Francesca e Nunziata
Letteratura italiana
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Quando fare i maccheroni era un’arte
Una prosa delicata e arguta, intrisa di indubbia poesia e del fascino tipico dei racconti senza tempo, narra una piccola grande storia del Sud: una storia di lavoro e fatiche, di dignità e coraggio, nonché di tenace e ammirevole imprenditorialità.
Sullo sfondo, la grande Storia, quella che, abbracciando pressoché un secolo di vicende travagliate, ci fa intravedere l’ultimo sovrano borbonico del Regno delle Due Sicilie e Garibaldi, così come ci mostra, attraverso gli occhi di quei luoghi, la tanto discussa unità d’Italia portata a suon di cannonate e, pertanto, più subita che voluta da quelle parti, fino ad arrivare all’inizio del secondo conflitto mondiale.
Romanzo straordinario e sorprendente, “Francesca e Nunziata” vede per protagonista una famiglia di pastai che dalla costiera di Amalfi si sposta verso la zona di Napoli, per mettere salde radici alle falde del Vesuvio. È un racconto appassionato e appassionante di un’epoca e di una terra dove l’arte di fare la pasta non aveva eguali altrove, almeno fino all’avvento prepotente della moderna produzione industriale. Tra fusilli, orecchiette e altre specialità che, già a fine Ottocento, dalle assolate coste campane prendevano il largo alla volta dell’America, e che non tardarono ad apprezzare nemmeno gli stessi invasori piemontesi, si stagliano luminosi i paesaggi profumati di mare e vallate vegliati dal sommo Vulcano dai cui fianchi, “su memorie di lava, scendevano impeti di ginestre”.
Contraddistinta da una forte personalità, la figura di Francesca è quella di una donna imprenditrice come poche, eccezionale considerando il periodo storico nel quale opera, sicura di sé e irriducibilmente chiusa nel proprio ostinato rifiuto della legittimità del re piemontese; nel lavoro, seguirà le sue orme la figlia adottiva Nunziata che, seppure dal carattere più dolce e apparentemente remissivo, si distinguerà ben presto per idee e aspirazioni non meno determinate, come quando, giovanissima e prossima alle nozze, se ne uscì prontamente con un “Voglio due ‘ngegni per fare i maccheroni” non appena la madre le aveva proposto invece costosi gioielli in regalo. Intorno a loro, dall’infanzia di donna Francesca ancor prima di quel fatidico 1860-’61 fino alla morte di Nunziata nell’anno fascista 1940, una selva di personaggi tratteggiati ad arte: il nonno Giuseppe, che da semplice mugnaio, aiutato dalla miriade di figlie e nipoti che aveva in casa, diede avvio a una produzione artigianale di successo, lo scapestrato don Giordano, il giovane e idealista Federico, l’insostituibile e sempre indaffarata Mariuccia, soltanto per citarne alcuni tra i tanti che animano queste pagine intense che si lasciano gustare proprio come un bel piatto fumante di pasta condito con sole e aromi mediterranei.
Sebbene sia stato tra i romanzi finalisti al Premio Strega del 1995 e abbia avuto a suo tempo numerose traduzioni all’estero, oggi “Francesca e Nunziata” di Maria Orsini Natale, autrice di Torre Annunziata scomparsa meno di dieci anni fa, ha tutta l’aria di essere un’opera non particolarmente conosciuta. Un’opera, tuttavia, in odore di capolavoro!