Antica madre
Letteratura italiana
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Sorgente del Nilo, sorgente del mito
Anno 62 d.C.
Il centurione Furio Voreno sta attraversando l'inospitale e arida steppa numidica per rientrare a Roma, carico di soldati a lui sottoposti e di fiere da destinare alle venationes, sanguinarie sfide nelle arene imperiali in cui gli animali selvatici vengono cacciati e uccisi: tuttavia, nell'ultimo convoglio, è presente una 'splendida donna... scura nel suo corpo lucente' che afferma di chiamarsi Varea, dotata di forza sovrumana e con indosso un monile dai geroglifici indecifrabili. Le voci, tra fascino magnetico e timore reverenziale, giungono sino a Nerone, il quale non ascolta le suppliche di Voreno e costringe la donna ad affrontare leonesse, guerrieri celti, leoni mauretani e un misterioso e possente Ercole nero: una serie di duelli sempre più rutilanti destinati a concludersi con la morte certa della giovane, fino a quando le leggende che ruotano attorno alla sorgente del Nilo, allora inesplorata, non stuzzicano la vorace curiosità dell'imperatore. Voreno, a capo della spedizione, non si lascia sfuggire l'occasione e ottiene il permesso di portare con sè Varea per agevolare le comunicazioni con le tribù indigene, ma ben presto la donna rivelerà il suo misterioso legame a una profezia millenaria dal quale dipenderanno le sorti dell'intero viaggio.
E' con la consueta dovizia di particolari che Manfredi ci pone di fronte a un viaggio temporale che abbraccia dodici secoli e che affonda le proprie radici nel decennale assedio di Troia, con lo scontro fra Memnon-Memnone e Akireu-Achille, passa attraverso la figura di Attilio Regolo nella prima guerra punica e infine si conclude con l'impero del figlio di Claudio e di Agrippina minore: una figura ambivalente e centrale in un'epoca storica conturbante che stride con i valori dei guerrieri più nobili e valorosi e con il trionfo estetico della Città Eterna.
Una dicotomia che, tuttavia, non metterà in chiaroscuro il fascino delle ville a strapiombo sul golfo di Napoli, le cascate spumeggianti della foresta dell'Atlante, le imponenti piramidi, la tomba di Alexandros e il tempio di Ramses II e di Nefertiti: luoghi ricchi di Storia e dai profumi ancestrali, lungo i quali si (di)spiegheranno intrecci amorosi, spionaggi e usi e costumi paradossalmente opposti e uguali allo stesso tempo. Il tutto raccontato attraverso un lessico semplice e lineare e un registro che alterna con estremo equilibrio azione, pathos, descrizioni e riflessioni prima di un finale tragico, ma che lascia comunque spazio a una speranza e a un capitolo successivo meritevole di essere gustato in tempi brevi, brevissimi.
Sbrigatevi a partire: i Monti della Luna, esotici e incontaminati, vi attendono.
Indicazioni utili
Niente di nuovo
La cosa più bella del libro è la sovracopertina con i disegni di Diana Manfredi, veramente bella.
Dopo vent’anni di libri di Manfredi dove storia ed epica del romanzo andavano a braccetto con racconti che lasciavano il segno, l’autore si è preso una bella vacanza con un romanzetto rosa e delicato, scontato, con passaggi che toccano la vita della Roma dell’epoca per mantenere un filo conduttore che scappa dalla città eterna fino alla risalita della corrente del Nilo, con una fretta che non premia il lettore. Il viaggio sul fiume leggendario risulta banale, non paragonabile a quelli rappresentati da altri autori in opere recenti, con accelerazioni che sottintendono la voglia di arrivare in fretta all’ultima pagina e allo scontrino in libreria.
L’eroina Marvel che salta come un grillo e abbatte lottatori e gladiatori sotto l’occhio lacrimevole del povero Voreno sono difficili da sostenere anche per chi si propone con un patto narrativo forte.
Comprendiamo il bisogno di fatturare, ma non la qualità di questo libro.