Gli occhi di Venezia
Letteratura italiana
Editore
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Opinioni inserite: 8
Deludente e noioso
Da appassionato di romanzi storici, e amante delle lezioni di Barbero nonché dei suoi testi, ho deciso di acquistare questo libro ammaliato anche dalle recensioni positive. Non lo avessi mai fatto...
La storia è di un banale come poche, i protagonisti subiscono tutto quello che succede loro passivamente, tanto c'è sempre una componente esterna che 'magicamente' mette tutto apposto. Ogni momento di tensione è subito dopo stemperato dal fatto che arriverà il 'Deus ex machina' di turno a risolvere per i due il problema di turno. Non è avvincente, non è trascinante è solo un lungo testo in cui col pretesto della storiella di Michele e Bianca si vuole parlare della vita quotidiana dei marinai sulle galere veneziane e genovesi, o delle lungaggini della burocrazia veneziane di fine '500. Mi sarei letto con piacere un saggio storico (dello stesso Barbero anche) sull'argomento che sciropparmi la storiella dei due...
Un punto poi mi ha fatto trasalire, Barbero da narratore (...invadente e anche troppo nel testo, ma potrebbe essere il suo modo di scrivere), usa questa frase per indicare che il personaggio in questione era al buio in attesa della sua vittima: "in un altra epoca, avrebbe fumato una sigaretta dopo l'altra; ma allora il tabacco non era stato ancora introdotto dall'America" (SIC!)... ma cosa diavolo c'entra? non siamo mica a lezione o a una conferenza. In un romanzo che vuol essere storico, un annotazione del genere è assolutamente sbagliata e rovina l'atmosfera di ricostruzione storica fatta. Un gravissimo scivolone, insomma, che di certo non affossa un già mediocre volume.
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La giustizia della Serenissima
Già ho avuto modo di apprezzare Alessandro Barbero come storico, di cui ho letto due saggi: l’interessante e convincente 9 agosto 378 il giorno dei barbari e lo stupendo La battaglia Storia di Waterloo. Mi piacciono il suo stile semplice, ma non povero, la capacità di approfondire senza risultare greve e in generale quella dote non frequente, ma che fa la differenza, vale a dire la straordinaria attitudine a coinvolgere il lettore. Quando sono venuto a conoscenza del fatto che è anche autore di romanzi storici (con uno, Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo, ha vinto addirittura nel 1996 il Premio Strega) ho voluto immediatamente leggerne uno e la mia scelta è caduta su Gli occhi di Venezia, sia per il periodo – il XVI secolo, che per me di notevole interesse – in cui si svolge la vicenda, sia perché, come riportato nel risvolto di copertina, la storia é veneziana, cioè nasce nella città lagunare quando ancora l a Serenissima era una grande potenza mediterranea. Ebbene, non solo l’ho letto, ma si potrebbe anche dire che l’ho divorato, tanto è appassionante e quasi tiene incollato dalla prima all’ultima pagina (e le pagine non sono proprio poche, ma ben 434). Il Doge, il Consiglio dei Dieci, questo potere che ha ovunque occhi per perpetuarsi, i mille giochi segreti dei nobili che contano e che amministrano una ferrea giustizia francamente di parte occupano una parte non indifferente di questo volume, da cui esce l’atmosfera opprimente di una oligarchia che a Venezia fa il bello e il cattivo tempo. Sono rari i condannati delle classi alte e privilegiate, mentre risultano frequenti e anche eccessivamente dure le pene a carico dei poveri, magari per reati di poco conto e sovente solo per una critica in pubblico all’operato del governo. Non manca tuttavia l’avventura vera e propria, con viaggi, per mare e per terra, negli immensi territori dell’Impero Turco, fra miseria e opulenza sfacciata. A ciò aggiungasi la storia d’amore fra Michele e Bianca, novelli sposi, ma ben presto separati a causa di una giustizia che, per far piacere a chi è potente, se la prende con i deboli. Tuttavia, dopo mille peripezie e per l’interessamento della moglie di un nobile potranno incontrarsi nuovamente, lui ottenendo giustizia, non tanto per la sua innocenza, ma perché nel gioco delle ambizioni di chi conta fa comodo assolverlo e riabilitarlo, non senza che prima si volesse considerarlo reo per quanto incolpevole.
Il lieto fine ci sta tutto, con la punizione anche di nobili traditori e ladri, ma in bocca resta un retrogusto amaro, con quella conferma che la giustizia usa una bilancia con due pesi e due misure, distinguendo fra chi ha potere e chi invece è un povero diavolo.
Il romanzo è molto bello, avvincente, e quindi la lettura è indubbiamente consigliata.
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Squallori nascosti nella serenissima
Un romanzo ambientato nella Venezia, Repubblica Serenissima, di fine ‘500 dove le contraddizioni sono palpabili: da una parte ricchezza e infinita bellezza, dall’altra lo squallore della povertà associato alla sporcizia e alla corruzione dilagante.
I protagonisti, Michele, il padre Matteo, la madre Zanetta e la giovanissima moglie Bianca, appartengono a una famiglia tra le meno abbienti che sopravvivono grazie al lavoro di muratori sia di Michele che del padre Matteo. Tutto sembra procedere, ancorchè in miseria, in maniera regolare e stabile, fino a quando accade uno scontro tra Matteo con un cliente ricco, che si rifiuta di pagare e, agli insulti del muratore, risponde con una denuncia alla giustizia cittadina formata, all’epoca, dai famosi “dieci”.. Questi ultimi decidono di condannare Matteo al taglio della lingua per far giustizia, ma qui la situazione precipita, al tentativo di arresto dei soldati veneziani, Michele reagisce malamente e Matteo accidentalmente muore.
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Per sfuggire all’arresto, Michele deve fuggire e allontanarsi da Venezia trovando rifugio su un’imbarcazione pronta a salpare; l’immediata conseguenza è il necessario abbandono della madre e della giovane moglie che devono, quindi, affrontare da sole una difficile realtà all’epoca di natura maschilista.
Il racconto si intreccia con il contesto storico della Serenissima e, nel contempo, le vite parallele condotte da Michele che gira il Mediterraneo su galere e brigantini che tempreranno il suo carattere a causa dei continui disagi e pericoli da affrontare, e della moglie Bianca che dovrà sopravvivere in una città ostile e intricata.
Due vite che hanno, comunque, in comune la costrizione di confrontarsi costantemente con i vari fattori avversi che incontrano nel loro cammino e che li conduce a una crescita spirituale e di carattere necessaria per non rimanere avvinghiati nei tentacoli degli eventi.
In sintesi una narrazione di accadimenti popolari, dalla vita sulle galere e bastimenti dell'epoca, alle tradizioni e cultura con brevi riferimenti storici ai dogi, alla società e al dominio oltremare della Repubblica marinara e alla comparazione con altri contesti dell'epoca (regno ottomano e Repubblica di Genova).
Romanzo di facile lettura e che via, via appassiona per le ambientazioni e le situazioni storiche di quell'epoca.
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Un lungo ed appasionante viaggio
Colpito dalle buone recensioni e dalle positive critiche decido di leggere questo libro. Beh è stato una scelta felice. Le avventure di Michele e Bianca sono veramente appassionanti e coinvolgenti. Le descrizioni dei luoghi e dei personaggi sono dettagliate, ma leggere. Un romanzo che può essere apprezzato da chi ama i romanzi d'amore, perchè scoprire se i due innamorati potranno un giorno reincontrarsi e vivere il loro idillio ti tiene incollato fino alla fine. Chi invece è appasionato di romanzi marinareschi apprezzerà la vita di galera che Barbero descrive in modo fantastico. Tanti sono i riferimenti alla storia del tempo, alla Venezia di fine Cinquecento tremenda ed affascinante, al Mediterraneo dove si possono incontrare il più meschino degli uomini e la magnificenza di Costantinopoli. Un vero viaggio che appassiona dalla prima all'ultima pagine e che quindi consiglio assolutamente.
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gli occhi di venezia
Un gran bel romanzo storico.
I personaggi sono credibili e ben delineati, la società del tempo viene descritta con grande competenza storica senza cadere nel didascalico e mantenendo sempre alta l'attenzione lettore.
La scrittura è chiara e lo stile impeccabile.
Il romanzo è ambientato alla fine del Cinquecento tra Venezia e Costantinopoli passando dalle galere che solcavano il Mediterraneo alle case delle famiglie patrizie veneziane attraversando quelle più povere fino all'Ospedale della Pietà.
Ma la storia nella storia è quella di Lorenzo Bernardo e Girolamo Lippomano poichè si tratta di una storia realmente accaduta.
Che dire? andate subito a leggerlo!
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Lo sguardo spietato dei potenti...
Un libro che si aggancia con evidenti analogie ai "promessi sposi" di Manzoni, diversificandosi solamente per il carattere dei personaggi, i due sposini che certo non possiedono l'ingenuità e la purezza di Renzo e Lucia...
Venezia alla fine del cinquecento, nel fumoso e oscuro Medioevo....Michele, un giovane muratore compie un gesto avventato: litiga con un potente signore del luogo, giocandosi così l'esistenza pacifica all'interno della città. E' costretto a fuggire, imbarcandosi in una galera, senza neanche poter salutare la sua giovane sposa...In una città pericolosa, in cui i potenti comandano con pugno di ferro, spietati, corrotti e posano il loro sguardo feroce, cinico, spavaldo sugli abitanti meno abbienti, Bianca, la giovane moglie rimane a lottare con problemi quotidiani di sopravvivenza, incontri fortuiti, e sfugge per miracolo al contagio della prostituzione.
Il romanzo ci regala l'emozione di due vite che scorrono in parallelo in luoghi diversi, oramai divise dal crudele destino avverso e cercano comunque di cavarsela e di sopravvivere...
Il libro ha un suo fascino occulto: "anche i muri hanno gli occhi" città tentacolare e perversa...spie, intrighi, menzogne...questi gli ingredienti che fanno di questa vicenda un autentico "Vaso di Pandora" in cui il lettore può tuffarsi con gioia e senza ricevere danni, con un arrichimento generale di cultura.
Una vera chicca da gustare, per emozionarsi, per leggere una volta ogni tanto un vero prodotto di qualità.
Consigliato.
Saluti.
Ginseng666
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storico ma allo stesso tempo attuale
Venezia, fine del sedicesimo secolo.Il giovane muratore Matteo è costretto a fuggire da Venezia e imbarcarsi in una galera, lasciando sola la giovane sposa Bianca con la vecchia madre, a causa di un'accusa mossa da un nobile veneziano.Tutti e due giovanissimi e ingenui, dovranno affrontare la bruttura della miseria,le bassezze dell'essere umano, in una società piramidale,come lo era La Serenissima ,dove loro sono all'ultimo gradino e non esiste possibilità di riscatto.
Avvincente la trama, che si dirama tra il viaggio di Michele nel Mediterraneo, el e tribolazioni di Bianca a Venezia;ho amato molto le caratterizzazioni dei piccoli personaggi,che rappresentano attraverso le loro azioni uno spaccato di vita lontano secoli eppure cosi vicino, addirittura moderno. A volte i temi trattati e le situazioni descritte potrebbero essere ambientati al giorno d'oggi tanto sono attuali.
Barbero ha creato un lavoro eccellente,godibilissimo e scorrevole senza tralasciare la accuratissima ambientazione e le sfaccettature psicologiche dei protagonisti, dei quali è possibile percepire stati d'animo e attitudini.
Un libro da cui si impara fino all'ultima pagina, e con piacere.
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Romanzo storico...di formazione.
Ammetto di aver pensato di mollarlo a pagina 102, forse ne parlai anche con l'amico Marcello...poi però sono stato felicemente conquistato, avvinto, "raggirato" da uno stile veramente maturo, davvero meraviglioso.
Ho letto tutti i romanzi del grande medievista Barbero, ma in nessuno di essi avevo riscontrato tanta sublime brillantezza.
E' un racconto di formazione, un "Salinger adulto" mosso fra le coltri della Storia più importante della Repubblica, quello che sto recensendo.
Michele il ricercato,il condannato, il perseguitato dal Sant'Uffizio deve lasciare "Vinegia" e la moglie per restare vivo, per non soccombere ad una falsa accusa.
E fino all'ultima onda, ve l'assicuro,vi farà correre i mari con lui stringendo al cuore le sue stesse paure, le sue precipue ambizioni.
Approderà al Bosforo, in fine, a Bisanzio che è già Istanbul fin dal 1453...(che si pronunci con l'accento sulla "a"...perché in turco significa "gran postribolo"). Qui Michele si troverà a contatto con un mondo che,alla fine del secolo XVI, è tutto da scoprire.
Un mondo a parte,un mondo di bassezze e di cultura dove nessuno,mai, gli dirà dalle sue critiche che "sputa nel piatto in cui mangia".
Un emisfero a parte da leggere sulla cresta di ogni onda, di ogni pagina che vi sigillerà in poltrona.
Che bello leggere della Repubblica senza sapersi straniero!