Al di qua del fiume. Il sogno della famiglia Crespi
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
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Il sogno di un villaggio operaio
Alessandra Selmi, è titolare dell’agenzia letteraria Lorem Ipsum, dove si occupa di scouting e editing, e insegna Scrittura editoriale nell’ambito dei master dell’Università Cattolica di Milano. Ora approda in libreria con una saga familiare molto avvincente, intitolata Al di qua del fiume. Il sogno della famiglia Crespi, edita da Nord edizioni.
Il libro inizia dalle origini nel 1877, quando uno dei titolari del cotonificio Benigno Crespi, tale Cristoforo, ha un sogno, e decide di attuarlo: costruire una fabbrica e un villaggio operaio a misura d’uomo, cercando di soddisfare al meglio le condizioni di vita e di lavoro dei suoi operai. E’ solo un sogno oppure no? Ci riuscirà?
“lo stabilimento è luminoso e immenso, pare non debba finire mai. Le macchine sono state disposte con ordine, tutte in fila: un susseguirsi di ruote e ingranaggi in ghisa e ferro, da cui il cotone, bianchissimo, entra ed esce come in un labirinto. Sembrano soldati diligenti in attesa dell’aprite il fuoco.”
L’inaugurazione è una festa da ricordare:
“La voce si è sparsa in tutta la zona. Da Capriate, a Trezzo, da Vaprio, da Brembate: la gente vuole vedere la fabbrica e i capannoni che, si dice, sono così grandi da perdercisi dentro. Molti hanno contribuito a costruirli, ma per altri che ne hanno solo sentito parlare questa è l’occasione per scoprire se è tutto vero. Lì comincia il futuro”.
Nasce così il villaggio Crespi, oggi nominato patrimonio dell’Unesco, a Crespi d’Adda, appunto. E il libro ne racconta le gesta dei suoi abitanti e del padrone fino all’avvento del fascismo che, purtroppo, farà sentire le sue gesta avventate e dolore, anche su questa oasi del paradiso. Tutt’ora presente.
Il libro è, sì, una saga familiare, che narra le gesta di un imprenditore differente che, soprattutto, intende conferire dignità ai suoi sottoposti. Ma non solo: è narrazione precisa e lineare delle condizioni di vita e di lavoro in fabbrica:
“Quella fabbrica si era rivelata ben altra cosa: l’aria resa irrespirabile dal pulviscolo del cotone, un clima torrido , incidenti all’ordine del giorno e il rischio costante che scoppiasse un incendio; turni estenuanti di dodici ore, tutto il tempo in piedi, con la schiena a pezzi e il rombo delle macchine nelle orecchie, che non se ne andava neanche quando finalmente usciva all’aperto. E poi le persone, per la maggior parte donne e bambini, non più schiavi delle macchine ma già parti di esse, chini, curvi, ritorti. Deformati dal lavoro.”
Il denaro è sempre e comunque il motore a giustificazione di profitto:
“E’ che il denaro a fare la differenza tra quello che si può fare e quello che non si può fare. Il denaro costituisce mondi dove tutto è possibile.”
Ne scaturisce, così, una bella storia reale ed attuale composta in primo luogo da persone umane, e poi da logiche economiche. Per chi ama le saghe familiari, ma non solo: anche tutte le tematiche legate al lavoro operaio, alle sue condizioni e ai suoi adattamenti nel corso dei secoli. Molto bello e frutto di una ricerca che si percepisce subito essere perigliosa e condotta con metodo di studio.