La cercatrice di corallo
Letteratura italiana
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Il rosso e il nero
Rosso è il prezioso sangue di pietra che abita gli abissi del mare. Rosso il sole all’alba, foriero di nuove speranze. Rosso il cuore di Regina, che martella nel petto mentre la giovane cercatrice di corallo sussurra la propria promessa d’amore.
Nera è la terra arida e polverosa. Nera la notte, misteriosa e segreta. Nera l’anima di Dolores, in cui fermentano odio e rancore. Dal giorno in cui, piegata dal bisogno e dalla fame, implorò l’aiuto del cugino Fortunato ricevendo un amarissimo rifiuto. Il giorno in cui marchiò col fuoco la propria promessa di vendetta.
Sardegna è terra di leggende e tradizioni, di acque cristalline e grotte oscure, di colori vividi e sentimenti intensi. Vanessa Roggeri ci racconta ancora una volta la sua terra animandola di passioni contrapposte che prendono le sembianze di due protagoniste femminili forti, determinate e coraggiose, legate da unico destino. Il desiderio di rivalsa di Dolores si traduce infatti in un piano diabolico: punire il cugino colpendo la sua amata figlia Regina. Colpirla per mano del proprio stesso figlio. I due giovani invece si innamoreranno, ma riuscirà quel sentimento a salvarsi dalla rabbia e dal livore familiare?
È abile Vanessa Roggeri ad imbastire storie senza tempo, sospese in una dimensione a cavallo tra sogno e realtà, in cui la magia di miti e credenze popolari si fonde con il fascino di un’epoca lontana, quella del primo Novecento, di povertà e marinai dal volto cotto al sole, di miniere di guano e coralline che solcano il mare. Con una scrittura evocativa e finemente ricercata, la Sardegna rivive nelle pagine con i suoi paesaggi e le sue emozioni.
Pur riconoscendo l'indubbia capacità narrativa dell'autrice, rimane tuttavia una fastidiosa sensazione di deja vu. La trama non brilla certo per originalità, tra amori tormentati e faide famigliari di shakespeariana memoria, e non basta, a mio avviso, la suggestiva ambientazione per salvare il romanzo da una certa prevedibilità e stanchezza. Dal punto di vista dell’intreccio ho sicuramente preferito “Fiore di fulmine”; ciò non toglie che la scrittrice sarda sia una penna da tenere d’occhio, da tornare a leggere con interesse.
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Un amore contestato e ostacolato
Ho trovato “La cercatrice di corallo” lento, con personaggi non ben caratterizzati ed uno stile che, invece di agevolare il lettore nella lettura, lo confonde, portando soltanto a perdersi tra le righe, cercando di comprendere di quale personaggio sia il punto di vista.
L’autrice si perde troppo spesso nel narrare prima di uno e poi di un altro facendo sì che tutto il romanzo perda di ritmo e caratterizzazione.
Anche ciò che contraddistingueva gli scritti della Roggeri viene meno. Non c’è quel clima di favola che fa soprassedere il lettore dai cambi repentini di punti di vista.
È un gran peccato perché se il romanzo fosse stato meglio strutturato, avrebbe potuto dare molto di più.
Invidie e vendette fanno parte del romanzo, i protagonisti dovranno cercare di combattere chi li ostacola, di non dare ascolto agli altri ma soltanto al proprio cuore.
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Achille e Regina
Sardegna, 1918. Dolores Sitti, rimasta vedova, pur di consentire ai suoi numerosi figli di sopravvivere decide di mettere da parte ogni forma di orgoglio e di recarsi dal cugino del marito Fortunato per ottenere un aiuto economico. Il tentativo si dimostra fallace, troppi sono i rancori legati ai beni terreni che vincolano i due nuclei familiari, vivido è ancora l’astio che acceca i parenti. Questo incontro, che da un lato rappresenterà il consolidarsi dell’odio nella madre di famiglia, dall’altro siglerà quello tra Achille, figlio di quest’ultima, e di Regina, figlia “bastarda” e prediletta dello zio cercatore di coralli. Una pagnotta, del formaggio, un semplice gesto di affetto da parte della bambina, al contrario, si incastoneranno immancabilmente il cuore del giovane uomo.
Per fortuna la malasorte che ha colpito la vedova ha vita breve; nelle terre ereditate dal de cuius viene riscoperto un cospicuo giacimento di guano, un ottimo concime ricco di azoto risultato delle feci di pipistrello, che porterà lucro e prosperità agli orfani di padre e alla loro madre.
La vendetta è un piatto che va servito freddo, e questo Dolores lo sa molto bene. Sono ormai trascorsi dieci anni dall’infausto giorno in cui Fortunato ha rifiutato il suo aiuto ai nipoti e ora è venuto il momento di prendersi quanto è dovuto. Achille, l’erede più amato, sarà colui che dovrà rendersi autore dell’avvenuta rivincita.
Eppure dal rincontrarsi dei due giovani non può che nascere amore. Un amore che si ciba della purezza d’animo, dell’innocenza, del desiderio. La vendetta viene rifiutata da questi due moderni Romeo e Giulietta che fanno del loro sentimento il più forte degli alleati.
Tratti salienti dell’opera sono senza ombra di dubbio l’alternarsi del successo e dell’insuccesso dall’uno all’latro nucleo familiare (così da ricordare a chi legge che la ruota gira per tutti e che nella vita le soddisfazioni e i benefici arrivano in uno scambiarsi costante con le difficoltà tanto che il male fatto prima o poi ritorna) nonché i miti e le leggende.
Non solo. L’elaborato è intriso di odori, di sapori. Nello scorrere dello stesso l’avventuriero percepisce vividamente quelle che sono le ambientazioni, rivive nelle narici il sale, percepisce con il tatto il granulio della sabbia, immagina davanti a sé l’azzurro del mare, il suo essere in tempesta, il suo essere calmo. La Roggeri riesce, infatti, con la sua penna chiara e precisa, a trasportare il conoscitore in tempi e luoghi che sanno di magia, rendendo così tangibile il suo componimento. Quest’ultimo passa dall’amare all’odiare Dolores, al tifare per i due giovani, al soffrire per la loro separazione allo sperare per quel tanto agognato epilogo.
Uniche due pecche dello scritto sono l’eccessiva lentezza della parte iniziale, necessaria, ma che poteva comunque rendere lo stesso risultato con qualche taglio in più e un ricordare eccessivo del tanto amato “Romeo e Giulietta” Shakespeariano.
Affascinante, godibilissimo, intenso. Difficile staccarsene.
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"Giulietta e Romeo" sardi
Il corallo è certamente un grande primo attore nella narrazione del libro di Vanessa Roggeri, La cercatrice di corallo, che giunge in libreria dopo Il cuore selvatico del ginepro e Fiore di fulmine. Il libro segna il ritorno in auge dell’autrice che con le sue storie di passioni, ambientate in una Sardegna antica e atavica, magica e misteriosa ha emozionato molti lettori.
Due sono gli argomenti precisi tratti con sapienza letteraria e storica: la pesca del corallo e della sua fortuna in Sardegna, e l’estrazione del guano, attività forse meno nota.
“Considerato un ottimo concime ricco di azoto, il guano di pipistrello è stato scoperto in almeno sette grotte sarde, ma è stato estratto con un ingegnoso sistema meccanico solo dalla grotta di Ulari (Borutta) e commercializzato a livello nazionale fino agli anni Venti. Il caso sardo rappresenta un unicum in Italia, per quell’epoca un’eccellenza in tutta Europa. Ancora oggi la grotta di Ulari accoglie una colonia di pipistrelli composta da cinque specie e migliaia di esemplari rigorosamente tutelati e protetti.”
La storia, ivi narrata, copre un arco temporale molto ampio, che va dal 1919 al 1931, in una Sardegna dal sapore antico. E’ la storia d’amore tra Achille e Regina, figlia del mare. I due si incontrano per la prima volta da bambini, in circostanze tragiche: la madre di Achille, Dolores, rimasta vedova con tanti figli a carico, è in cerca di un aiuto economico. Respinte le sue richieste disperate in nome di un antico odio e rancore che affondano le radici in un passato vetusto, a Dolores non resta che maledire il cugino e tutta la sua famiglia. Ma la scoperta della possibilità di estrarre il guano in una grotta di sua proprietà cambia le sorti della sua famiglia. Così come la dinastia di Dolores si arricchisce, così quella di Fortunato, cugino della stessa e padre di Regina, subisce un declino inesorabile. Ma la sete di vendetta e i rancori non si placano mai, e si riversano tragicamente anche sulla bella storia d’amore tra Achille e Regina.
Un tratto caratteristico di tutto il romanzo è il passaggio continuo del successo all’insuccesso, e viceversa, che si riflette nei personaggi di questa storia, tanto negli uomini come nelle donne, che sono tutte dal forte temperamento, coraggiose, caparbie, pronte a mettersi in gioco per tutto e in tutto. Un racconto che affonda nelle sue radici anche nei miti del passato, come nel mito di Medusa, per cui:
“E’ stato il grande Ovidio a narrare la leggenda di Perseo, l’eroe che tagliò la testa di Medusa per offrirla alla dea Atena. Devi sapere che Medusa era un mostro con un corpo di donna e serpenti al posto dei capelli. Il suo sguardo era capace di pietrificare qualunque essere vivente! (…) Perseo fu l’unico a riuscire nell’impresa leggendaria di sconfiggere il mostro Medusa. Le tagliò la testa e la poggiò su un letto di rametti d’alghe; il sangue del mostro, ancora pieno della sua forza malefica, bagnò i ramoscelli tingendoli di rosso e pietrificandoli all’istante. Allora le creature fatate del mare presero i semi dei ramoscelli pietrificati e li gettarono in acqua per farli moltiplicare. E’ così che è nato il corallo.”.
Una lettura affascinante per una storia narrata con una prosa semplice, vivace e frizzante. Una sorta un po’ di “Giulietta e Romeo” sardi, del tempo passato; molto avvincente e precisa, anche da un punto di vista strettamente storico. Un costrutto narrativo denso e preciso per una bella storia d’amore.