I Medici. Una dinastia al potere
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 4
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Contessina mia, quanto ti desidero
Per fare un frutto ci vuole un fiore, come ci insegna un noto ritornello. Ma per fare un romanzo storico non ci vogliono per forza dei termini aulici. Questo basilare concetto sembra sfuggire al buon Strukul che ha deciso anzi di farcire questo volume di latinismi e vocaboli desueti già nel Quattrocento e non solo nei dialoghi, dove un simile linguaggio avrebbe avuto ragion d’essere, ma anche nelle descrizioni, rendendole se non pedanti sicuramente ridicole.
E quello appena citato è soltanto il primo della -purtroppo- lunga serie di problematiche da me riscontrate durante la lettura di questo romanzo che, come la Newton Compton non si stanca di ricordaci con le sue immancabili fascette promozionali, si è guadagnato il Premio Bancarella 2016.
Assegnato per la prima volta nel ’53 ad Hemingway per “Il vecchio e il mare”, tale riconoscimento nel corso degli anni ha visto sul gradino più alto del podio romanzi di innegabile valore letterario, tra i quali lo splendido “Olive Kitteridge” di Elizabeth Strout; con queste informazioni wikipediane alla mano, due possibili alternative si palesano all’orizzonte: “I Medici - Una dinastia al potere” è un romanzo splendido che la mia limitatezza non mi ha permesso di comprendere, oppure gli altri finalisti erano ancora peggio. Temo sia la seconda.
La storia inizia con... ecco, già scrivere qualche riga sulla trama mi mette in difficoltà. Si potrebbe semplicemente dire che il romanzo ripercorre le vicende della famiglia Medici dalla morte del “patriarca” Giovanni fino a quella del figlio minore Lorenzo, avvenuta nel periodo di maggiore lustro per i banchieri fiorentini. In realtà gli avvenimenti sono presentati in modo molto sconnesso, quasi fossero degli episodi a sé stanti, come capitava ne “Il guanto di rame” del duo Black / Clare; i vari elementi non si amalgamano in una storia uniforme, bensì vengono presentati al lettore individualmente, risultando quali asettici.
Asettico è un aggettivo che ben si sposa anche con i dialoghi di questo romanzo, che si dividono in due categorie: brevi e dal lessico informale, quasi contemporaneo, oppure oltremodo prolissi, veri e propri monologhi che nemmeno abili oratori pronuncerebbero in modo naturale e spontaneo. Questi dialoghi rendono difficile anche istaurare un minimo di empatia con i personaggi, in particolare con colui che dovrebbe essere il protagonisti.
Nei suoi momenti migliori Cosimo è freddo e distaccato, caratterizzazione che ben si accorda con l’interpretazione di Richard Madden nella recente serie TV (un mio commento telegrafico? sopravvalutata); purtroppo, come protagonista è poco riuscito, specialmente perché non è sempre al centro della narrazione e per la sua natura che è contemporaneamente buona, giusta, saggia, magnanima, mite, caritatevole: praticamente un Gary Stu fatto e finito. Non fosse sufficiente, questa sua innaturale perfezione si trasmette per osmosi ai suoi familiari, rendendoli altrettanto noiosi agli occhi del lettore.
L’unico che mi sento di salvare, almeno per pietà, tra i dottori toscani è Lorenzo. Quest’ultimo è la trasposizione umana di Paolini Paperino: mentre Cosimo / Gastone vive prospero sotto lo sguardo benevolo della dea bendata (UOT?), il povero Lorenzo arranca nelle difficoltà a dispetto dell’impegno e della buona volontà, obbedendo agli ordini del fratello senza fiatare e finendo sempre in mezzo agli scontri. Per rendere l’idea, la sola occasione in cui una bella donna gli fa gli occhi dolci è per tentare di ucciderlo!
Ironicamente gli antagonisti sono ben più sviluppati ed interessanti dei “buoni”, soprattutto quelli inventati dall’autore, ossia Schwartz e Laura. Per quanto eccessivamente sopra le righe, i loro personaggi sono i soli a funzionare e questo la dice lunga sul romanzo, visto che sono rispettivamente un assassino spietato ed una veggente puttana, No, non scandalizzatevi per questo appellativo perché è lo stesso Strukul a definirla così in ogni occasione, anziché ricorrere a termini meno offensivi. D’altro canto questo volume è una continua escalation di violenza fisica e psicologica, anche nei confronti dell’innocente lettore! Alcune scene sono però tanto esasperate da far nascere una risata anziché un brivido di terrore: cosa dire ad esempio di Rinaldo degli Albizzi, forte di un sicario formidabile (sempre Shwartz, sì), che affida la missione di uccidere Cosimo a due soldati imbranati? Non si può che ridere alla loro cruenta quanto prevedibile dipartita.
Con sfacciato ottimismo, mi sforzerò di trovare un paio di elementi positivi per questo romanzo. La narrazione si sofferma sulla storia dei personaggi, anche secondari, tentando di dar loro un poco d’introspezione psicologica; inoltre sono evidenti i tentativi di descrivere le ambientazioni con taglio poetico... ho scritto tentativi non risultati, eh. Un aspetto non proprio positivo ma di certo utile a rendere veloce la lettura è la scelta di creare dei capitoli brevi.
Ma torniamo ai problemi, in particolare per la mancata revisione: ci sono passaggi immotivati dal tu informale al Voi formale, pensieri racchiusi nelle virgolette solo in alcuni casi e una ripetizione quasi ossessiva di verbi -e relative declinazioni- quali allagare, dilagare, annegare, affogare. Spesso inseriti a sproposito (chi è mai stato allagato di sudore al collo?), il loro continuo comparire tra le righe mi aveva fatto credere ci fosse un motivo stilistico o storico alla base di questa scelta.
Invece no.
Indicazioni utili
Intrighi, poteri, inganni, sicari ...
Intrighi, poteri, inganni, sicari, avvelenamenti, spie, prostitute e mercenati; tutto questo a Firenze tra la fine del Medioevo e l'inizio del Rinascimento; ma ci sono anche artisti folli, arte geniale, amori, sentimenti profondi e sinceri, amicizia e lealtà nella troneggiante e indiscussa capitale della cultura.
Il libro si apre con il capolavoro di Filippo Brunelleschi, Santa Maria del Fiore, opera monumentale che il folle genio sta costruendo per mostrare a tutti il potere dei Medici e soprattutto costruzione imponente voluta da Cosimo, personaggio discusso, amato o odiato, potente e determinato, mecenate, amante dell'arte e della cultura. Essere il protettore di quel genio di Brunelleschi che "non obbedisce alle leggi terrene" perchè rapito dall'architettura "una disciplina che profuma di infinito", è stato sicuramente un rischio per Cosimo; allora però il "popolo di Firenze guardava Santa Maria del Fiore con gli occhi sbarrati", (...) "cardatori, mercanti, macellai, contadini, prostitute, osti e viandanti" erano stregati da quella cupola che stava prendendo forma; ancora oggi da tutto il mondo vengono a contemplare l'opera del "pazzo, dai denti guasti e dal temperamento incendiario".
La famiglia più potente di Firenze perde Giovanni de Medici, grande personaggio, dedito al lavoro e alla famiglia; lascia due figli, Cosimo e Lorenzo, la bella e coraggiosa moglie Piccarda, fedele compagna e preziosa consigliera; inoltre le due nuore Contessina e Ginevra e i quattro nipoti. La famiglia è unita, sono ricchi banchieri legati a personaggi potenti ma hanno anche tanti nemici dentro e fuori le mura. I due fratelli sono legati ma anche diversi tra loro, uno amante dell'arte, l'altro banchiere, arguti e perspicaci entrambi; Lorenzo ha intuito che il padre non è morto per cause naturali ma è stato avvelenato. Viene seguita una lavorante del palazzo Medici, la bella e avvenente profumiera Laura, l'unica capace di usare erbe medicamentose; questa figura femminile, intrigante e maliziosa è in contatto stretto col terribile Schwartz, un violento e impietoso mercenario, ma anche con Rinaldo degli Albizi, nemico dei Medici, uomo ricco e ambizioso, spietato e assetato di potere.
Cosimo sarà vittima di una congiura, viene messo in carcere, imprigionato all'Alberghetto, giustiziato e esiliato insieme al fratello.
Dopo varie avventure, il ritmo si fa più incalzante, il romanzo alterna pagine toccanti e forti sulla peste, il terribile morbo che nella storia ha ucciso senza pietà, su cui tanti dei nostri autori hanno scritto pagine indelebili nella nostra memoria, a scene di battaglie, giochi di potere, mercenari e guerre tra Lucca, Milano e Firenze. Si aprono squarci di vita e flashback come ad esempio sulla biografia della povera Laura, bambina venduta e sfruttata come una bestia. Ci si sposta anche in altre città, ad esempio Venezia, amica dei Medici, descritta nel suo splendore, sia negli interni dei palazzi patrizi, che nel dedalo infinito delle calli, nei giochi di luce e ombre delle gondole di notte. Anche nella Serenissima non mancano intrighi per il potere tra nobili e doge.
Romanzo con eccellenti e dettagliate descrizioni, dall'abbigliamento dei personaggi alle bellezze artistiche, alle residenze medicee; lo stile è brillante con pause forse un po' troppo allungate.
Il libro pecca, secondo me, nell'essere più romanzato che contestualizzato, nel mettere in bocca ai personaggi principali un linguaggio a volte ideologico, prolisso, troppo passionale e articolato. La storia però scorre, anche se a tratti, ed è piacevole ed intrigante.
Indicazioni utili
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un’occasione persa
Il fatto che questo libro, primo di una trilogia, abbia vinto il premio Bancarella 2017 potrebbe far pensare che ci si trovi di fronte a un’opera di rilevante valore, e invece purtroppo non è così, e quel purtroppo è motivato dalla constatazione che si è persa una grossa occasione per scrivere dei Medici quali essi effettivamente erano. Del resto, giunti all’ultima pagina di questo romanzo, si è più che mai convinti che non sia bastato per farci conoscere un po’ di più questa dinastia che tanta importanza ha avuto nella storia italiana. Erano banchieri, ma come mai erano riusciti a fare una grande fortuna, come poteva essere delineata la loro abilità nell’influire sulle scelte del governo di Firenze senza farne parte, perché, fra alti e bassi, in un’epoca di Signorie Firenze continuava a restare una repubblica? Sono tutte domande che il lettore si pone, sperando di trovare delle risposte che tuttavia non arriveranno. Comprendo che si tratta di un romanzo storico e non di un libro di storia, ma una maggiore caratterizzazione di Cosimo e Lorenzo de Medici non sarebbe guastata di certo, anzi entrambi finiscono con apparire nell’opera quasi come personaggi di secondo piano a fronte di due sicuramente inventati, quali la bella e seducente Laura Ricci, che odia i Medici per un un malinteso e il tenebroso guerriero Schwartz, al soldo di Rinaldo degli Albizzi, il più grande nemico dei Medici stessi. Il rapporto fra questi due soggetti è in pratica il fil rouge dell’opera ed è una relazione tormentata, quasi di amore e odio; peccato però che le caratteristiche della donna e dell’uomo appaiano stereotipate, senza tante preoccupazione di approfondimenti psicologici, quasi sempre con comportamenti all’estremo, come si riscontrano normalmente in certe fiction a puntate. Ben poco curata è pure l’ambientazione, per non parlare dell’atmosfera appena abbozzata e quindi costituisce unico motivo di autentico interesse il dipanarsi della vicenda, con un occhio di particolare attenzione a Laura e Schwartz, quasi che fossero loro i protagonisti e non la famiglia Medici. Certo il libro si legge velocemente, ma alla fine ci si rende conto che, più che far trascorrere un po’ di tempo, null’altro può essere chiesto allo stesso e che, tutto sommato, dei Medici ne sappiamo quanto prima.
Di sicuro non leggerò gli altri due della trilogia.
Indicazioni utili
LA DINASTIA MEDICEA
La morte di Giovanni de' Medici catapulta Lorenzo e Cosimo nella vita e nella politica fiorentina strettamente legata al loro impero finanziario.
Tanti i nemici, tanti gli alleati.
In un susseguirsi di cospirazioni, intrighi, amori, esili, guerre e creazioni di opere d'arte magnifiche che giungeranno fino a noi conservando tutto il loro fascino, questo romanzo affronta la saga di una delle famiglie più famose e conosciute del Rinascimento.
Primo di una trilogia il libro racconta molto velocemente il passare degli anni, le vicende della famiglia e i loro incontri con i personaggi più illustri dell'epoca.
Voto non troppo positivo: il libro è scorrevole, ma sembra un'accozzaglia di vicende messa insieme per raccontare tutta la storia, o quanto meno le vicende più importanti di questa stirpe, nel più breve tempo possibile, dando la sensazione di tralasciare qualcosa e dando invece importanza a sporadiche scene di intimi incontri, arricchiti di minuziosi dettagli. Troppa la differenza a mio avviso. Peccato.
Indicazioni utili
- sì
- no