Narrativa italiana Romanzi storici Il mercante di lana
 

Il mercante di lana Il mercante di lana

Il mercante di lana

Letteratura italiana

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Reo di aver offerto riparo a una giovane accusata di stregoneria, frate Matthew lascia il suo convento nella lontana Inghilterra e parte per un lungo viaggio di purificazione attraverso l’Europa del XIII secolo, diretto in Italia. Arrivato nella valle di Gressoney, ai piedi delle Alpi, accetterà l’ospitalità della piccola comunità walser di Felik. Una strana atmosfera regna su quel villaggio, dove il cuore di tutti sembra essersi inaridito. Fino al giorno in cui inizia a cadere una fitta neve che pare tinta di rosso.



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Il mercante di lana 2013-02-04 12:37:32 MrsRiso13
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MrsRiso13 Opinione inserita da MrsRiso13    04 Febbraio, 2013
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Andando...

“La via è la meta e la meta è la via” principio Zen ed estrema sintesi di questo romanzo in cui la strada è la vera protagonista. Sotto braccio a frate Matthew, in un'Europa medioevale suddivisa in feudi spesso in lotta tra loro, il lettore solca la Manica, attraversa la Francia per raggiungere le Alpi, cercando di redimere le proprie colpe e quelle della comunità walser di Felik, gravata da una terribile premonizione. S'incontrano così, personaggi (mercanti, vassalli, castellani, briganti, puttane...) ricchi di spessore e di credibilità che ci permettono di comprendere gli usi e costumi, le idee e le credenze del XIII secolo. Spostandosi a piedi, si ammirano panorami grandiosi, descritti con attenzione, evidenziandone sia la bellezza naturale che la difficoltà di movimento in situazioni molto precarie (sentieri mal segnati, percorsi che mutano rapidamente a causa di eventi naturali...).
Particolare risalto è dato allo scorrere del tempo, facendo ben trasparire dalle vicende la poca importanza che esso aveva nel Medioevo, dove, un'ora, un giorno, una settimana e talvolta un mese tendono ed essere sinonimi.
Accanto al viaggio, ma con importanza sicuramente inferiore, la descrizione della meta: il paese di Felik. La narrazione delle vite dei suoi abitanti creano un piccolo romanzo nel romanzo, che solo alla fine diventano un tutt'uno con l'arrivo del frate al villaggio. Finale rincorso, nelle ultime cento pagine, con più assiduità del necessario e aiutato da alcuni deus ex-machina (l'orso e la figlia dell'ammano, il malessere del vassallo...) che lasciano un po' perplessi.
Tutto sommato un buon libro, lento ma piacevole, un “sulla strada” del XIII secolo, che permette di analizzare le difficoltà dei viaggi dell'epoca e i rapporti umani che spesso si potevano instaurare durante il tragitto, sicuramente da leggere!

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Il mercante di lana 2012-09-07 11:46:32 Gondes
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Gondes Opinione inserita da Gondes    07 Settembre, 2012
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Dopo aver difeso e soccorso una giovane accusata ingiustamente di stregoneria , il frate inglese Matthew Willingtham è costretto dal priore del suo convento a lasciare l’Inghilterra ed intraprendere un difficile viaggio di purificazione spirituale. Il suo avvincente viaggio attraverso la Francia e le alpi italo-svizzere farà da sfondo a tutto il libro, descrivendo con cura la difficoltà e il pericolo a cui era sottoposto una qualunque viandante senza un’ adeguata scorta di armigeri, ogni qualvolta che decideva di intraprendere un lungo viaggio.
Il “mercante di lana” tratteggia in maniera minuziosa e suggestiva le immense difficoltà negli spostamenti, raccontandoci di impercorribili vie di comunicazione, sommate alle dure condizioni meteorologiche, che nei mesi più freddi rendevano il viaggio un vero inferno. A questi problemi molte volte si sommavano quelli della scarsa disponibilità di cibo, ma come sempre succede, l’unione fa la forza, ed infatti il nostro protagonista riuscirà ad unirsi ad una carovana di mercanti, dove stringerà un amicizia fraterna con uno di loro. Entrambi impareranno a conoscersi e ha stimare le qualità dall’altro, anche se appartenenti a mondi culturalmente diversi.

Durante questo lungo viaggio la vita del frate si intreccerà con molti altri interessanti personaggi, che garantiranno alla storia una dinamicità e coinvolgimento totale. Il finale è tutto dedicato alla leggenda che ruota attorno al paese di Felik, distrutto da un valanga causata, sempre secondo le credenze del tempo, dalla malignità ed avidità dei suoi abitanti. Una volta arrivato alla sua meta finale, fra’ Matthew dovrà convincere gli abitanti di questo piccolo paese alpino a lasciare le proprie case prima che la premonizione avuta in sogno si realizzi e spazzi via tutto il paese. Quindi non una storia monotematica a senso unico, ma una serie di piccole storie, tutte unite in qualche modo dalla presenza del frate inglese, che diventerà dopo poche pagine, oltre che il protagonista, anche il paladino del lettore.

Confermo il mio giudizio pienamente positivo su questa scrittrice, diventata una delle mie preferite. E’ sempre un piacere leggere le sue storie, piene di vita vissuta e di aneddoti.

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Il mercante di lana 2011-07-07 15:22:42 silvia71
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silvia71 Opinione inserita da silvia71    07 Luglio, 2011
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Il mercante di lana

Un monaco inglese, costretto a lasciare la sua terra, intraprende un lungo viaggio attraversando l'Europa ed unendosi ad un gruppo di mercanti, giunge in una vallata abitata dai walser, popolazione di origine tedesca, insediata nelle zone dell'attuale Valle d'Aosta nel corso del medioevo.
Strada facendo, all'uomo è apparsa in sogno una funesta profezia che potrebbe mettere in pericolo la vita tranquilla degli abitanti del piccolo villaggio di Felik, cosicchè egli sente il dovere di metterli in guardia, ma le sue rivelazioni verrano tacciate di falsità e ignorate.
L'ambientazione medievale e lo spunto narrativo potevano essere delle buone carte per dare vita ad un romanzo storico a tinte forti; purtroppo il risultato disattende le aspettative.
Il dipanarsi della trama è piuttosto lento e incerto, soprattutto nella parte iniziale, creando nel lettore una sensazione di continua attesa ; poi col fluire della narrazione viene data voce a molteplici personaggi, inanellando tante piccole storie che sono funzionali alla creazione di un climax consono al periodo trattato, ma al contempo ne provocano un calo del ritmo.
Leggendo queste pagine è percepibile il buon lavoro di ricerca storica che vi è sotteso, tuttavia la scrittrice ha scelto di tarpare le ali ad una accurata ricostruzione, decidendo di ricreare sommariamente le abitudini di questo antico popolo e di utilizzare un linguaggio fin troppo moderno, depurato da termini in uso all'epoca, così da impedire al lettore una immersione totale nel contesto storico e sociale di cui di si parla.
E' una scelta stilistica azzardata e poco condivisibile, perchè ad un romanzo storico, il colore e la profondità vengono infusi da un utilizzo sapiente della lingua.
In sostanza è un romanzo che stenta a decollare ed i personaggi che lo popolano non possiedono quel calore e quella vivacità che portano ad un coinvolgimento del lettore.

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