L'ultima legione
Letteratura italiana
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La fine di un Impero
L'ultima legione di Manfredi è sicuramente è uno dei suoi libri più famosi e meglio riusciti. Lo testimoniano tra l'altro le tante traduzioni che ne sono state fatte all'estero e la sua (non molto fortunata) trasposizione cinematografica.
Questa volta Manfredi ha voluto confrontarsi con un periodo storico assai delicato e molto dibattuto sui libri di storia: il passaggio dalla caduta dell'Impero Romano Occidente ai regni barbarici sulla nostra Penisola, che segneranno più tardi l'inizio dell'Alto Medioevo. Si tratta di un'epoca storica di grande importanza per lo sviluppo dell'Occidente, ma molto spesso viene sottovalutata o ignorata del tutto. Ed è per questo che lo sforzo compiuto da Manfredi merita grande attenzione.
La storia dell'ufficiale dell'esercito romano Aureliano si intreccia con quella dell'ultimo imperatore romano Romolo Augustolo, il quale, insieme ai due veterani Batiato e Vatreno, tenteranno di raggiungere la salvezza sfuggendo alle orde dei barbari che hanno invaso e distrutto l'Italia. L'impresa si rivelerà più ardua del previsto e infinite insidie dovranno affrontare i nostri quattro protagonisti. Tutto questo mentre il mondo vecchio, che sembrava forte e immortale, piano piano si spegne, si eclissa, lasciando l'Europa e tutto l'Occidente in mano al caos e alla distruzione. La Città Eterna sembra esalare il suo ultimo respiro. Il sogno dell'Impero Romano sembra finire per sempre. Ma è proprio in questo momento che un nuovo mito, una nuova Storia da raccontare, si affaccia all'orizzonte...
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Il passaggio dall'impero romano al ciclo bretone
Ho fra le mani un meraviglioso romanzo storico, eccellente precursore della letteratura bretoniana. Ebbene sì, Manfredi ha deciso che la decadente civiltà latina debba lasciare il posto al mondo medievale caratterizzato dall'eroismo cavalleresco.
Davvero azzeccato l'aneddoto con cui l'autore modenese scriva i titoli di coda del maestoso Impero Romano, in modo da introdurre così anche una delle leggende più appassionanti di sempre: quella di Re Artù.
La trama è spettacolare, ricca di colpi di scena (finale incluso) e oltremodo cruenta. Il punto di forza è la presentazione esauriente e dettagliata dei personaggi, con stile fluido, linguaggio tecnico e ambienti che diventano "parte attiva" dell'intreccio.
Forse l'unico, piccolo, neo è dato dall'eccessivo formalismo con cui l'autore lascia esprimere i protagonisti attraverso il discorso indiretto libero.
Un'opera che "si è fatta strada" sia dal punto di vista figurativo che prettamente storico.
Da leggere.
La fine che stravolge
476. E' l'anno simbolico che si attribuisce alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, nel quale Odoacre, re degli Eruli depone l'ultimo imperatore romano, il tredicenne Romolo Augustolo.
E' durante un banchetto a Ravenna organizzato per il quarto mese di governo del figlio come imperatore, che Oreste, capo militare romano confida alla moglie che non tutto è perduto: egli stesso ha infatti disposto l'organizzazione di una legione che rimanga per sempre fedele all'imperatore, la NOVA INVICTA. Quest'ultima, in realtà, si disperderà, ma un piccolo gruppo di uomini valorosi riuscirà in seguito a liberare l'imperatore da Capri, isola in cui viene confinato dopo la morte dei genitori, sotto il diretto comando di Wulfila, luogotenente di Odoacre. Tuttavia, dopo la liberazione, non sarà facile il seguito della vicenda.
Con l'avvincente penna di Valerio Massimo Manfredi si entra nella Storia (anche se poi finisce per diventare sottilissima la linea tra storia e fantasia). Lo stile fluido e raffinato, le descrizioni dettagliate dello stile di vita degli ultimi Romani, e dell'inquadratura storica della nascita degli imperi romano-barbarici rendono questo libro un'importante occasione di divulgazione su un mondo volto ormai al suo epilogo.
P.S. : il finale è sorprendente!! :D
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buono
Il libro inizia abbastanza bene, è scorrevole e avvincente. Soprattutto nelle descrizioni delle battaglie si ha la sensazione di sentire e vedere tutto come se ci si trovasse li in mezzo al fragore degli scudi ed al clangore delle spade. Poi però il ritmo si perde, la lettura diventa un po' pesante e la scorrevolezza diminuisce. Il finale è interessante, inaspettato e, se ci si pensa, non del tutto romanzesco. Apprezzabile comunque, in tutto il libro, la particolare cura che l'autore ha verso la Storia, quella reale. Non esistono grandi strafalcioni narrativi: usi e costumi, parole e personaggi, sono narrati alla maniera storica, e si vede.