Gli ultimi passi del Sindacone
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 4
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Una storia triste
Che tristezza questo Sindacone! Non so se era questa l’intenzione di Andrea Vitali, ma a me questo nuovo antieroe arrivato dritto dritto di Bellano mi ha fatto tenerezza e mi ha intristito. Intristito perché in fin dei conti si tratta di un uomo solo. Incastrato in un matrimonio diventato un guscio vuoto, primo cittadino di un paese che non lo rappresenta e privo di amic veri o fittizi che siano. Unica consolazione le visite a una prostituta, più sola di lui che si lega a lui diventando l’uno la stampella dell’altro. Ma di tutto questo sappiamo poco, perché tutta la vicenda si svolge dopo la morte del sindacone. Numerose le gag che si susseguono nel tentativo di dare alla morte dell’umo un alone di decoro, ma secondo deboli e incapaci di togliere al romanzo la sua aura di tristezza. Non il migliore tra i romanzi che ho letto di Vitali. L’ho trovato un po’ appannato come uno specchio logoro dall’uso che comincia a riflettere poco.
Indicazioni utili
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Una Vigilia movimentata
Arrivati all’ultima pagina verrebbe da dire “E’ il solito Vitali”, cioè un libro che si lascia leggere senza che resti qualcosa dentro, insomma un puro innocente ed effimero svago, e invece no, perché questa volta il narratore comasco è riuscito a imbastire una storia di piacevole lettura, ma che ha più di un significato, con richiami vari, perfino ai complessi freudiani. Che Attilio Fumagalli, un uomo che soffre di obesità androide, susciti immediata simpatia è senz’altro vero, perché è notorio che gli individui pingui sono le per lo più di indole buona, ma il nostro protagonista, sindaco del paese, soprannominato per le sue caratteristiche, in senso bonario e non spregevole, il sindacone è uno di quei personaggi che lasciano il segno e nel caso specifico per tutto il libro, anche se è presente attivamente solo nella parte iniziale. E’ un uomo ligio ai suoi doveri di amministratore, una brava persona non c’è che dire che ha tuttavia la disavventura di morire nel letto dell’amante la sera della vigilia di Natale. Al fine di evitare uno scandalo, che non avrebbe senz’altro meritato, si avvia una procedura grottesca e che muove anche al riso, coinvolgente una varia umanità, descritta in modo encomiabile e con una punta d’affetto, come se Vitali parlasse dei suoi figli. Così, accanto al rag. Veniero Gattei, vicesindaco e regista dell’intera operazione, si muovono in sincronia il complessato pizzicagnolo Amelio Stoppani, le due giunoniche gemelle Perlina e Luisetta Cesetti, la maestra Pericleta Beregini, zitella per vocazione e bigotta, l’ambiguo geometra Enea Levore, il viveur ormai attempato Emilio Allegretti e tutta una serie di figure azzeccatissime con dei nomi assai indovinati, delle comparse non anonime, ma quasi delle opportune spalle. La vicenda del sindacone, un po’ perché di si dipana nella notte della Vigilia, un po’ perché lascia un messaggio di pace e di serenità ha il sapore di una favola, beninteso per adulti e non certo per bambini, a causa di certe situazioni non proprio adatte alla loro età, per quanto molto ben sfumate.
Non è che ci sia la possibilità di gridare al capolavoro, ma Gli ultimi passi del sindacone ci propone un Vitali più maturo, forse anche desideroso di mostrare le sue più recondite capacità, che in quest’opera fanno appena capolino, quasi che ci fosse il timore di interrompere il modesto, ma proficuo tran tran delle produzioni precedenti.
E questo è senz’altro un motivo in più per leggere il romanzo.
Indicazioni utili
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un'originale figura di sindaco.
Siamo naturalmente a Bellano, teatro di tutti i cimenti letterari di Andrea Vitali che, in questo romanzo collocato negli anni dell’ultimo dopoguerra, racconta, da par suo e con la consueta verve ironica, la storia di un singolare personaggio. Non appartiene, come tanti protagonisti di altre opere, al popolino scanzonato che tira a campare tra beghe di paese e farseschi litigi familiari, ma ad un ceto che l’autore di solito trascura, quello dei notabili di paese, gente con un’infarinatura di cultura e con mansioni di responsabilità. Stranamente non si tratta del maresciallo dei carabinieri (questa volta proprio non entra a far parte del gioco, neppure marginalmente) né del prevosto di cui, se ben ricordo, non v’è traccia, ma del sindaco di Bellano, anzi del Sindacone: così viene chiamato Angelo Fumagalli, ragioniere e sindaco democristiano per acclamazione, personaggio che spicca nel racconto per caratteristiche fisiche e umane non comuni. E’ di bassa statura, pingue, addome prominente, gambe corte e piedi dissimili l’uno dall’altro; l’aspetto sgraziato è però bilanciato da un carattere gioviale e pacioso, da un cuore tenero e dall’abilità di reggere con sagacia e abilità le sorti del paese governato. La sua sfortuna è quella di avere una moglie, Ubalda, che lo comanda a bacchetta e che in seguito, divenuta completamente sorda a causa di un incidente, si isolerà sempre di più chiudendosi desolatamente in sé stessa . Il Sindacone troverà consolazione e affetto da una singolare figura di donna, tale Cesetti Perlina, costretta da vicissitudini della vita a campare con il mestiere più antico del mondo solo per una clientela generosa e selezionata: gli ultimi passi citati nel titolo sono quelli del Fumagalli che, in una serata invernale, lascerà le impronte sulla neve recandosi a casa dell’amica. Non svelerò il seguito, un susseguirsi concitato di eventi che coinvolgeranno gli assessori comunali, l’amica ospitale, la sua gemella Luisetta ed altri personaggi marginali, come sempre tratteggiati magistralmente.
Il romanzo non ha forse il brio di altre opere, il dialetto del posto è quasi assente, sembra che l’atmosfera risenta delle conseguenze della guerra finita da poco e che la vita normale stia poco a poco riprendendo con fatica i ritmi vivaci di sempre: si coglie però una nuova vena nello stile letterario dell’autore, una sorta di sottile e delicato romanticismo che ben si concretizza nella costruzione del personaggio principale, il Sindacone, una figura d’altri tempi, piedi storti e gambe corte ma dalla vita retta e dal cuore tenero.
Indicazioni utili
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Attilio Fumagalli, il Sindacone
Gli ultimi passi del sindacone di Andrea Vitali: torna Andrea Vitali con un bel libro. Una bella storia, un ultimo percorso, il caso, la vita e il destino. Torna Andrea Vitali e torna nella sua Bellano, sul lago di Como, nell’immediato dopoguerra. E proprio l’ambientazione è un tratto precipuo del testo. E’ resa, infatti, con particolare precisazione e raffinata ricerca, per esempio, nel dettaglio del telefono, a quei tempi in bachelite nera ed appeso al muro, situato in corridoio, era in dotazione solo a particolari famiglie che potevano permetterselo, e in questo caso al vicesindaco Veniero Gattei, che mal sopporto il suo suono insistente, e presago di funeste notizie. Siamo nel 1949, e la guerra con il suo carico di dolore e tragedia è ancora ben presente nella popolazione; c’erano
“coloro che insistevano nel tenere animali nelle case del centro abitato. Galline per esempio, (…) dove cristiani ed animali vivevano in armonia, nonostante gli sforzi e i provvedimenti che la giunta aveva adottato a tutela dell’igiene pubblica. (…) Oltre a numerosissimi pollai urbani di variabile consistenza numerica e conigliere ficcate in ogni dove, erano saltate fuori due stalle raffazzonate site negli orti alle spalle degli edifici che si aprivano lungo via Manzoni.”
In tale clima nasce la storia di Attilio Fumagalli, bonariamente detto il Sindacone,
“Il sindaco Fumagalli era un uomo pingue. Obesità androide, il grasso ce l’aveva tutto attorno all’addome. Era alto poco più di un metro e sessanta e poggiava su gambe corte e sode che terminavano su un paio di piedi piccoli e soprattutto diversi uno dall’altro. (…) Sin da giovane il Fumagalli aveva fatto pace col fisico di cui madre natura l’aveva dotato, conquistando col tempo un’armonia che gli consentiva di essere disinvolto, misurato, a volte addirittura elegante. “.
Un sindaco un po’ strano, che da poco tempo indice settimanalmente strane convocazioni del consiglio comunale con pochi ordini del giorno, per poi fuggire in tutta fretta. L’ultima porta la data del 24 dicembre 1949, con la scusa di porgere a tutti gli auguri di Natale. Quale mistero si cela dietro queste convocazioni? E quale segreto è necessario proteggere a qualunque costo?
Una narrazione ironica, simpatica e brillante. Con:
“Gli ultimi passi del Sindacone torna sulla scena la Bellano del dopoguerra, di cui Andrea Vitali sa mettere in luce la voglia di riscatto, il frettoloso antifascismo esibito senza vergogna, gli appetiti della carne simbolo della voglia di vita che sta rianimando l’intero Paese, ma senza tralasciare quei piccoli segreti che rendono più sapido il tran tran quotidiano, e la lettura dei suoi romanzi una godibilissima compagnia.”.
Un testo che si avvale di una prosa scorrevole, un caleidoscopio di personaggi ottimamente delineati per una lettura intrigante e fascinosa, che travolge il lettore in un vortice di attrattiva e di sarcasmo.