La città d'oro
Letteratura italiana
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Era meglio non scriverlo
La città d’oro, più che un giallo storico, è una spy story, ambientata nei primi anni del XVI secolo a Firenze, in diversi paesi europei e addirittura nel da poco scoperto Nuovo mondo. L’autore è Leonardo Gori, di cui ho giù letto e apprezzato Nero di maggio e Il passaggio; nello scrivere questo romanzo non doveva essere tuttavia al meglio delle sue capacità, perché ha creato una sorta di polpettone, con una vicenda intricata, spesso inutilmente, senza capo, né coda, e che alla lunga stanca il lettore che cerca di affrettarsi inutilmente per venire a capo di un mistero, la ricerca di un libro a cui tanti sono interessanti e in primis nientemeno che Nicolò Macchiavelli, che indubbiamente fu lo statista e saggista che ben sappiamo, ma che come dominus dei servizi segreto fiorentini appare poco credibile. E gli altri personaggi? Nemmeno questi sembrano veritieri, anzi sono degli stereotipi, peraltro senza che sia presente un seppure minimo approfondimento psicologico. Certo, con una produzione mondiale di questo genere assai vasta, è difficile inventare qualcosa di nuovo e che sia anche logico, ma nel caso di questo libro non ho trovato niente di originale e nemmeno un filo razionale che possa, pur nella complessità dell’intreccio, essere motivo per appassionare il lettore; detto francamente, dopo un inizio promettente in una Firenze notturna piegata da un morbo misterioso, il romanzo svapora pagina dopo pagina, tanto che a un certo punto sono stato costretto a interrompere la lettura e a non riprenderla più.
Senza voler infierire sull’autore mi auguro - e gli auguro - che si tratti solo di un infortunio nel suo percorso letterario e questo mio giudizio così stroncante mi risulta sia condiviso da molti altri, abituati a un Leonardo Gori che con i romanzi che vedono protagonista il capitano dei Reali Carabinieri Bruno Arcieri ha saputo farsi notare e stimare per l’indubbia capacità di ideare una trama avvincente in un contesto storico e ambientale esposto splendidamente.