L'acquaiola
Letteratura italiana
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Sotto il peso dell'acqua
Maria nasce con un destino già segnato, quello della povertà e della fatica.
Un'adolescenza sconosciuta, una vita scandita da lavori gravosi più adatti alle caratteristiche fisiche di un uomo che ad una giovane donna.
Braccia forti e mani ricoperte da cicatrici, piedi che macinano chilometri con il gelo invernale e con l'afa estiva per rifornire di acqua la casa dei benestanti del paese.
Tanta solitudine la circonda, un vuoto esteriore ed interiore che difficilmente si potrà colmare.
Una durezza fisica di cui la protagonista andrà fiera per tutta la vita, nonostante le costi un profondo isolamento.
Uno spaccato regionale da collocare nella zona irpina, fatto di piccoli centri arroccati in zone impervie e mal collegate con le grandi città, un arco temporale che copre la fine dell'Ottocento e si protrae nei decenni del secolo successivo.
Una galleria di volti ben delineati e collocati in maniera appropriata nel contesto storico- sociale descritto, una netta divisione tra proprietari agricoli e braccianti, una cesura totale tra il destino riservato agli uomini e alle donne.
Le bocche da sfamare sono un peso in ogni focolare domestico, bisogna assegnare a ciascun figlio un mestiere, un futuro, una strada che lo porti ad essere autonomo per non gravare sulla famiglia.
Per le femmine di casa, il matrimonio combinato è una legge sociale e culturale cui non ci si può sottrarre; questo tema ha un peso notevole nell'economia del romanzo, vissuto come vessazione e molto spesso causa di dolori e disgrazie per la maggior parte delle donne che ne popolano le pagine.
Una storia intensa, emozionale, intrisa di mestizia, dominata da sentimenti forti quali odio, rabbia e dolore. Eppure quando i protagonisti sembrano essere schiacciati dalle consuetudini e dalle ingiustizie, la forza di volontà e di riscatto riaccende la luce della speranza.
Un testo poco pubblicizzato e di conseguenza poco conosciuto ma che merita di essere letto.
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La vita è dura, prima lo capisci e meglio è
L’acquaiola” di Carla Maria Russo , candidata allo Strega 2019, è un romanzo avvincente, scritto con una prosa lineare e asciutta, fondato sui valori del sacrificio, della lotta alla sopravvivenza e, di quello ormai dimenticato, dello spirito collettivo di solidarietà, tipico delle piccole realtà rurali.
La vita di Maria l’acquaiola, protagonista indiscussa del romanzo, è segnata dal lavoro duro fin dall’adolescenza, quando, per provvedere al mantenimento di se stessa e del padre malato, trasporta acqua presso la casa della famiglia di Don Francesco, un andirivieni continuo e faticoso, di solito affidato agli uomini, dalla sorgente alla ricca famiglia, più volte al giorno e sotto il sole cocente e le intemperie senza chinare mai il capo.
“L’acqua da prendere alla fonte ogni giorno dell’anno, più volte al giorno, con qualunque tempo: il sole di agosto, mentre il sudore scorre a rivoli e la polvere della strada toglie il respiro, la pioggia di ottobre, col fango che appesantisce gli scarponi e lega le gambe, la neve e il gelo dell’inverno, quando l’asino va tenuto con forza perché a ogni passo rischia di scivolare e il freddo spacca le mani fino a farle sanguinare”.
Il carattere volitivo di Maria, il suo spirito di indipendenza, nonché la sua povertà - ma non la sua bellezza- la rendono poco appetibile ai fini del matrimonio. “Gli uomini la ammirano ma temono di non riuscire a dominare una donna così. E che figura ci fa, un uomo, se non riesce a comandare la moglie?”.
Ci sono molti personaggi, il cui nome dà il titolo ad ogni capitoletto del libro: Luigi , che all’epoca dell’ingresso di Maria nella sua casa come acquaiola aveva pochi anni, lo vediamo crescere, innamorarsi di una locandiera, Saveria, affezionarsi a Maria; Ermes, figlio di Luigi e di Saveria; Nella, figlia di Maria e tanti altri personaggi secondari che fanno parte della piccola comunità in cui vive l’acquaiola che si era legata indissolubilmente alla famiglia del suo datore di lavoro.
Maria, amata da tutti, rispettata per la laboriosità, lo spirito di sacrificio, la forza di volontà, degne di un uomo, conserva questa stima presso i suoi vicini nonostante la disgrazia che le capita nelle prime pagine del romanzo, ma che non vi rivelo.
La frase che riassume la lucida consapevolezza della sua condizione è infatti “La vita è dura, prima lo capisci e meglio è”.
Spicca nell’opera la denuncia ai soprusi dei potenti e alla loro doppia morale, quella pubblica diversa ed opposta a quella privata, e, come detto all’inizio, anche quella della solidarietà del vicinato: “Ci si aiuta l’un l’altra, oggi tocca a te domani a me, la vita ha una dimensione collettiva, il privato non esiste quando gli usci sono l’uno accanto all’altro e i matrimoni generano relazioni così fitte e intricate che tutti, per un verso o per l’altro, sono parenti di tutti”.
Uno stile particolare che potrebbe non piacere a chi non ama i salti temporali. All’interno di uno stesso capitolo, infatti, l’autrice ci fa saltare interi anni della storia dei personaggi senza un preavviso, neppure, per così dire, “grafico” (capoverso). Questo all’inizio mi ha un po’ disturbato, anche se i salti temporali sono tutti in avanti e mai all’indietro.
Il romanzo è avvincente, si divora e avrebbe meritato il massimo della valutazione se avesse presentato con più accuratezza e approfondimento lo sfondo storico e l’ambiente in cui si svolge la storia. Sappiamo che siamo nell’Appennino centro meridionale e dagli accenni all’avvio della costruzione delle ferrovie ormai diffuse nel Nord Italia, e dal fenomeno dell’emigrazione verso la “Merica”, intuiamo gli anni in cui si svolgono gli avvenimenti che abbracciano un arco di tempo che tocca abbondantemente il ventennio. La figura di Maria prevale su tutti i personaggi e sullo stesso sfondo. Una donna indimenticabile.
Consigliato.
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Maria l'acquaiola
L’acquaiola di Carla Maria Russo racconta la storia di Maria, detta l’acquaiola. Ma chi era Maria? Era una donna povera, la figlia dello stagnino. Un uomo povero suo padre, malato che da solo non riesce più a soddisfare le esigenze della sua famiglia. Nessun problema, allora, ci pensa lei, Maria! Avezza ad alzarsi all’alba, sopporta ogni tipo di fatica pur di sopravvivere. Coltiva il suo piccolo apprezzamento di terreno che le fornisce un po’ di cibo per mangiare e da vendere, accudisce il padre malato, si cura della casa e si offre come bracciante agricolo, quando abbisogna. Quando i signori della Casa Grande le offrono il lavoro di “acquaiola”, ovvero di portare con il suo asino acqua dalla fonte al castello, per lei è un onore a cui fa fronte con maniacale compostezza. E’ un lavoro duro, viene pagata la metà del salario spettante ad un uomo, ma lei non sente ragioni. E lavora, sempre, con qualunque tempo e stagione. Così:
“Maria e il suo asino riprendono il cammino, su e giù fino alla fonte, tre chilometri di impervia strada di montagna all’andata e altrettanti al ritorno, più volte al giorno, con qualunque tempo. (…) Parla pochissimo Maria. E’ riservata e rispettosa. Scarica i barili dell’acqua, uno a uno, carica i vuoti sull’asino e riparte. Tutto da sola. (…) E’ un bene che Maria incuta soggezione alla gente, con quella sua dignità scontrosa, di fronte alla quale, per istinto, nessuno oltrepassa il limite che lei pone alla confidenza e alla familiarità.”
Lei ha un motto a cui si attiene scrupolosamente:
“La vita è dura. Prima lo capisci e meglio è per te.”
Non solo, lei ha:
“un pretesto dietro il quale nascondere una forza di volontà, una durezza di carattere che la rende inafferrabile e altera, pur nella sua apparente modestia, nella sua misurata affabilità. “
Maria è, a suo modo, anche una bella donna, anche se dura. E può capitare che in un mondo così rustico, qualcuno decida di impadronirsi di quella bellezza, per violarla gravemente. Il frutto di quella insana violenza sarà una bambina, che “l’acquaiola” non potrà mai amare perché le ricorderà sempre il grave torto subito.
Un romanzo storico, narrante di una figura di donna alquanto bella e stupefacente. Un testo che narra con puntigliosità anche le condizioni di una società arcaica, alquanto povera e dura, ma sorretta sempre da profondi legami e valori a cui fare riferimento. Una società in :
“cui impera l’arretratezza culturale e vige il principio del servilismo, della sottomissione del debole al forte, dell’imbroglio e dell’aggiustamento clientelare, non certo della giustizia o dell’imparzialità, i cambiamenti radicali sono visti con scetticismo, anzi con autentico terrore, specie da chi ha molto da guadagnare dall’immobilismo e dal perpetuarsi dell’arretratezza.”
Un bellissimo testo, preciso e profondo. Un romanzo che narra, con perizia e sapienza narrativa, della figura di una donna di altri tempi e altri contesti, splendidamente dipinti e narrati. Una lettura in cui il lettore si immerge e viene travolto con passione e precisione di uno storico, studioso di epoche e di fatti lontani. Bellissimo ritratto di dona,a tratti rude, un po’ cinica, piegata da una vita di stenti e di dolori, ma sempre fiera di sé ed orgogliosa. Ma soprattutto sempre onesta, sorretta da una incorreggibile fede in valori etici e morali incorruttibili ed indiscutibili. Un esempio per i tempi moderni.
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La Merica
SPOILER ***
L'Autrice ci regala lo spaccato storico di una piccola realtà paesana, ambientando la vicenda nell'Italia centro meridionale, in un periodo che si deduce compreso fra la metà del XIX secolo e quello dell'Italia fascista. Si narra la vita grama, misera, stentata di Maria, la protagonista, dai suoi 15 anni sino alla morte. Attorno a lei ruotano altri personaggi: dalle amiche che come lei condividono una povertà schiacciante, fino ai "signori" del luogo, alle cui dipendenze Maria lavorerà per decenni. Ben descritta la condizione sociale dei poveri e la miseria estrema cui erano costretti: fame, analfabetismo, emigrazione in America, sottomissione della donna all'uomo, donna che deve sottostare ai dettami imposti dalla società del tempo senza azzardarsi ad allontanarsi dagli schemi precostituiti. Questo "sentire comune" risulta molto vincolante per la libertà delle persone, le ingabbia in una (non) vita che non ammette deroghe dalle aspettative. Maria invece viene tratteggiata come una figura molto forte e dura che riesce a collocarsi al di sopra di tali dettami, conduce una vita senza sposarsi, esegue lavori da uomo, la maternità è segnata da durezza e indifferenza, anche per la crudeltà e violenza del concepimento. La figlia di Maria, Nella, si affranca da una condizione sociale infima sposando un "signore" e regalando alla madre gioie insperate. Sarà infatti proprio la non amata figlia Nella ad offrire a Maria la possibilità di vivere serenamente almeno gli ultimi anni della sua vita, quando troviamo una Maria ammorbidita, capace di riscattarsi dalla maternità "mancata" attraverso l'amore per la nipote, Linù, che le insegnerà a scrivere il suo nome. Il messaggio è di grande speranza e sottolinea come un dramma possa trasformarsi nel tempo, lasciata decantare la sofferenza, in un'occasione di pace interiore. La prosa e la struttura del racconto sono molto semplici. Brevissimi i capitoli, aventi ad oggetto ora l'uno, ora l'altro protagonista. L'inizio è buono, ma poi la narrazione a mio parere diviene noiosa e del tutto prevedibile.
La trama in sé è buona, ma poteva essere declinata e narrata in maniera più approfondita per gli aspetti di storia sociale; evitabili alcune ripetizioni, a tratti ridondanti. Nel complesso lo colloco fra i libri "senza infamia e senza lode".