Del denaro e della gloria
Letteratura italiana
Editore
Laura Lepri è nata a Firenze e ha vissuto a lungo a Venezia. È editor free-lance e consulente editoriale. Dal 1996, grazie a Giuseppe Pontiggia, insegna scrittura creativa al Teatro Litta di Milano; è inoltre docente presso il Master in Editoria Libraria della Università Statale e della Fondazione Mondadori. Autrice di numerosi saggi, e curatrice di alcuni volumi fra cui "Panta - Scrittura creativa" (Bompiani) e, insieme a Elisabetta Sgarbi, "Panta - Editoria" (Bompiani), scrive per il periodico annuale "Tirature" e per il "Domenicale" del "Sole 24 Ore".
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Del denaro o della gloria, eterno dilemma
All’inizio del Cinquecento a Venezia ferve l’attività di stampa di testi classici greci e latini, e di nuove pubblicazioni di libri, come “Il Cortegiano” di Baldassar Castiglione, destinati a loro volta a diventare best- sellers.
Gli stampatori-editori di spicco sono Aldo Manuzio e i suoi eredi, i Torresani, alla cui casata Manuzio si era imparentato con il matrimonio.
La filosofia del capostipite è quella di privilegiare la qualità delle stampe a scapito dei costi, scegliendo quindi la gloria anziché il vil denaro.
Il motto delle edizioni aldine, le prime che utilizzeranno il corsivo, è “festina lente”, affrettati con calma, e un’ancora con il delfino è Il logo che Manuzio aveva ricavato da una moneta romana ricevuta in dono dal cardinal Pietro Bembo, scrittore che ritroveremo più volte nel racconto, insieme ad altri umanisti che contrassegnarono quel tempo cruciale in cui si cercava di passare definitivamente a una lingua più moderna, l’italiano, mutuato dall’uso che ne fecero gli scrittori toscani del trecento, in primissimo luogo Dante e Petrarca.
In quell’ humus culturale si consolida la figura dell’editor, il correttore di bozze, categoria professionale di cui l’autrice Laura Lepri è una importante rappresentante contemporanea. Ho potuto apprezzarne la grandissima professionalità di persona durante un’importante rassegna letteraria .
Mi sono fatta l’idea che il libro nasca soprattutto per indagare le vicende di Giovan Francesco Valier, l’editor ante litteram incaricato di correggere e “sistemare” per la pubblicazione proprio Il Cortigiano, che sia insomma una specie di omaggio al primo collega dell’autrice.
E’ da molto tempo che non mi imbattevo in un italiano così perfetto, aulico ma non scevro da una sottile vena di ironia, vera scuola di stile per chi ambisce a scrivere o per chiunque ami una certa eleganza formale.
Purtroppo la struttura del libro è una via di mezzo tra il saggio e il romanzo, senza mai decidersi per un genere o l’altro e questa impostazione non mi ha del tutto convinta.
Dettagliatissimo nel resoconto dell’epoca, fin troppo se non dovesse essere considerato saggistica, ha sicuramente richiesto una preparazione di tutto rispetto dell’immensa documentazione necessaria e l’autrice ha tutta la mia ammirazione.
Devo però concludere che non è riuscita a coinvolgermi dal punto di vista emotivo, salvo qualche pagina qua e là, quando il testo si fa più romanzato e Laura Lepri si lascia andare, riuscendo perfettamente a suggerire le atmosfere, a qualche piccola invenzione letteraria.