L'architettrice
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
Qualunque artista sogna di cambiare il mondo
Qualunque artista sogna di cambiare il mondo, di migliorare la vita e l’anima degli altri, con le proprie opere. E io, a modo mio, l’avevo fatto”.
Plautilla Briccia, figlia dell’eclettico ed inquieto Giano Materassaio, racconta la sua vita in prima persona, dai primi ricordi dell’infanzia agli ultimi momenti . Un testamento di forza, di coraggio, di passione per l’arte e di desiderio di riscatto sociale. Ultimo lavoro di Melania Mazzucco, una scrittrice italiana tra le più amate ed apprezzate (oltre che pluripremiate) che torna al suo cavallo di battaglia : il romanzo storico.
Dal concepimento alla stesura di questo romanzo la scrittrice ha speso più di un decennio di ricerca in vari archivi e biblioteche. Sul sito Einaudi la Mazzucco ha reso disponibile un fascicolo di 27 pagine di bibliografia dei luoghi, delle persone, delle opere citate, per gli scrittori e gli studiosi che vorranno avvalersene per approfondimenti, poiché tutti i personaggi, anche quelli minori, sono realmente esistiti.
Il libro è abbastanza voluminoso, ma la lettura è veramente godibile ed interessante la trama. È uno di quei romanzi che fanno compagnia e che dispiace terminare.
La narrazione si snoda in un doppio filo temporale: quello principale e più ampio che comprende le vicende di Plautilla dal 1624 al 1678 e quello più piccolo degli “intermezzi” (così chiamati nel libro) posti alla fine di ogni capitolo che narrano gli eventi dell’estate della Repubblica romana del 1849, con Garibaldi che, dopo essere passato per porta San Giovanni era volto all’inseguimento delle truppe dell’esercito napoletano. I capitoletti “lampo” degli intermezzi hanno la loro ragion d’essere nella presenza dell’ imponente Villa Benedetta, la grande Villa, il sogno di Plautilla chiamata dai soldati che lì si rifugeranno, il Vascello, per via della sua forma ad imbarcazione. Potete ammirare la Villa e le opere di Plautilla Briccia negli inserti illustrati del libro, che rendono prezioso il volume, graficamente ben curato.
Un’opera di grande respiro, sia per la ricchezza di personaggi in cui si imbatterà Plautilla, sia per la poderosa ricostruzione storica. La rigorosità è protagonista insieme all’architettrice: personaggi calati perfettamente nell’epoca e nel contesto di una Roma barocca del Seicento, l’epoca dell’arte fastosa e capziosa, l’epoca in cui la Chiesa cattolica rispose alla “sfida” della riforma luterana costruendo chiese e cattedrali maestose e imponenti, per riconquistare i suoi fedeli catturandoli col piacere delle immagini e dei racconti visivi. Un terreno narrativo fertile per raccontare di intrighi, di miserie, della quotidianità della morte, di bigotteria e di libertinaggio, di pittori “posseduti dal colore” come Pietro da Cortona e il Bernini che dominano la scena artistica e culturale della Roma di quel secolo.
È questo il contesto in cui vive la nostra “architettrice”, la nostra Plautilla. Educata dal padre, uno scrittore di libelli molto amati dal popolo, snobbato dagli ambienti aristocratici, la protagonista non solo riuscirà ad uscire dall’umile ruolo di decoratrice di arredi, ma, grazie all’aiuto di Elpidio Benedetti, giovane abate al seguito del famoso cardinale Mazzarino, si farà strada tra le famiglie più importanti di Roma dipingendo quadri a tema religioso fino a realizzare il suo sogno più grande :
“Diventare architetto, (...) trasformare un disegno in pietra, un pensiero in qualcosa di solido, perenne. Tirar su una casa. Scegliere le tegole del tetto e il mattonato del pavimento. Immaginare facciate, cornicioni, architravi, logge, scale, frontoni, prospettive, giardini. Per quanto ne sapevo, una donna non l’aveva mai fatto. Non esisteva nemmeno una parola per definirla”.
Ma come in tutte le grandi cose, c’è un prezzo alto da pagare, un sacrificio grande e, per una donna, un percorso ancora più difficile e doloroso. “L’arte non si concilia col fardello del matrimonio” le aveva detto suo padre e lei non potrà mai scoprire la gioia di essere amata nel senso pieno del termine, di avere tra le braccia un figlio, carne della propria carne, che non sia uno dei figli della sorella Albina, morta dopo il settimo parto. La Mazzucco ha una penna versatile e scorrevole che sa descrivere anche le scene più crude e dolorose, i particolari più cruenti e realistici di un mondo dove la morte faceva parte della quotidianità delle famiglie, dove i bambini che riuscivano a superare i cinque anni di età potevano sperare di diventare adulti, dove le donne invecchiavano a trent’anni per i troppi parti, tenute lontane dal mondo della cultura perché considerate inferiori all’uomo intellettivamente. La storia di Plautilla, riesumata dalla polvere dei secoli, ci viene restituita in tutta la sua straordinarietà dalla penna di Melania Mazzucco insieme ai colori ed ai fasti dei personaggi che hanno fatto la storia di Roma e dell’arte barocca.
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UNA DONNA DI NOME PLAUTILLA
Nuova linfa per nutrire i cultori del romanzo storico, grazie alla penna di Melania Mazzucco che con questo testo ritorna ad un genere letterario a lei congeniale.
“L'architettrice” è un lavoro pienamente riuscito nel costrutto narrativo, nella ricostruzione puntuale e vivida del periodo storico rappresentato e nella galleria dei volti dipinti.
Pagine pregne di colore ci accompagnano per la strade di Roma e dentro i focolari domestici, prendendo le mosse dalla storia di una donna “anomala” per il tempo in cui visse.
Siamo nel 1600, lei è Plautilla Bricci, bimba curiosa e attratta come una calamita dai disegni che vede sul tavolo dal padre tra le povere mura abitate dalla famiglia, dalle storie che lui le narra e di cui lei si ciba anno dopo anno, fino ad essere investita di un ruolo eccezionale, divenire unica erede del sapere tramandato dal vecchio genitore.
Un'eredità fuori dagli schemi per l'epoca, un percorso di crescita culturale impensabile per una donna, un esempio di vittoria sul pregiudizio, un'ascesa memorabile nel campo artistico.
Un romanzo godibile per il flusso narrativo rapido e per la caratterizzazione dei personaggi che forano le pagine con il loro carico di pene e speranze, per la tensione emotiva sviluppata che lega a doppio filo il lettore alla narrazione.
Un testo prezioso per ricordare e approfondire un pezzo di Storia del nostro paese, per celebrare il percorso umano prima che artistico di una donna caparbia e tenace che ha dedicato l'esistenza alla passione per il sapere e per l'arte.
Un bel viaggio nel tempo a ritroso di secoli, accompagnati da una delle penne più esperte nell'odierno panorama letterario.
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Volti di donne della storia
Se c’è una caratteristica che contraddistingue sempre e immancabilmente Melania Gaia Mazzucco è la profonda intensità, mixata al grande lavoro di ricerca, che caratterizza ogni sua fatica.
Siamo nel 1600, Plautilla Briccio, una giovane forse non dotata di una particolare grazia e di una conturbante bellezza, è la figlia di Gionanni Briccio, a sua volta figlio di materassaio. Tuttavia, ella è dotata di un grande spirito di osservazione, occhi attenti e una curiosità innata che fanno la differenza. Ha un carattere forte, determinato ma ha anche un naturale spirito di apprendimento; assorbe le conoscenze del padre, le fa proprie, le custodisce. Accetta, cioè, di essere avviata all’arte della pittura, alla scienza, all’architettura. Come spesso accade resta vincolata al nome di famiglia, un nome, nel suo caso, di umili origini, circostanza che se sommata all’esser donna, la penalizza non poco. Sarà proprio questa sua indole combattiva a permetterle di arrivare ad essere la prima architettrice di Roma.
Quello che ci viene rappresentato dall’autrice è il volto di una donna moderna intrappolata negli schemi e nei dogmi del tempo passato, una donna che non si arrende di fronte alle avversità. È il volto del sacrificio, è il volto di un personaggio che ha faticato a trovare posto nella storia a causa della propria natura di donna e a causa delle proprie modeste origini. Ancora più complesso, se ci pensiamo bene, è stato raggiungere un traguardo così ambito in una fase storica all’interno della quale al gentil sesso non era riconosciuta o semplicemente contemplata alcuna forma di parità al genere maschile. Attorno al suo volto oscilla un caleidoscopio di personaggi che per mezzo della loro voce parlano di tematiche a noi vicine quali la possibilità di un riscatto, il desiderio di un futuro diverso e costruibile ove impedimenti e razzismi, ostacoli precostituiti e schemi mentali rigidi, sono assenti.
Un romanzo forte, stratificato, intenso. Un elaborato che riporta alla luce un personaggio storico caduto nell’oblio, un elaborato la cui vera forza è la narrazione. Nonostante, infatti, le oltre 568 pagine, lo scritto è caratterizzato da una penna fluida, rapida, precisa ma anche accattivante. Un componimento che è un piacere, un arricchimento e un approfondimento leggere.
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L’alfa contiene il suo omega e la fine è l’inizio.
Un grande libro d’amore. D’amore per la vita, amore per l’arte, amore per Roma. Amore che è sacrificio, rinuncia, separazione, ma anche speranza che ciò che crea il genio dell’uomo possa vivere nei secoli. È in questa prospettiva che la Mazzucco ci racconta la vita di Plautilla, figlia del plebeo Giovanni Briccio, materassaio dotato di ingegno - amante della poesia e della musica - legandola indissolubilmente alla storia della sua più geniale creazione da architettrice, la villa conosciuta come Il Vascello. Fu questo il luogo che più di ogni altro, raccolse e rappresentò le aspirazioni e i desideri di Plautilla, così come il suo amore mai pienamente realizzato per l’abate Elpidio Benedetti. Una figura di donna moderna, prigioniera del suo tempo e tuttavia determinata a lottare per ciò in cui più credeva, per l’arte tramandatale dal padre attraverso quel simbolico dente di balena spiaggiata: “Non ci sono balene nel mare nostro, Plautilla, disse mio padre, meditativo. Ma non vuol dire che non esistano. Per questo mi è caro il dente e lo terrò sempre con me. È una promessa, capisci? Le cose che non conosciamo esistono da qualche parte. E noi dobbiamo cercarle, o crearle.” Qui dunque ha inizio il destino di Plautilla. Qui è la sua alfa. E la sua alfa contiene già il suo omega, come ogni nascita contiene già la sua fine. La passione di Plautilla per l’arte la porta a dipingere opere ancora esistenti e seguire il percorso della sua vita significa conoscere la storia della Roma barocca, incontrare Bernini, Pietro da Cortona, conoscere l’opera di Giulio Romano o del Guercino, significa entrare nelle più belle ville romane, godere dell’armoniosa struttura delle loro mura, dell’armonia dei giardini con i loro profumi, rimanere incantati dai decori, gli stucchi i soffitti istoriati. Il Vascello, la villa voluta da Elpidio e Plautilla, fu la più grande creazione di questa donna che sfidò i tempi, rinunciando a ciò che per la consuetudine dell’epoca le era destinato, un marito e dei figli. Plautilla trasgredisce ad ogni schema, ad ogni regola. È una donna moderna, più moderna di tante donne dei nostri giorni. E ciò soprattutto per amore dell’arte e poi per amore di Elpidio che non avrebbe mai potuto sposare. L’entusiasmo e il sacrificio che aveva dedicato alla creazione del Vascello conteneva in sé certamente la speranza che l’opera d’arte potesse sopravvivere ai secoli. La stoltezza umana, la violenza, il desiderio di potere, troppo spesso travolgono e distruggono anche ciò che di unico ha creato l’uomo. Questo fu il destino del Vascello, della cui fine la Mazzucco ci racconta nei capitoli di “intermezzo” ambientati nei giorni degli scontri con i francesi, nel 1848, risoluti a restituire al Papa quel potere che la Repubblica romana gli aveva sottratto. È il primo intermezzo che ci mostra le rovine del Vascello come le aveva riprese il fotografo Lecchi, negli altri la battaglia viene seguita attraverso il personaggio di Leone. Vi sono dunque due piani di narrazione nel romanzo, strettamente legati. Uno ci racconta la nascita dell’opera d’arte, l’altro la sua fine, uno il genio dell’essere umano, l’altro la sua stoltezza.