Sempre tornare Sempre tornare

Sempre tornare

Letteratura italiana

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È l'estate del 1991, Daniele ha diciassette anni e questa è la sua prima vacanza da solo con gli amici. Due settimane lontano da casa, da vivere al massimo tra spiagge, discoteche, alcol e ragazze. Ma c'è qualcosa con cui non ha fatto i conti: se stesso. È sufficiente un piccolo inconveniente nella notte di Ferragosto perché Daniele decida di abbandonare il gruppo e continuare il viaggio a piedi, da solo, dalla Riviera Romagnola in direzione Roma. Libero dalle distrazioni e dalle recite sociali, offrendosi senza difese alla bellezza della natura, che lo riempie di gioia e tormento al tempo stesso, forse riuscirà a comprendere la ragione dell'inquietudine che da sempre lo punge e lo sollecita. In compagnia di una valigia pesante come un blocco di marmo, Daniele si mette in cammino, costretto a vincere la propria timidezza per chiedere aiuto alle persone che incontra lungo il tragitto: qualcosa da mangiare, un posto in cui trascorrere la notte. Troverà chi è logorato dalla solitudine ma ancora capace di slanci, chi si affaccia su un abisso di follia, sconfitti dalla vita, prepotenti inguaribili. E incontrerà l'amore, negli occhi azzurri di Emma. Ma soprattutto Daniele incontrerà se stesso, in un fitto dialogo silenzioso in cui interpreta e interroga senza sosta ciò che gli accade, con l'urgenza di divorare il mondo che si ha a diciassette anni, di comprendere ogni cosa e, su tutto, noi stessi: misurare le nostre forze, sapere di cosa siamo fatti, cosa può entusiasmarci e cosa spegnerci per sempre.



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Sempre tornare 2022-04-24 20:59:52 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    24 Aprile, 2022
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Ulisse torna a Roma

Sempre tornare descrive il viaggio di Daniele 17enne da Misano a Roma in autostop. Incipit bellissimo, il resto meno appassionante di altri suoi romanzi, però non male. Spicca il desiderio di nuovo, di conoscere e di esplorare dell'adolescente. Daniele-Ulisse ha radici ben piantate nella famiglia, per fortuna. Si sente che è un bravo ragazzo che a molti fa piacere incontrare e aiutare. Emma invece, la solare Emma che ospita Daniele in una tappa del suo viaggio, Urbania, ha perso la madre e a differenza di Daniele non le importa di avventurarsi in acque pericolose da cui sarà più difficile, anzi forse sarà impossibile il ritorno.
Il viaggio di Daniele non pare esplorazione di luoghi ma di tipi umani, per cui il libro sembra quasi una visita allo zoo dove nelle varie gabbie si incontra l'uno o l'altro tipo umano, tra questi Emma che in gabbia non ci vuole stare e dunque viaggia anche lei, ma chiusa nella cabina della sua dipendenza da roipnol e in fuga dai ricordi.

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Sempre tornare 2022-02-23 16:35:41 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    23 Febbraio, 2022
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Daniele e il primo viaggio della sua vita

«I piani che costruiscono con tanta cura e fantasia sono fatti per essere stravolti dagli eventi. Basta pochissimo.»

Torna in libreria Daniele Mencarelli vincitore del Premio Strega giovani con “Tutto chiede salvezza”. “Sempre tornare” si somma al titolo eletto ma anche a “La casa degli sguardi” e completa quella che è la trilogia dedicata dallo scrittore al suo trascorso di vita. Si tratta di una trilogia chiaramente ideale e narrata in archi temporali diversi ma in ciascun titolo troviamo un tassello differente di quella esistenza travagliata del poeta. Se “In tutto chiede salvezza” questo è un ventenne sottoposto a TSO, in “La casa degli sguardi” lo ritroviamo inserviente venticinquenne in quel dell’Ospedale Bambino Gesù a causa dei suoi eccessi con alcol e i tentativi fallimentari di riprendersi e tornare sulla retta via. In “Sempre tornare” ci ritroviamo davanti a un Mencarelli adolescente, di anni diciassette e in procinto di dedicarsi a quella che è la sua prima vacanza da solo senza genitori.

«Io è come se c’avessi dentro un cane che s’è perso il padrone, con quella nostalgia, come se c’avesse vissuto insieme. E lo cerca ovunque. In certi momenti il profumo del padrone si fa più intenso, allora tutto diventa una presenza innamorata, ma sono lampi, bruciature di luce, in quegli istanti vedo la mano che ha piantato gli alberi.»

Come spesso accade, però, non tutto va come vorremmo. Daniele è assetato di risposte per tutte quelle domande che lo accompagnano nel quotidiano vivere. Torna indietro in queste pagine anche per cercarle, queste. È irrequieto, sente che alcune cose a lui sfuggono e che quei contorni non riesce a capirli, a farli suoi. Tuttavia, ben presto, si separa dagli amici e a causa di “una brutta figura” occorsa nella notte precedente che lo cataloga ancora una volta come diverso, come fuori luogo. Ecco allora che con la sua valigia verde pisello e il suo bagaglio personale di dubbi, si ritrova a fare l’autostop in direzione Roma conscio e consapevole di aver lasciato a quegli amici da cui si è staccato non solo i propri documenti ma anche il denaro in suo possesso.
Da qui ha inizio un romanzo che è fatto di strade, di incontri, di percorsi, di disillusioni e sogni, di sentimenti anche scomodi che spesso bussano alla porta del cuore chiedendo di uscire con forza inesorabile. È un percorso fatto di dolore e di ricerca, una meta continua cercata e ricercata che viene a comporsi qui di un altro tassello che poi si sommerà ai successivi presenti nei titoli di cui sopra. Daniele osserva con sguardo acuto chiunque incontra, osserva, scruta, memorizza e ascolta. Cerca una verità, interpella anche Dio al fine di trovarla. Procede piano piano in quella continua ricerca che però è sempre più chiaro che arriverà in un modo diverso rispetto a quel che vorremmo o che semplicemente auspichiamo.
Dal punto di vista stilistico non mancano quelle pillole poetiche che sono proprie della sua penna. Forse un poco meno coinvolgente ed empatico ma per chi già conosce l’autore, un ritorno “a casa”. Per chi invece non lo conoscesse “Sempre tornare” è un ottimo trampolino di lancio per avvicinarsi a uno scrittore la cui capacità evocativa e coinvolgente è innegabile.

«Non so cosa, ma le parole e la realtà hanno qualcosa in comune, come un filo rosso, come se attraversasse lo stesso sangue.»

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