Allegra. La figlia di Byron
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Un figlio non è un giocattolo!
“Allegra – La figlia di Byron” è la triste biografia che Iris Origo redige per Allegra, figlioletta illegittima che il poeta ebbe da Claire, la sorellastra della moglie di Shelley.
Dopo un viaggio in Europa, con famosa tappa sul lago di Ginevra (“Quando… gli Shelley si trasferirono in un cottage sulla sponda meridionale del lago, Byron li seguì alla Villa Diodati…”), ove il gruppo si trastulla in modo congeniale ai letterati (“A Villa Diodati fecero le ore piccole raccontandosi storie di fantasmi o leggendo ad alta voce, o sentendo Byron recitare Christabel”), Byron ripara in Italia e ripudia l’amante. Da lei pretende l’affidamento della piccola Allegra, bambina graziosissima che blandisce l’ego di Lord Byron (“Essere un conforto per Lord Byron – tale, dunque, doveva essere il desino di Allegra…”) e lo raggiunge in Italia (“E così Allegra, a quindici mesi di età, fu mandata da Papà a Venezia”). Troppo preso dalle amanti (a Venezia, la Fornarina), il poeta preferisce affidare ad altri la cura dell’innocente strappata alla madre, progettando per lei un futuro da religiosa in linea con la mentalità dell’epoca.
Dopo Venezia, Byron si trasferisce a Ravenna e Allegra viene confinata “in una scuola conventuale distante una dozzina di miglia, a Bagnacavallo…”
La mamma intanto si ravvede e vorrebbe ancora con sé la sua bambina (“Piani fantastici per rapire Allegra cominciarono a occupare la fantasia di Claire”), ma si scontra con la pertinace volontà del poeta, che non vuole rinunciare al suo giocattolo vivente.
All’età di soli cinque anni, Allegra si ammala e spira, imitando il triste destino dei suoi compagni di giochi, figli di Shelley (“Dei due bambini che giocavano in quel giardino nessuno sarebbe vissuto fino a vedere il proprio sesto compleanno”). Le dispute dei genitori non avranno fine neppure con la morte della sfortunata figlioletta (“Così la lotta che la povera piccola Allegra aveva suscitato col semplice fatto della sua esistenza continuò anche dopo la sua morte”).
Forse non era questa l’intenzione dell’autrice, ma lord Byron risulta insopportabile al lettore, che – costernato dal trattamento riservato a una creatura - segue le peripezie di un megalomane accecato dall’egotismo.
Bruno Elpis