Il signore della paura
Letteratura italiana
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Destinazione Samarcanda
Siamo nel XV secolo, nell’anno del Signore 1403, all’incirca alla fine di quell’era chiamata Medioevo e quindi prossimi all’avvento del Rinascimento, un periodo di transizione, si potrebbe dire. L’Europa è ben diversa dall’attuale, così come tutto il mondo conosciuto e, nonostante le frequenti guerre che insanguinano il continente un pericolo assai consistente si sta affacciando dall’Asia, dove un esercito di grandi dimensioni e ben addestrato va conquistando territori su territori, sotto la guida energica ed esperta di un mongolo di nome Timur Beg, italianizzato in Tamerlano. Per motivi diversi, di carattere diplomatico o personale, tre uomini si mettono in viaggio per andare a conoscere il nuovo Gengis Khan. Sono il nobile Don Ruy de Clavijo, camarero del re Enrico di Castiglia, il fiorentino Vieri, figlio di Rinaldo del casato di Buondelmonti, e Arrigo, un uomo misterioso che ha lasciato precipitosamente l’Italia per trovare rifugio nell’ordine francescano di Gerusalemme. Tutti e tre, partendo dalle rispettive sedi, si mettono in cammino per Samarcanda, con itinerari diversi che finiranno poi per incrociarsi. Sono viaggi di altri tempi che attraversano terre oggetto di continue guerre, fra paesaggi incantevoli e altri che invece sgomentano, un’avventura nel vero e proprio senso della parola le cui difficoltà non fermeranno nessuno dei tre uomini, inconsapevoli esploratori e testimoni di un’epoca. I riferimenti storici sono puntuali, e d’altra parte non si deve dimenticare che l’autore è uno storico di valore, ma in questo contesto non si può non apprezzare la creatività di Franco Cardini, capace di servire al lettore un testo che nel renderci edotti di una situazione geo-politica così lontana nel tempo ci allieta anche con una trama ben congegnata, ci stupisce con descrizioni da Mille e una notte, stimola il nostro intelletto con profonde riflessioni sul senso della vita. Credo che anche chi non è avvezzo ai testi storici, spesso purtroppo noiosi, in questo caso risulterà avvinto da trame, ambienti e personaggi che riescono a proporre in modo notevolmente gradevole i fatti di un lontano periodo. Potrà apprendere così che sotto l’aspetto religioso le analogie fra mussulmani e cristiani non sono dovute al caso, si renderà conto che la storia è un percorso inconsapevole della vita di ognuno di noi, avrà la certezza di imparare qualcosa di nuovo ritraendone un grande piacere. E tutto questo non solo non è poco, ma è tanto, a patto però che la lettura sia attenta, perché con tre trame che procedono parallelamente è un momento fare confusione ed è questo forse l’unico appunto che muovo all’opera, difficoltà peraltro che può essere agevolmente superata a condizione di ricorrere a un po’ più di impegno nella lettura.
Questo è il secondo lavoro di Franco Cardini che ho occasione di leggere, di questo storico che è presente di frequente nei servizi di Rai Storia, dove si fa apprezzare per chiarezza e capacità di sintesi. Sono più che determinato, dopo la lettura di questo romanzo e di L’avventura di un povero crociato, di estendere la mia conoscenza dell’autore ad altre sue opere, perché apprendere, divertendosi, è quanto di meglio ci possa essere.
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Sono un po' deluso...
Sono un po' deluso. La copertina, la trama e le righe iniziali del primo capitolo mi hanno ingolosito, senza poi mantenere la promessa! Più che di un romanzo, a dirla breve, si tratta di un dettagliato resoconto sul viaggio in Oriente nel XV secolo. Le vicende dei tre protagonisti si perdono in un labirinto di nozioni, incisi interminabili e precisazioni storiche che, sebbene interessanti, impoveriscono a mio avviso la storia. Per chi non è amante del genere, ridondanza e verbosità possono risultare una zavorra insostenibile. Con questo lavoro, il dotto Cardini si conferma per quel che è: un brillante saggista, che ama più scrivere di storia che di narrativa. Non facciamogliene tuttavia una colpa...