Eredi Piedivico e famiglia
Letteratura italiana
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Non assomigliarsi e volersi bene.
Un altro Andrea Vitali, lontano da Bellano e dai suoi abituali protagonisti, lontano dal maresciallo Maccadò e dalle amene divertenti storie che hanno per anni animato i suoi romanzi. Questa volta troviamo un Vitali più impegnato, la storia emblematica di un nucleo familiare dai primi del secolo scorso via via fino agli anni del dopoguerra e oltre: una storia tutta italiana, ad ampio respiro, che dimostra come l'amore possa appianare divergenze e unire persone di origini e cultura diverse.
Tutto inizia ai primi del Novecento, a Manerbio. Il notaio Piedivico, titolare di un avviato e rinomato studio, ha un figlio, Oreste, che non vuole saperne di proseguire nella carriera del padre e desidera solo una cosa: diventare veterinario, un sogno covato da anni che, alla fine, si avvererà e farà di Oreste un ottimo professionista. Cavalli, mucche, muli saranno i suoi pazienti: non avrà bisogno di uno studio, girando lui stesso per cascine e fienili, e, col tempo, si farà apprezzare a tal punto da essere consultato per consigli e piccoli interventi anche su persone del posto. Si sposterà su una Benelli di terza mano e riuscirà anche a coronare un suo timido sogno d'amore portando all'altare la figlia di un fattore del posto, Ludovina Anzibene, una strana ragazza, introversa, che, per unirsi con Oreste, sarà consigliata dal padre di rompere un fidanzamento già avviato con un bravo giovane di campagna, Ottaviano. Nascerà Felicino, gracile, bruttarello e verrà affidato alle cure di una prosperosa ragazza, Versalia, che per tutta la vita sarà fedele e di grande aiuto alla famiglia Piedivico, anche perché la povera Ludovina, sempre più stanca e spossata, dovrà essere ricoverata in un sanatorio, affetta da tubercolosi conclamata. Ma i guai non finiscono: anche se Ludovina si riprenderà e Felicino, in collegio dai Barnabiti, si rivelerà un piccolo genio, un'immane disgrazia colpirà la famiglia: Oreste, in giro per visite con la sua Benelli, perderà la vita in un incidente.
Passano gli anni. Felicino si laurea brillantemente in legge e si trova una sussiegosa e ricca ragazza di città mentre Ludovina sposa il fidanzato di un tempo: due famiglie, una di campagna l'altra di città, diverse e lontane come abitudini e mentalità. Gli incontri si fanno meno frequenti, vicende alterne con situazioni complicate ed inattese complicano la vita degli uni e degli altri. La vita in campagna ha ritmi più lenti, si vive all'aria aperta, si è a contatto con la natura, con gli animali, con un'azienda agricola che può dare grandi soddisfazioni, mentre in città le esigenze sono altre, gli impegni sociali sono stressanti, il livello di vita porta ad ambizioni sempre maggiori: gli eredi dell'originaria famiglia Piedivico sembrano allontanarsi sempre più, ma Andrea Vitali ha riservato per i lettori, proprio negli ultimi capitoli del racconto, un magistrale colpo di scena, un'inattesa novità che costituisce alla fine la vera chiave di lettura e la morale di tutta la storia.
Lo stile narrativo è brioso e scorrevole, il lettore si sente piacevolmente coinvolto, anche se a volte affiora una certa nostalgia per il Vitali di Bellano e di certi indimenticabili e coloriti personaggi. Ma la saga familiare dei Piedivico, che percorre quasi tutto il secolo scorso, ha un suo significato: è lo spaccato di una famiglia lombarda attaccata pervicacemente alle sue origini, e che, da quelle origini, trae affetto e riconoscenza.