagine,è di entrare in un antico edificio affrescato di storia medioevale,la straordinaria capacità narrativa di Salvador risveglia i sensi del lettore,come percepire l’odore ammuffito e inebriante della storia ,tremare nell’impeto della battaglia,sussultare per prove d’onore e d’amicizia,commuoversi per quel nobile a altissimo sentimento che è l’amore.
Insomma,questo non è solo un gran romanzo storico,con tante date e avvenimenti,ma è soprattutto una inestimabile lezione di vita.
Inserisco una Citazione dell'autore tratta dalla sua pagina fb per comprenderne la grandezza:"ogni coglionazzo che raggiunge notorietà in tv alla fine vuole scrivere (solitamente farsi scrivere) un libro e viene definito scrittore, io mi dimetto dalla categoria degli scrittori"
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Un grande scrittore e un grande romanzo
Uno dei miei libri preferiti....mi ha tenuto compagnia per alcuni giorni con tutti i suoi personaggi , tratteggiati in modo esemplare, e mi avvinto nel racconto molto realistico delle loro vicende. Il periodo sorico in cui e' ambientato , il medioevo, e' per alcuni aspetti oscuro e violente ma l'autore ha saputo con grande equilibrio ricostruirlo senza mai cadere in banalita' e luoghi comuni. Sicuramente uno dei migliori autori italiani di romanzi storici , insomma un libro da leggere e rileggere....
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Un romanzo stupendo
Avete presente quegli affreschi che nelle chiese si trovano nell’abside, che partono a sinistra dell’altare e in una serie di quadri successivi gli girano dietro per concludersi alla sua destra? Ecco, La palude degli eroi è strutturato così, come se Salvador fosse il pittore chiamato a celebrare la vita di un santo. E’ quindi tutta una serie di quadri, legati l’uno all’altro e che danno vita a un affresco di grande bellezza.
Se gli inglesi hanno avuto in Walter Scott con il suo Ivanohe il cantore del loro medioevo, mi sento tranquillamente di indicare l’autore pordenonese come il suo equivalente nel nostro paese.
In questo romanzo ci parla dei da Romano, quella famiglia che raggiunse l’apice della sua fama e fortuna con il condottiero Ezzelino, validamente coadiuvato dal fratello Alberico, ma la figura di questo personaggio, conosciuto, a torto o a ragione, come un sanguinario scompare quasi subito nella narrazione, poiché muore dopo la sconfitta subita a Cassano d’Adda per le gravi ferite riportate. Il fulcro invece di tutta la narrazione è costituito da uno straordinario personaggio, Guido da Romano, figlio adottivo di Alberico e figlio naturale di Ezzelino.
Non intendo raccontare la trama, che presenta in 501 pagine tanti fatti e accadimenti, una vera “summa” di questo protagonista, ultimo rimasto dei da Romano dopo la crudele esecuzione da parte dei papisti di Alberico e dell’intera sua famiglia. Non ci sarebbe infatti abbastanza spazio per una sintesi logica, né è mia intenzione privare il lettore di scoprire pagina dopo pagina il succedersi degli eventi.
Preferisco quindi scrivere di quello che ha suscitato in me questo romanzo, delle impressioni che ne ho ritratto, dell’emozione di cui è riuscito a pervadermi.
Ci troviamo davanti a una vera e propria opera d’arte, abbastanza fedele storicamente, e con tutta una serie di ceselli, che vanno dalla descrizione dei costumi per arrivare perfino alle abitudini alimentari, inseriti con abilità in modo non solo da soddisfare la curiosità, ma da consentire al lettore di immergersi progressivamente in un’epoca.
Fra l’altro, questo risultato è ottenuto in modo mai greve, tanto che il romanzo, se non fosse per la sua notevole lunghezza, si leggerebbe tutto d’un fiato.
Avevo già notato questa capacità di Salvador di avvincere in occasione della lettura del suo ciclo sui longobardi, ma in questo lavoro si è veramente superato, al punto che si ha l’impressione di essere presenti nella vicenda, come spettatori estasiati di un torneo o pavidi testimoni di una battaglia, di cui si ode lo scontro delle armi, si avverte il senso di paura e di follia che anima i contendenti e, perfino, sembra di fiutare l’odore dolciastro del sangue che inzuppa il terreno.
Ma questo, che pur è molto, non è nulla in confronto con la capacità di Salvador di rendere dinamiche le scene, così che si vedono i cavalli galoppare, giungere a contatto con quelli degli avversari, con campi lunghi e altri più ristretti, cogliendo particolari essenziali, proprio come in una pellicola cinematografica.
Adesso, quindi, potete capire il perché questo romanzo risulti particolarmente avvincente e il coinvolgimento è totale, nel senso che ci si dimentica di stare comodamente seduti su una poltrona, ma ci si vede accanto a Guido a duellare, oppure ad ascoltarlo quando si dichiara alla bella e umile Aurora. E questo alternarsi di scene cruente, di supplizi dolorosi, con immagini elegiache della campagna trevigiana, con stacchi incisivi su personaggi minori, che però sono funzionali al racconto, consente di trarre respiro, permette al lettore di abbassare il ritmo, pause indispensabili in una trama che galoppa come un cavallo selvaggio.
Non posso anche dimenticare l’abile caratterizzazione dei protagonisti, nessuno tutto buono o tutto cattivo, ma uomini con pregi e difetti, sia fra gli alleati di Guido che fra i suoi nemici. Se la figura di Ezzelino da Romano viene un po’ rivalutata, nel senso che la sua ferocia non era dissimile da quella dei potenti della sua epoca, un trattamento particolare viene riservato alla Chiesa di Roma, intrigante, superba, prepotente e sempre pronta a incrementare i suoi possedimenti. Per fortuna, però, esistono anche umili preti, che con il loro esempio, la loro fede e umanità consentono che una religione non venga identificata con la sua struttura politico-amministrativa; nel romanzo ne troviamo, ancore di salvezza in un mondo di lupi che si sbranano e in cui i potenti, come oggi, decidono delle sorti degli altri uomini.
Non mancano quindi anche motivi di riflessione che finiranno con l’emergere una volta ultimata la lettura, toccando argomenti che credevamo antichi e che invece sono ancora del tutto in corso. Questo è un altro dei pregi di questo lavoro ed è giusto sottolinearlo, perché la narrazione non è fine a se stessa e così riesce a coniugare la spettacolarità con la sostanza, compito questo in cui mi sembra che Salvador sia riuscito assai bene.
La palude degli eroi è un’opera d’arte, un romanzo di rara grande bellezza che vi consiglio di leggere, sicuro che alla fine rimarrete stupiti e soddisfatti.
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La vendetta del longobardo, di Matco Salvador;<br />
L'ultimo longobardo, di Marco Salvador.