1504 Notte all'Hostaria La Guercia
Letteratura italiana
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 1
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Un romanzo di straordinaria bellezza
Già ho scritto qualche tempo fa di questo bellissimo romanzo storico, allorché risultava edito da Argalia e con il titolo di Notte all’Hostaria La Guercia.
Mi risulta quindi difficile riparlarne in altri termini, per quanto in questa seconda edizione non sia cambiato solo il titolo, ora più indovinato ed esplicativo, ma anche perché opportunamente l’autore ha colto l’occasione per apportare piccole modifiche, per la verità nulla di importante, ma che hanno finito per perfezionare un’opera già originariamente di elevato livello.
A suo tempo avevo scritto che era un capolavoro e anche ora il mio giudizio resta invariato, perché l’impronta, la struttura mantengono le stesse caratteristiche che così tanto mi avevano impressionato.
Quella notte trascorsa in una cameretta dell’Hostaria La Guercia è lunga un’intera vita, costituisce l’occasione per l’uomo Collenuccio di ripensare al lungo percorso che l’ha portato fin lì. E se il personaggio storicamente si presenta di notevole interesse, quello che permea di grazia tutta l’opera è la sua essenza, è quello spogliarlo dei panni di protagonista famoso di un’epoca per metterlo a nudo, per ricondurlo al suo stato di uomo fra gli uomini.
È solo così, infatti, che ci è consentito di avvicinarlo, di vivere con lui, di essere parte dei suoi sentimenti.
Se fosse rimasto un personaggio idealizzato, ben staccato nelle sue caratteristiche da quelle di tutti i mortali, non avremmo potuto apprezzare le bellissime pagine della sua iniziazione alla vita sessuale, né avremmo potuto comprendere i suoi tormenti, né essere partecipi delle sue pene d’amore.
Così, in una notte dal futuro molto incerto, anzi dalla sensazione che non ci sarà un futuro, Pandolfo Collenuccio, nel raccontare di se stesso, finisce con il dialogare con noi, proponendoci episodi in cui non è difficile che ci possiamo riconoscere, ma il tutto con una delicatezza che dona al ricordo la dimensione della sacralità, lo fa diventare una testimonianza indelebile di una vita vissuta.
Quel rievocare il tempo andato alla luce dei dubbi e dei patemi d’animo del presente impregna tutto il romanzo di una velata malinconia, umanizza il personaggio e in tal modo lo fa sentire parte di noi.
Così la sua emozione del primo rapporto con Maria, chiamata affettuosamente ‘susina acerba’ per le sue qualità estetiche, diventa anche la nostra emozione, la sua nostalgia per questo primo amore finisce con l’essere anche la nostra e, sebbene per un naturale senso di conservazione non moriamo con lui (una pagina, questa, di altissima letteratura), però siamo lì presenti e diventa veramente difficile riuscire a trattenere le lacrime.
Ma anche l’aspetto storico è tutt’altro che secondario, con la descrizione di un’epoca e con un corollario di personaggi anche famosi che non finiscono lì a caso o che vengono citati solo per convenienza, ma perché c’è una precisa ragione logica che li colloca nella trama, rispondendo di fatto a quello che avvenne veramente.
Si riesce così a tornare indietro nel tempo, quasi ci si cala nel mondo del quindicesimo secolo, in compagnia di questo protagonista che in effetti fu un grande cortigiano e diplomatico.
Incontreremo così Poliziano, Pico della Mirandola, i Borgia e così via, in un affresco storico che nulla lascia alla fantasia, ma che interpretato in chiave romanzesca risulta particolarmente avvincente.
È strana, comunque, la vita. Io non sapevo nulla di questo Pandolfo Collenuccio, ma da quando ho letto questo libro mi sembra che sia diventato un vecchio amico, il cui ricordo ormai mi accompagna.
I personaggi storici normalmente si ricordano per ciò che hanno fatto di straordinario, nel bene o nel male, ma dell’uomo, cioè della sua essenza, distaccata dall’incarico ricoperto o dall’impresa svolta, sappiamo ben poco, perché ciò che conta sono le azioni che ne decretano la memoria.
L’abilità di Valentino Rocchi è l’averci rivelato anche un Pandolfo Collenuccio privato, di averlo svestito dei panni ufficiali della storia per mostrarci l’uomo, con le sue debolezze, i suoi patemi d’animo, le sue piccole gioie.
Questa umanizzazione del personaggio, anziché sminuirlo, tende ad avvicinarlo a noi, a ricondurlo a quella natura che è propria di tutti, così che è anche possibile comprendere il comportamento e le azioni che lo hanno reso celebre.
La caducità, invece di svilirlo, ha finito con il donargli uno spessore del tutto particolare, che non potrà non restare impresso nella memoria del lettore, conferendogli così quell’immortalità dell’uomo salito all’olimpo degli dei.