La città d'oro La città d'oro

La città d'oro

Letteratura italiana

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1508, anno del Signore. Nella Firenze prostrata da un morbo misterioso che falcia vittime e non concede tregua, quale segreto custodiscono Niccolò Machiavelli e il suo misterioso visitatore notturno? Fin dove può portare la fatale attrazione fra un uomo e una donna, avversari e amanti in una missione impossibile per conto della Repubblica? E ancora, cosa si nasconde nell’inesplorato Mondo Nuovo, oltre il mondo allora conosciuto? La Città d’Oro è un romanzo a tante facce: una storia di avventura, un intrigo internazionale, la caccia a un tesoro remoto e senza prezzo, da Firenze a Siviglia e alle Indie occidentali. Una struggente storia d’amore fra chi pensava di aver consumato il cuore e per caso riscopre la passione e il fuoco dei sensi. Fino a una sorpresa sconvolgente, nell’alba livida della Firenze rinascimentale, che ricuce tutti i fili della narrazione.



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La città d'oro 2015-11-23 06:39:21 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    23 Novembre, 2015
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Era meglio non scriverlo

La città d’oro, più che un giallo storico, è una spy story, ambientata nei primi anni del XVI secolo a Firenze, in diversi paesi europei e addirittura nel da poco scoperto Nuovo mondo. L’autore è Leonardo Gori, di cui ho giù letto e apprezzato Nero di maggio e Il passaggio; nello scrivere questo romanzo non doveva essere tuttavia al meglio delle sue capacità, perché ha creato una sorta di polpettone, con una vicenda intricata, spesso inutilmente, senza capo, né coda, e che alla lunga stanca il lettore che cerca di affrettarsi inutilmente per venire a capo di un mistero, la ricerca di un libro a cui tanti sono interessanti e in primis nientemeno che Nicolò Macchiavelli, che indubbiamente fu lo statista e saggista che ben sappiamo, ma che come dominus dei servizi segreto fiorentini appare poco credibile. E gli altri personaggi? Nemmeno questi sembrano veritieri, anzi sono degli stereotipi, peraltro senza che sia presente un seppure minimo approfondimento psicologico. Certo, con una produzione mondiale di questo genere assai vasta, è difficile inventare qualcosa di nuovo e che sia anche logico, ma nel caso di questo libro non ho trovato niente di originale e nemmeno un filo razionale che possa, pur nella complessità dell’intreccio, essere motivo per appassionare il lettore; detto francamente, dopo un inizio promettente in una Firenze notturna piegata da un morbo misterioso, il romanzo svapora pagina dopo pagina, tanto che a un certo punto sono stato costretto a interrompere la lettura e a non riprenderla più.
Senza voler infierire sull’autore mi auguro - e gli auguro - che si tratti solo di un infortunio nel suo percorso letterario e questo mio giudizio così stroncante mi risulta sia condiviso da molti altri, abituati a un Leonardo Gori che con i romanzi che vedono protagonista il capitano dei Reali Carabinieri Bruno Arcieri ha saputo farsi notare e stimare per l’indubbia capacità di ideare una trama avvincente in un contesto storico e ambientale esposto splendidamente.

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