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Letteratura italiana
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In cima alla montagna
Con questo romanzo De Luca elabora una mirabile ed originale trasposizione delle Sacre Scritture.
L'impatto è forte.
Le prime immagini ritraggono Mosè durante l'ascesa sul Monte Sinai; bellissime, dense di emozioni e di poesia, capaci di cantare l'impresa di un uomo forte e caparbio, pronto al sacrificio e alla sofferenza in nome della libertà.
Questo è un racconto che parla di uomini e di donne, di un popolo schiavo in cammino verso la luce, di dedizione e coraggio, di regole e leggi, di passato e di futuro, di tradizione e modernità.
L'autore dipinge una natura vibrante e intensa, perché il cielo, la terra, il deserto, la roccia, le nubi, sono partecipi degli avvenimenti così come gli esseri umani.
Una natura che emana calore, una natura che parla.
De Luca ci regala un'opera di estrema profondità sul piano linguistico, riportando all'interno della narrazione tanti vocaboli appartenenti all'antica lingua ebraica: non per sfoggio di erudizione, bensì per mettere in luce la genesi del significato di numerosi termini.
Il messaggio che ci giunge è: la parola è tutto, la parola nasce per esprimere un determinato concetto, la parola ha un suo seme di vita, la parola è storia.
Avvalendosi di questa interpretazione etimologica della lingua, egli sovverte alcuni luoghi comuni e concetti astratti che animano le Scritture, proponendo al suo pubblico sua sorta di rilettura; nasce così un ritratto di Eva fuori dagli schemi, una figura diversa, brillante e capace, legata al suo Adamo da un rapporto del tutto paritario. Nasce altresì una rilettura affascinante e più concreta dei comandamenti.
E' un romanzo colto e pregno di elegia, da assaporare senza fretta per poterne cogliere l'estremo significato nascosto in ogni riga.
Una narrazione partorita da una penna che non rinuncia all'intensità poetica, pur trattando temi complessi e controversi.
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Il cammino dell'uomo
Ecco un libro sempilce, poetico, profondo, emozionante. La capacità di De Luca di avvicinare il lettore alle Sacre Scritture lascia sempre senza parole, sembra proprio di essere lì con il popolo d'Israele, di vivere le sue fatiche, di sentire Dio scandire il decalogo e vedere Mosè illuminato in volto.
La traduzione di De Luca rende merito al testo biblico dandogli quella sacralità e semplecità che colpiscono l'animo di ciascuno.
Il credente trova ancor di più parole che rafforzano la sua fede, il non credente trova parole che parlano allo spirito e per entrambi parole che tendono all'assoluto.
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Il tu maschile e la responsabilità
Il tu maschile, una responsabilità da assecondare perché così vuole il Verbo.
Siamo nel deserto e le donne ringraziano, anche solo con gli occhi, quella mano invisibile che traccia segni sul monte Sinai.
Uno spaccato di "storia di genere" fin dalle origini. Qui la grammatica ebraica è una soluzione netta per il maschile e il femminile, all'interno di una lingua non ancora corrotta.Una soluzione per un mondo che non deve confondersi. Unico monito:tenere dritta la via, guardare in alto, interiorizzare le leggi, perché sono le Leggi giuste e non vanno discusse.Perché la modernità non è solo cambiamento e ribellione. Perché oggi, come all'origine della storia dell'umanità, la rivoluzione si attua anche, e forse, con il ritorno alla tradizione. Quella in cui ci si riconosce al di là di credi e tendenze. Nella tradizione della lingua ebraica e in nessun' altra lingua è presente la differenziazione tra il tu maschile e il tu femminile.
E' una scoperta, un regalo dello scrittore, che ci pone di fronte ad una riflessione: l'omologazione linguistica è anche sociale, politica e morale. Invece la differenza è il segno. La differenza è la salvezza. E' nel differire la ricchezza e la forza, non dissociata dalla condivisione. Basta riconoscere l'alterità per segnare ambiti di vicendevole soccorso.
Il Verbo disse Tu riferendosi al maschile e l'uomo compì la sua storia, mentre il tu femminile continuava a compiere la propria.
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E disse
Non sono un conoscitore dei testi sacri religiosi. Non sono un cattolico praticante. L'unico mio contatto con l'ebraismo risale ad una gita scolastica a Praga quindici anni fa durante la quale un'intera giornata fu dedicata alla visita di vecchie sinagoghe. Questa premessa per rendervi consapevoli della mia ignoranza sull'argomento. Ho letto questo libro dedicandovi molta attenzione e concentrazione. Non è un attrezzo da spiaggia da portare in vacanza assieme a secchiello e paletta. L'ho scoperto un po' ostico in certi passaggi che ho dovuto rileggere ma che, capiti ed assimilati, mostrano la grandezza di uno scrittore capace di esprimere verità con estrema sintesi ed appropriatezza. Il Mosé arrampicatore m'è parso l'omaggio di un grande ammiratore della montagna, esso stesso scalatore di pareti. La montagna è vista come chiave della conoscenza, scrigno delle verità, porta d'accesso del sapere. "Una cima raggiunta è il bordo di confine tra il finito e l'immenso. Lì sulla cima percepiva la divinità che si accostava."
I dieci comandamenti sono letti sotto una luce diversa da quella del catechismo. Partendo da Eva che coglie la prima mela: è Eva che libera l'uomo dalla prigionia, lo eleva sopra gli altri animali, gli dona la conoscenza.
Erri De Luca è da rileggere più volte, così da raggiungerne la cima.
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Gradevole.
De Luca mi stupisce spesso per la semplicità che utilizza nel trattare il Sacro. Devo dire che questo libro, come tanti dei suoi, si presenta con grande duttilità e dinamicità. Lo si può leggere in un'ora o in un anno, sta al lettore la scelta.
C'è un piccolo errore di trascrizione dall'ebraico antico alla sua interpretazione, ma ci sta.
Anzi, è proprio l'autodidattismo a rendere questo grande scrittore napoletano particolarmente accattivante.
La visione di Mosè è di quelle tradizionali della schematica umoristica.Diverso il timbro fascinoso e solenne nel descrivere l'Indescrivibile.
Ho molto apprezzato questo narrato fluente perché, a ragion veduta, credo che questo sarà il libro più importante nella produzione di De Luca.
Il suo approccio al misticismo è stato graduale, come quello dei saggi.
E' partito da una visione particolare, ma è arrivato a tentare l'universale.
Questo gli va riconosciuto.
Il problema è uno solo.
Poco hanno sete dell'Onnipotente.