Una famiglia in pezzi Una famiglia in pezzi

Una famiglia in pezzi

Letteratura italiana

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"Quando Henry passava nei vicoli stretti del quartiere ebraico, dove andava a comprare i frutti canditi a un ottimo prezzo, qualche testa si voltava a guardarlo. Ma solo per un attimo: non erano pochi gli inglesi in città, anche se non molti avevano un aspetto altero come il suo". Inizia con l'immagine di un elegante diplomatico inglese a Salonicco a metà dell'Ottocento l'affascinante ricostruzione delle origini famigliari di Elisabetta Rasy. In quegli anni Salonicco è parte dell'Impero Ottomano, un crocevia di culture e commerci tra greci, turchi, bulgari ed ebrei alle soglie di grandi mutamenti politici e culturali, che traghetteranno la città verso il Novecento e l'Europa, pur lasciandola fortemente impregnata della sua profonda essenza mediorientale. I Rasy lasceranno Salonicco per trasferirsi inizialmente ad Alessandria d'Egitto, quindi a Cipro, e infine a Napoli. Proprio nella vivace e rumorosa anima partenopea l'autrice ritrova tracce del carattere levantino della città d'origine. E nel suo racconto - diviso tra Salonicco e Napoli, da cui provengono i due rami della sua famiglia - la Storia si intreccia con tante storie private.



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Una famiglia in pezzi 2017-07-28 06:09:54 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    28 Luglio, 2017
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Salonicco - Napoli tessendo il filo degli antenati

“Mamma diceva che Henri- Charles era una spia. Forse aveva ragione. Dandy, levantino, grande viaggiatore, spia: non potevo desiderare un uomo più affascinante.”.
Chi parla è Elisabetta Rasy che nel suo ultimo libro Una famiglia in pezzi, racconta la storia della sua famiglia.
L’albero genealogico ha due rami: uno di Salonicco, l’altro di Napoli. Ed è composto da diciannove personaggi principali, le tessere di un mosaico che è un’avvincente ed articolata storia, fatta di passioni che intriga. L’albero genealogico di cui si parla è, ovviamente, quello dell’autrice e della sua famiglia, che è scrittrice, giornalista, studiosa di narrativa ottocentesca che ha pubblicato numerosi saggi imperniati sulla letteratura declinata al femminile, sulle voci delle donne che hanno fatto grande la storia letteraria, faticando per emergere e per imporsi, per ottenere un sacrosanto diritto alla considerazione e all’autodeterminazione, alla cittadinanza nel mondo intellettuale, che non dovrebbe porre dei vieti. Amori, viaggi, addii, partenze, ritorni, matrimoni, vizi e virtù, profumi ammalianti e sguardi carichi di fascino, personaggi che conquistano, caratterizzati con preziosa ricchezza di dettagli in una atmosfera che ricorda la Ballata levantina di Faust Cialente e che travolge per impeto narrativo.
Una famiglia affascinante, originale, con luci ed ombre, che spesso trasforma le ombre in pregi, tanto è il personale fascino, l’allure, che li porta a cavalcare traversie con eleganza e sorriso sulle labbra. Le partenze, gli sradicamenti, la caratterizzano:
“Io da quando c’eravamo trasferite nell’altra città sognavo Napoli. (…) Poi smisi di pensarci e il sogno divenne più raro. Nei sogni, come nei libri, ogni tanto tutto si aggiusta.”.
Perché, in realtà, in questa articolata famiglia, forse, il dono più grande è quello di non essere stanziali ma di sentirsi parte di orizzonti più ampi, dove il concetto di libertà può trovare la sua dimensione migliore. Elisabetta Rasy si conferma ancora una volta scrittrice di sensibilità e di carattere, moderna ed accattivante, con una scrittura dalle mille sfaccettature.

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