Il dragone
Letteratura italiana
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Avventura e romanticismo nella Milano dell''800
Se siete alla ricerca di un buon romanzo italiano di cappa e spada, e non solo, in grado di fondere con giusta dose e piacevolezza romanticismo, mistero, umorismo e arguzia, vi consiglio Il Dragone, di Luca Gandolfi, edito da Mursia Editore.
Un esordio letterario godibilissimo che cattura il lettore grazie a un ritmo costante, personaggi ben tracciati e ambientazione realistica. Gandolfi ci accompagna nella vera Milano dell'ottocento, tra salotti di letterati, giovani ufficiali dell'esercito e figure popolari come le mammane, ormai scomparse, dimostrando così di sapersi ampiamente destreggiare non soltanto nella narrazione, fluida, gradevole, ben architettata nella sua linearità, ma anche nella materia storica italiana.
E non a caso, dal momento che l'autore è da anni un appassionato studioso e collezionista di letteratura popolare del primo romaticismo. Lo si nota anche nella scelta del linguaggio, che si adatta magnificamente al contesto, seppur sfrondato con sapienza dagli eccessi stilistici tipici del tempo.
Ci si appassiona presto alle vicende del fascinoso Danceny, capitano dei Dragoni di Napoleone e classica figura dell'eroe; ma anche dei suoi sottoposti, nonché amici, quasi si avesse tra le mani un frizzante I tre moschettieri tutto italiano, con qualche interessante colpo di scena, indagini poliziesche e una punta di mistero. Degne di nota, poi, le figure femminili, che ben incarnano due tipologie classiche della donna ottocentesca italiana.
Non un romanzo classificabile all'interno di un unico genere, dunque, e proprio per questo adatto a un pubblico più vasto che va oltre il testo storico. Una scoperta davvero piacevole. Consigliato!
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Piacevole sorpresa
Buon esordio letterario: romanzo piacevole, scorrevole, capace di coinvolgere il lettore e indurlo rapidamente a terminare la lettura.
La trama è semplice e lineare, congegnata in maniera efficace sia per quanto riguarda la miscela di elementi tipici del sottogenere “cappa e spada” – avventura, duelli, amor galante ed eroi gentiluomini d’altri tempi –, sia per lo sviluppo dei temi centrali nella narrazione della storia, che mantiene un buon equilibrio fino alla fine del libro; intrighi e misteri si svelano poco a poco, evitando di concentrare tutta la suspense nei primi o negli ultimi capitoli. Il che contribuisce a mantenere vivo l’interesse.
Con una cura del dettaglio che evidenzia un’approfondita conoscenza storico-letteraria, come dimostra il suo curriculum vitae, Gandolfi è stato capace di trasportare il lettore nella vera Milano dell’epoca, senza però servirsi di descrizioni eccessive e ridondanti che avrebbero smorzato il ritmo dell’azione. Anche se, d’altro canto, qualche tratto in più non avrebbe guastato, soprattutto per chi Milano non la conosce.
Allo stesso modo lo stile, pur conservando un linguaggio consono al contesto temporale, è fluido, semplice e molto scorrevole, con una connotazione moderna riscontrabile anche nella costruzione narrativa. L’indagine investigativa che affrontato i protagonisti, infatti, si avvicina quasi ai thriller polizieschi di matrice contemporanea, restando tuttavia fedele al suo genere e mantenendosi credibile.
Finale a sorpresa degno di nota, che tocca un tema molto attuale, a conferma di una buona costruzione della suspense e dell’uso degli elementi del genere giallo.
Questo permette a “Il Dragone” di valicare il target di base del romanzo storico, rendendolo accessibile a un pubblico più ampio, anche con altre preferenze.
Benché i personaggi rientrino in categorie fin troppo delineate di protagonista-antagonista/eroe-cattivo, considerando il genere d’appartenenza e il fatto che incarnino valori e modelli ben definiti, insieme alla cura nella loro caratterizzazione, risultano comunque credibili e simpatici, coerenti nei loro pensieri e nelle loro azioni. Così il protagonista Xavier Dancey, che è esattamente il tipo d’uomo che tutte le donne sognano e gli uomini invidiano, è una figura simpatica e accattivante.
La figura femminile di maggiore spicco, la marchesina Cristina Frascati, che risalta sulle altre per il carattere anticonformista e l’educazione singolare per l’epoca, ricorda Sofia, il modello di fanciulla aristocratica descritta da Jean Jacques Rousseau nell’Emilio, il suo più famoso trattato pedagogico. E, anche in questo caso, è capace di attirarsi le simpatie del lettore.
Unico appunto forse, che non lede in ogni caso la piacevolezza della lettura, soprattutto per quanto riguarda il personaggio di Cristina e negli ultimi capitoli, è qualche descrizione dello stato d’animo del personaggio che appare superflua poiché già intuibile dal lettore.
Oltre ai protagonisti, il romanzo è costellato di altre interessanti figure che li accompagnano nell'avventura e sono altrettanto ben caratterizzati: ad esempio il prigioniero scozzese Stevenson, il tenente Brignac e il giovane poeta innamorato Vittorio.
Non so se rientri nel piano dell’autore, ma altre avventure del capitano Dancey e compagni sarebbero molto gradite.