Narrativa italiana Romanzi storici Del denaro e della gloria
 

Del denaro e della gloria Del denaro e della gloria

Del denaro e della gloria

Letteratura italiana

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La presentazione e le recensioni di Del denaro e della gloria, opera di Laura Lepri edita da Mondadori. Venezia, primo Cinquecento. A pochi decenni dalla rivoluzione di Gutenberg, la città è una stamperia a cielo aperto. Mentre il numero di librai e tipografi è in euforico aumento - la concorrenza si fa feroce e i torchi macinano pagine senza tregua -, si affaccia con urgenza sulla scena il problema della qualità dei testi. Per garantire l'"onore" dei libri pubblicati, gli stampatori si circondano di un fitto pulviscolo di collaboratori: chierici e laici che correggono, limano, "bulinano" scrupolosamente i testi da editare. Vengono detti, appunto, "correttori": oggi si chiamano redattori, editor. Fra tutti spicca Giovan Francesco Valier, chierico veneziano amico di importanti letterati e artisti, dal Bembo a Raffaello, da Bernardo Tasso all'Ariosto - che ne parla con gratitudine perfino nell'Orlando Furioso. Mondano e colto, brillante raccontatore di storie boccaccesche e conoscitore del migliore italiano letterario, il Valier verrà scelto dagli eredi di Aldo Manuzio per intervenire su un libro che diventerà un bestseller, il Cortigiano di Baldassar Castiglione. Ma Monsignor Valier, uomo intraprendente e all'occorrenza assai spregiudicato, vanta parecchi contatti anche sul fronte della politica, veneziana e italica. In tal senso coltiva alcune ambizioni pericolose; talmente rischiose che, sullo sfondo di un intrigo internazionale, lo condurranno a una fine tragica e sconvolgente. Intanto, attorno a lui autori e stampatori - sedotti dal canto del denaro e della gloria, due sirene quasi mai in perfetto accordo - progettano libri e li vedono uscire fra aspettative, ansie, sogni e delusioni. Proprio come accade ancora oggi. Con una lunga esperienza sul campo, unita all'acribia della studiosa e a una vena narrativa felice e lucidamente ironica, Laura Lepri racconta la storia avventurosa di un uomo di lettere che, alcuni secoli fa, è stato uno fra i primi a fare un bellissimo mestiere. E ricostruisce la splendida aurora di un mondo antico col pensiero rivolto all'editoria contemporanea. Davvero i libri sono al tramonto? O non aspettano, forse, un nuovo giorno?

Laura Lepri è nata a Firenze e ha vissuto a lungo a Venezia. È editor free-lance e consulente editoriale. Dal 1996, grazie a Giuseppe Pontiggia, insegna scrittura creativa al Teatro Litta di Milano; è inoltre docente presso il Master in Editoria Libraria della Università Statale e della Fondazione Mondadori. Autrice di numerosi saggi, e curatrice di alcuni volumi fra cui "Panta - Scrittura creativa" (Bompiani) e, insieme a Elisabetta Sgarbi, "Panta - Editoria" (Bompiani), scrive per il periodico annuale "Tirature" e per il "Domenicale" del "Sole 24 Ore".



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Del denaro e della gloria 2013-01-11 07:44:27 giuse 1754
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giuse 1754 Opinione inserita da giuse 1754    11 Gennaio, 2013
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Del denaro o della gloria, eterno dilemma

All’inizio del Cinquecento a Venezia ferve l’attività di stampa di testi classici greci e latini, e di nuove pubblicazioni di libri, come “Il Cortegiano” di Baldassar Castiglione, destinati a loro volta a diventare best- sellers.
Gli stampatori-editori di spicco sono Aldo Manuzio e i suoi eredi, i Torresani, alla cui casata Manuzio si era imparentato con il matrimonio.
La filosofia del capostipite è quella di privilegiare la qualità delle stampe a scapito dei costi, scegliendo quindi la gloria anziché il vil denaro.
Il motto delle edizioni aldine, le prime che utilizzeranno il corsivo, è “festina lente”, affrettati con calma, e un’ancora con il delfino è Il logo che Manuzio aveva ricavato da una moneta romana ricevuta in dono dal cardinal Pietro Bembo, scrittore che ritroveremo più volte nel racconto, insieme ad altri umanisti che contrassegnarono quel tempo cruciale in cui si cercava di passare definitivamente a una lingua più moderna, l’italiano, mutuato dall’uso che ne fecero gli scrittori toscani del trecento, in primissimo luogo Dante e Petrarca.
In quell’ humus culturale si consolida la figura dell’editor, il correttore di bozze, categoria professionale di cui l’autrice Laura Lepri è una importante rappresentante contemporanea. Ho potuto apprezzarne la grandissima professionalità di persona durante un’importante rassegna letteraria .
Mi sono fatta l’idea che il libro nasca soprattutto per indagare le vicende di Giovan Francesco Valier, l’editor ante litteram incaricato di correggere e “sistemare” per la pubblicazione proprio Il Cortigiano, che sia insomma una specie di omaggio al primo collega dell’autrice.
E’ da molto tempo che non mi imbattevo in un italiano così perfetto, aulico ma non scevro da una sottile vena di ironia, vera scuola di stile per chi ambisce a scrivere o per chiunque ami una certa eleganza formale.
Purtroppo la struttura del libro è una via di mezzo tra il saggio e il romanzo, senza mai decidersi per un genere o l’altro e questa impostazione non mi ha del tutto convinta.
Dettagliatissimo nel resoconto dell’epoca, fin troppo se non dovesse essere considerato saggistica, ha sicuramente richiesto una preparazione di tutto rispetto dell’immensa documentazione necessaria e l’autrice ha tutta la mia ammirazione.
Devo però concludere che non è riuscita a coinvolgermi dal punto di vista emotivo, salvo qualche pagina qua e là, quando il testo si fa più romanzato e Laura Lepri si lascia andare, riuscendo perfettamente a suggerire le atmosfere, a qualche piccola invenzione letteraria.


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