Narrativa italiana Romanzi storici La creatura del desiderio
 

La creatura del desiderio La creatura del desiderio

La creatura del desiderio

Letteratura italiana

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Nel 1912, un anno dopo la morte di Mahler, la sua giovane vedova, considerata la più bella ragazza di Vienna e allora poco più che trentenne, incontra il pittore Oskar Kokoschka. Inizia una storia d’amore fatta di eros e sensualità, che sfocerà ben presto in una passione tanto sfrenata quanto tumultuosa. Viaggi, fughe, lettere, gelosie e possessività scandiscono i successivi due anni, durante i quali l’artista crea alcune fra le sue opere più importanti, su tutte La sposa del vento. Ma la giovane donna è irrequieta e interrompe brutalmente la relazione. Kokoschka parte per la guerra con la morte nel cuore. Al suo rientro in patria, traumatizzato dal conflitto e ancora ossessionato dall’amore perduto, decide di farsi confezionare una bambola al naturale con le fattezze dell’amata. Questa è la sua storia.



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La creatura del desiderio 2014-05-28 22:54:35 Tragolibri
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Tragolibri Opinione inserita da Tragolibri    29 Mag, 2014
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A.Camilleri, La Creatura del desiderio, Skira 2014

Chi sa che Oskar Kokoschka fece costruire una ‘bambola’ con le fattezze di Alma Mahler?
Lo sa Andrea Camilleri che sulla faccenda ha scritto un bel racconto dal titolo La creatura del desiderio, edito da Skira. Il titolo è accattivante, ma lo scrittore siciliano la dice ancora più lunga. Parte dal 412 a.c, citando Euripide che in una sua commedia dal titolo Elena, ispirata alla Palinodia del poeta Stesicoro, tratta della figura di Elena, universalmente ritenuta responsabile della guerra di Troia e definita da Eschilo “donna di facili costumi e rovina di uomini”. Giudizio contraddetto da Stesicoro che sostiene la moralità e fedeltà di Elena, aggiungendo che gli dei, commossi dalla preghiera della donna, a Troia mandarono una sua copia conforme, “così ben riuscita che nessuno poté accorgersi dell’avvenuta sostituzione”.
Non si creda che Camilleri irrigidisca il racconto con elucubrazioni intellettuali (cita Gogol, Tommaso Landolfi, d’Annunzio, autori che in un modo o nell’altro trattano il manichino), la sua prosa e le sue intenzioni sono tra le più controllate ed essenziali; nessun barocchismo ed enfasi nel trattare il problema del doppio, concetto tanto classico quanto complesso. Camilleri approfitta del termine bambola, usato modernamente per definire certe copie in plastica a grandezza naturale del prototipo femminile, per chiarire che si tratta di una denominazione generica e passivamente feticistica, in confronto della quale quella di simulacro implica venerazione, determinazione e abnegazione. A quanto si può dedurre bambola comporta sottomissione, mentre il simulacro per quanto effetto di fede, nel caso tipico raccontato da Camilleri, comporta un tale dispendio di energie creative da fare del doppio un unico che solo un artista del calibro di Kokoschka poteva concepire e attuare.
La storia prende avvio dall’intensa esperienza d’amore tra il pittore e Alma Mahler. Le vicende amorose della donna sono note e non si fermerà alla storia con Kokoschka: a dicciot’anni fu amante di Gustav Klint, in seguito sposerà Malher di cui rimarrà presto vedova, dopo e contemporaneamente al pittore amerà e sarà amata da personaggi come Gropius, Franz Werfel, Loos … L’aura dell’Arte sovrintende le brame amorose e sessuali della donna. Questo è un punto assodato. Ciò che interessa Camilleri è la straordinaria sistematicità con cui un artista definito “selvaggio” dai contemporanei, tanto ribelle e provocatorio, si dedichi alla costruzione di un doppio a grandezza naturale della perduta Alma. E’ lui a istruire metodicamente una artigiana sulle parti del corpo di Alma da imitare con materiali di volta in volta ritenuti idonei a rappresentare l’epidermide femminile. Le sue lettere alla esecutrice materiale del doppio sono integrate da disegni anatomici. E’ un lavoro che prosegue per mesi, radicalizzato in seguito dalla lucida follia di considerare il simulacro entità viva e dialettica, tanto da presentarlo in società e accreditarlo del linguaggio umano, anche se solo il creatore-adoratore può interloquire coll’idolo. Si legge tra le righe dello straordinario racconto di Camilleri l’allusione a una utopia che faccia dell’uomo-ossesso il creatore e controllore della propria ossessione, non già il dipendente e la vittima. Semmai di stregato c’è l’Amore: la dipendenza dalla volontà e dal sogno di essere autori dell’Amore e poter forgiare al massimo delle capacità inventive e discrezionali l’oggetto amoroso. Il merito di Camilleri è quello di non aver reso estetizzante il contesto, quanto di averlo incentrato sulla laboriosità umana di voler risalire l’altalenante irrazionalità dell’amore. Kokoschka si applica e lavora umilmente al progetto amoroso, con costanza giornaliera, ciò che di grandioso c’è, è l’implicita e irreversibile appartenenza all’Arte. Se Alma ama l’Arte, Kokoschka ama la Donna che ama l’Arte e in mancanza di lei non potrà che amare il doppio dell’Arte (il busto di Mahler a cui Alma non vuole rinunciare è opera d Rodin). E’ una sorta di destino circolare che può suonare pure come condanna: ridurre l’umano a sola finzione.

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A. Camilleri, "Dentro il labirinto", Skira, 2012.
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La creatura del desiderio 2014-03-10 18:02:00 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    10 Marzo, 2014
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Solo una bambola

E’ il primo Camilleri non Montalbano che leggo. La storia è di fatto un racconto su una reale passione amorosa di un uomo per una donna; passione che si spinge tanto in là da diventare una vera e propria ossessione amorosa, spinta ai limiti della follia. Perché questo uomo decide di costruire una bambola gonfiabile ad immagine e somiglianza di questa donna; vive con lei, esce con lei, la ama, la possiede ed alla fine arriva anche a distruggere proprio quel corpo che è stato così a lungo il suo pensiero ossessivo. Questa donna gli entra talmente tanto nel sangue che glielo avvelena. Beh, che dire? Lo stile è tutta un’altra cosa rispetto ai gialli di Montalbano ed il commissario…mi è mancato assai…

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La creatura del desiderio 2014-02-13 16:03:28 LuigiDeRosa
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    13 Febbraio, 2014
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Agalmatoflia

Agal...aggallato..."agalmatoflia", ecco, signor commissario è così che dicette a vossia! Ma che dici Catarella? A scanso di equivoci, in questo romanzo non sono presenti gli storici personaggi ideati da Andrea Camilleri,i poliziotti Montalbano e Catarella, ma non per questo l'interesse per questo nuovo scritto dello scrittore agrigentino deve venir meno, anzi la storia che narra a noi appassionati lettori è quantomeno affascinante, stavolta l'indagine segue i meandri oscuri dell'amore "malato" quello che diventa psicopatologia. Siamo alla fine della Prima Guerra Mondiale a Dresda dove vive Oskar Kokoshca insegnante presso l'Accademia delle Belle Arti.Grazie a Dio, per il vecchio artista sono diventati echi lontani gli scontri al fronte Orientale che l'hanno visto protagonista come soldato , così come sbiadito ricordo sembra essere il travolgente amore che l'ha tenuto legato anima e corpo alla bella Alma Mahler, vedova sensualissima del celebre compositore.
Solo un tenero ricordo? Alma, al contrario, è diventata un'ossessione per Oskar,ed è talmente avvinto al ricordo di quella donna che,disperato, decide di creare una bambola con le sue fattezze, un simulacro che gli possa permettere di continuare ad amarla e a stringerla fra le sue braccia come un tempo.
Decide così di commissionare la costruzione della bambola ad una artigiana conosciuta a Monaco,Hermine Moos. Dunque Hermine, sotto l'attenta guida di Oskar, riuscirà nel "miracolo" e
"Alma-Frankestein" tornerà a vivere, ma a questo punto della storia accadrà qualcosa di sorprendente.
Un romanzo intrigante che colpisce soprattutto perchè è basato su una storia realmente accaduta.

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