Narrativa italiana Romanzi storici Eredi Piedivico e famiglia
 

Eredi Piedivico e famiglia Eredi Piedivico e famiglia

Eredi Piedivico e famiglia

Letteratura italiana

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Tra gli anni Venti e gli anni Sessanta del Novecento, la saga, senza eccessi, di un’inquieta famiglia lombarda. Una storia divertente e amara che infine, come una fiaba, apre il cuore alla speranza. «La pianura è sorella del lago. Per questo ne ho subito il fascino ancor prima di conoscerla, quando leggevo i racconti di Guareschi» (Andrea Vitali). Oreste Piedivico, classe 1901, veterinario di Manerbio, provincia di Brescia, è ben visto da tutti nella zona della Bassa che è la sua condotta. Sempre disponibile, sempre pronto a sfrecciare sulla sua Benelli per visitare un mulo e far nascere un vitello, o magari un bambino. È anche un buon partito, e quando decide che non vuol più essere signorino, trova subito moglie: la Lidovina, figlia unica di un allevatore. Il matrimonio, però, si rivela più complesso del previsto. Lui non è mai stato tipo da relazioni fisse, e anche se si impegna, nei panni del marito è un po’ impacciato. Mentre lei, in quelli della moglie, è proprio spaesata. Oreste accoglie la vita senza farsi troppe domande, Lidovina non smette mai di rimuginare. Sono diversi, e ancor più diversi saranno i loro eredi. Proprio questi, anni dopo, scopriranno una semplice verità: non c’è bisogno di assomigliarsi per volersi bene.



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Eredi Piedivico e famiglia 2024-06-03 16:44:27 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    03 Giugno, 2024
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Non assomigliarsi e volersi bene.

Un altro Andrea Vitali, lontano da Bellano e dai suoi abituali protagonisti, lontano dal maresciallo Maccadò e dalle amene divertenti storie che hanno per anni animato i suoi romanzi. Questa volta troviamo un Vitali più impegnato, la storia emblematica di un nucleo familiare dai primi del secolo scorso via via fino agli anni del dopoguerra e oltre: una storia tutta italiana, ad ampio respiro, che dimostra come l'amore possa appianare divergenze e unire persone di origini e cultura diverse.
Tutto inizia ai primi del Novecento, a Manerbio. Il notaio Piedivico, titolare di un avviato e rinomato studio, ha un figlio, Oreste, che non vuole saperne di proseguire nella carriera del padre e desidera solo una cosa: diventare veterinario, un sogno covato da anni che, alla fine, si avvererà e farà di Oreste un ottimo professionista. Cavalli, mucche, muli saranno i suoi pazienti: non avrà bisogno di uno studio, girando lui stesso per cascine e fienili, e, col tempo, si farà apprezzare a tal punto da essere consultato per consigli e piccoli interventi anche su persone del posto. Si sposterà su una Benelli di terza mano e riuscirà anche a coronare un suo timido sogno d'amore portando all'altare la figlia di un fattore del posto, Ludovina Anzibene, una strana ragazza, introversa, che, per unirsi con Oreste, sarà consigliata dal padre di rompere un fidanzamento già avviato con un bravo giovane di campagna, Ottaviano. Nascerà Felicino, gracile, bruttarello e verrà affidato alle cure di una prosperosa ragazza, Versalia, che per tutta la vita sarà fedele e di grande aiuto alla famiglia Piedivico, anche perché la povera Ludovina, sempre più stanca e spossata, dovrà essere ricoverata in un sanatorio, affetta da tubercolosi conclamata. Ma i guai non finiscono: anche se Ludovina si riprenderà e Felicino, in collegio dai Barnabiti, si rivelerà un piccolo genio, un'immane disgrazia colpirà la famiglia: Oreste, in giro per visite con la sua Benelli, perderà la vita in un incidente.
Passano gli anni. Felicino si laurea brillantemente in legge e si trova una sussiegosa e ricca ragazza di città mentre Ludovina sposa il fidanzato di un tempo: due famiglie, una di campagna l'altra di città, diverse e lontane come abitudini e mentalità. Gli incontri si fanno meno frequenti, vicende alterne con situazioni complicate ed inattese complicano la vita degli uni e degli altri. La vita in campagna ha ritmi più lenti, si vive all'aria aperta, si è a contatto con la natura, con gli animali, con un'azienda agricola che può dare grandi soddisfazioni, mentre in città le esigenze sono altre, gli impegni sociali sono stressanti, il livello di vita porta ad ambizioni sempre maggiori: gli eredi dell'originaria famiglia Piedivico sembrano allontanarsi sempre più, ma Andrea Vitali ha riservato per i lettori, proprio negli ultimi capitoli del racconto, un magistrale colpo di scena, un'inattesa novità che costituisce alla fine la vera chiave di lettura e la morale di tutta la storia.
Lo stile narrativo è brioso e scorrevole, il lettore si sente piacevolmente coinvolto, anche se a volte affiora una certa nostalgia per il Vitali di Bellano e di certi indimenticabili e coloriti personaggi. Ma la saga familiare dei Piedivico, che percorre quasi tutto il secolo scorso, ha un suo significato: è lo spaccato di una famiglia lombarda attaccata pervicacemente alle sue origini, e che, da quelle origini, trae affetto e riconoscenza.


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