L'amante del doge
Letteratura italiana
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Sì per la ricostruzione storica, ma non mi convinc
Carla Maria Russo per la ricostruzione storica è una garanzia. È il terzo libro dell’autrice che leggo e premetto sin da subito che, per quanto riguarda il personaggio femminile, non è all’altezza dell’”Acquaiola”: manca quella caratterizzazione, quella drammaticità e quella credibilità.
Protagonista è Caterina Dolfin, storicamente esistita come poetessa e che aveva sposato, suscitando scandalo all’epoca, l’ambasciatore e poi procuratore della Serenissima, Andrea Tron. Prima del matrimonio con Caterina, Andrea era il super favorito dal popolo e dall’aristocrazia per la carica di Doge della Repubblica di Venezia, ma non venne eletto proprio perché, come viene ben spiegato nel romanzo, era inconcepibile che un uomo tanto influente elevasse al rango di consorte una donna di facili costumi, una arrampicatrice sociale che era riuscita a far annullare il suo precedente matrimonio con Marcantonio Tiepolo, che non aveva mai amato.
Caterina non è soltanto bella, bionda dagli occhi di un azzurro pervinca, ma è colta, conosce il francese, è intelligente: il padre le aveva fatto leggere le opere d’oltralpe, i principali scritti dell’illuminismo francese. La madre, Donata Salamon, diversa dal marito Giovanni non soltanto per intelligenza e cultura, ma anche per il carattere, mal tollerava che la figlia venisse istruita dal padre sulle opere peccaminose, pericolose che le avrebbero impedito non solo di prendere marito, ma che avrebbero istillato in lei quella ribellione, quella passione che ben conosceva nel marito, che considerava un dongiovanni e uno scapestrato.
Quando Caterina conosce per puro caso il futuro doge Andrea Tron, lei aveva perso il padre da pochi mesi e la madre si era affrettata a farle sposare Marcantonio Tiepolo.
Avrei chiuso il libro, se non fosse stata per l’interessante ricostruzione storica e anche per l’avvincente narrazione tipica della Russo, perché questa prima parte mi ha fatto pensare ad un romanzo rosa, con classico motivo della fanciulla bella, istruita, ma povera che incontra l’uomo fatale, sciupafemmine, ricco, di successo, che le fa vivere una favola. Difficoltà, equivoci, invidie che li separano nella parte centrale della narrazione con chiusura a lieto fine. Avevo già capito la piega che stava prendendo la storia. E invece…scopritelo voi. Certamente,se andate su Wikipedia, troverete tutta la storia della Dolfin e vi toglierete il piacere di leggere questo libro. E’ la storia vera, poco conosciuta, di una donna di grande cultura, di una poetessa italiana, inserita in un contesto storico degno di essere letto: la grandezza di Venezia prima del Trattato di Campoformio (1797), le belle descrizioni dei luoghi, dei monumenti, tratteggiati con pochi tratti, l’inserimento di personaggi e di intellettuali italiani che conobbero davvero di persona la celebre dama.
È un libro che fa piacere leggere per la ricostruzione storica e la narrazione affabulatrice della Russo, ma non per la caratterizzazione dell’eroina e degli altri personaggi, che mi sono parsi tutti un pò scialbi.
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