I nostri giorni proibiti
Letteratura italiana
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l'altra faccia della Resistenza
I romanzi d’amore non sono il mio forte. E questo è un romanzo d’amore, senza alcun dubbio. E non un amore nato durante la guerra, ma dopo, in tempi di pace. Tuttavia è proprio la guerra che getta le basi per questa storia.
Siamo nel ’56 e la morte del comandante partigiano Ottobre, il pediatra e primario Aldo Bassi, spinge suo figlio Marco, rimasto solo, verso la ricerca di chi fosse suo padre. Una lettera anonima ricevuta dopo l’assassinio del dottore, getta un’ombra sul passato del partigiano Ottobre. Marco inizia a contattare gli ex compagni del padre ed arriva a conoscere Carla, una giovane donna che è stata fascista durante quegli anni, quando lui era solo un bambino.
Si ripercorrono così le vicende di quell’ epoca, rivelando la parte oscura della Resistenza, fatta di torture, esecuzioni sommarie, fosse senza nome. Tante mezze verità compongono questo quadro, che in principio può essere avvincente, ma che a lungo andare farebbe perdere la pazienza ad un santo. In questo modo il lettore è obbligato a terminare il libro, dando sempre per scontata la fine. Ma la fine, tanto scontata non è…
La scrittura e lo stile fluidi rendono accessibili le descrizioni delle parti storiche, senza appesantirle.
Abituati come siamo a “mitizzare” tutto, anche la Resistenza rischia di diventare nient’altro che una parola vuota. Questo romanzo, al di là della storia d’amore, mostra appunto altri aspetti, più nascosti, più truci, più oscuri della Resistenza.
Il tradimento di “partigiani” corrotti nei confronti di Partigiani onesti è entrato anche nella nostra famiglia, rendendomi più partecipe agli aspetti storici di questo romanzo. In questo modo, almeno per me, la Resistenza assume un aspetto più “umano”, che la rende più vicina a chi non ha vissuto direttamente questo terribile periodo.