Stirpe e vergogna Stirpe e vergogna

Stirpe e vergogna

Letteratura italiana

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Michela Marzano intreccia il passato familiare alle pagine più controverse della storia del nostro Paese. Michela non sapeva. Per tutta la vita si è impegnata a stare dalla parte giusta: i fascisti erano gli altri, quelli contro cui lottare. Finché un giorno scopre il passato del nonno, fascista convinto della prima ora. Perché nessuno le ha mai detto la verità? Era un segreto di cui vergognarsi oppure un pezzo di storia inconsciamente cancellato? “Sono stata pure io complice di questa amnesia?” si chiede Michela dopo aver ritrovato una vecchia teca piena di tessere e medaglie del Ventennio. Inseguendo il filo teso attraverso le vicende della sua famiglia, tra il nonno Arturo e il nipotino Jacopo, l'autrice ridisegna il percorso che l'ha resa la donna che è oggi, costellato di dubbi e riflessioni: il rapporto complicato con la maternità, il legame tra sangue, eredità e memoria, e quel passato con cui l'Italia non ha mai fatto davvero i conti. Il risultato è uno spietato autoritratto che va molto al di là del dato personale, in questo Paese di poeti, di eroi, di santi e (così pare, ad ascoltarne i nipoti) di milioni di nonni partigiani, mettendo in luce la rimozione collettiva dell'humus fascista in cui affondano le radici di molti alberi genealogici.



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Stirpe e vergogna 2022-10-31 16:51:20 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    31 Ottobre, 2022
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Un viaggio nella Storia e in una famiglia

«Il passato ci appartiene, voltargli le spalle sarebbe meschino. Quello che non esiste più torna, sempre. Riemerge attraverso la memoria, attraverso i libri, attraverso le parole. Puoi negarlo, rifiutarlo, metterci una pietra sopra, ma non serve a nulla quando ti pizzica la mente.»

Presente, passato, futuro. Quello che è stato, quello che è. Quello che sarà. Un passato che è nostro, che è presente, che è presenza. Perché non è possibile voltare le spalle al passato, un passato che ci appartiene e che è parte del nostro essere. Anche quando ci ha fatto soffrire, anche quando il dolore è tale da costringerci a metterci una pietra sopra, per conviverci, per andare avanti.
Quello che è stato al tempo stesso ci forma e plasma a sua immagine e somiglianza, ci dona emozioni e sensazioni eterogenee quanto divergenti. Ecco perché quello che è stato può indurre alla riflessione il lettore, un lettore che vi ripensa anche solo come spettatore ma poco importa in quanto che si sia spettatori o partecipi in prima persona, ciascuno ne ha un ricordo tale da influenzare il proprio essere.

«Chi scrive lo sa bene che con i romanzi si fanno sempre i conti con se stessi, ci si imbatte nei propri fantasmi, si proiettano le proprie ansie e le proprie vergogne...»

Ed è questo che accade con “Stirpe e vergogna” di Michela Marzano. Il conoscitore entra nella vita della scrittrice che torna indietro in quella che è la storia della sua famiglia. Cerca documenti, legge carte, osserva fotografie, fa domande, chiede e chiede ancora, non sempre ottenendo quelle che sono le risposte alle proprie domande. Eppure è proprio interrogando il passato che è possibile interrogare il proprio vivere e al tempo stesso ritrovarsi.
Da qui ha inizio una ricerca, da piccoli interrogativi finalizzati a trovare dei perché. Ed è proprio scoprendo del passato del nonno che era stato chiuso quale una vergogna che nasce il desiderio di sapere della verità.
A questo bisogno di verità si mixa una scrittura rapida, fluida, incalzante, una narrazione senza fronzoli che non perde di interesse e che mira a sfiatare dubbi in primo luogo dell’autrice stessa. Un romanzo interessante, che sa far riflettere il lettore e che interroga anche sulla memoria storica, su un pezzo di Storia quale quella fascista, senza remore e senza timori.

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