Ora dimmi di te. Lettera a Matilda
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
"Tu non sei uno scrittore, sei un corrispondente d
Andrea Camilleri nasce a Porto Empedocle un piccolo paese nel Sud della Sicilia nel 1925. Bambino precoce e dedito alla lettura, la sua giovinezza è caratterizzata dal radicarsi e dal consolidarsi del partito fascista nel paese e nel suo cuore, anche se ben presto, a causa di due avvenimenti, inizia a prenderne le distanze. Negli anni del primo dopoguerra il siciliano si dedica alla poesia sino ad approdare al teatro, settore in cui opera attivamente sino a tarda età. Ed è contemporaneamente a queste attività, al suo entrare in Rai, al suo manifestare politico, alle sue riflessioni storiche, che lo scrittore si avvicina alla narrativa, sentendosi sempre un cantastorie mai uno scrittore, prima con romanzi di minore successo e di poi con la nascita, sopraggiunta all’età di 69 anni al suo personaggio più famoso: Salvo Montalbano. Perché la scelta del dialetto? Perché «di una data cosa la lingua ne esprime il concetto, mentre della medesima cosa il dialetto ne esprime il sentimento (p. 67)». Infine, l’oggi. La sua cecità che lo priva del leggere e dello scrivere confinandolo al dettare, ma anche le sue valutazioni sulla società moderna, sul quel che è diventata e sul quel che era. Memorabili i passi in cui descrive la forza, il carisma, l’ideale dei politici del tempo a discapito di quelli attuali.
«Gli uomini politici, che subito dopo la Liberazione presero in mano le redini dell’Italia, erano uomini che il fascismo aveva costretto all’esilio, alla galera, all’ostracismo, al silenzio. Erano uomini come Alcide De Gasperi democristiano, Luigi Einaudi liberale, Palmiro Togliatti comunista, Pietro Nenni e Sandro Pertini socialisti, Carlo Sforza e Ferruccio Parri del Partito d’azione, tutti uomini che avevano cominciato a far politica prima dell’avvento del fascismo e che conoscevano benissimo i valori della democrazia. Ma a quei tempi, pur combattendoci, avevamo un ideale comune, quello di far risorgere l’Italia dalle sue macerie. […] Ogni frase che De Gasperi scriveva la sottoponeva al giudizio degli altri che la modificavano, correggevano, aggiungevano un aggettivo, ne levavano un altro. In quella stanza, un quel momento non c’era solo il democristiano De Gasperi ma l’Italia tutta.» p. 78
Imperdibili le considerazioni sulla prima, seconda e terza Repubblica, sul fenomeno del terrorismo, sulla corruzione nel nostro Stato, sulla politica sovranazionale e internazionale e infine, ma non per questo meno importante, sul fenomeno della migrazione. Argute e profonde, altresì le sue dissertazioni sull’Unione Europea, sui suoi errori, le sue falde, il suo rischio di fallimento, le possibili soluzioni al problema.
In un crescendo continuo privo di un preciso schema narrativo, privo di un definito e obbligato senso letterale, bensì alla cieca, a fronte della condizione in cui da qualche anno l’autore versa nonché a fronte della considerazione del fatto che egli non riesce e non può immaginarsi quale sarà il mondo fra vent’anni e più precisamente quel mondo in cui la pronipotina ad oggi di 4/5 anni Matilde, dovrà vivere, Andrea Camilleri non si limita a scrivere un memoir della sua vita per questa piccola erede che non potrà vedere crescere ma al contrario le destina e ci destina una lunga e conclusiva riflessione su quella che è stata l’evoluzione del nostro paese negli ultimi novantadue anni. E lo fa mediante la rievocazione di quegli avvenimenti che per primo ha provato e vissuto, su quelle gioie e quei dolori che hanno caratterizzato i suoi giorni. La sua è una analisi disincantata, semplice e proprio per questa sua semplicità toccante e folgorante. Soprattutto nella prima e nell’ultima parte. Tra le pagine respirerete dunque una grande e logica meditazione sullo ieri e sull’oggi attraverso quel velo di melanconia propria di un uomo consapevole di essere ormai giunto a conclusione del suo tempo su questa terra. Il suo più grande dispiacere? Dover lasciare le persone che più ama.
Nel discorrere della sua esposizione l’autore non si sottrae a autocritiche per gli errori commessi e a fronte di ciò fa dono di quegli insegnamenti raggiunti e custoditi. Perché non sempre due più due fa quattro, non sempre il lupo è cattivo come ce lo hanno descritto nelle favole.
«L’ultima cosa che ho imparato consiste nell’avere necessariamente un’idea, chiamala pure ideale, e a essa attenersi fermamente ma senza nessuna faziosità, ascoltando sempre le idee degli altri diverse dalle proprie, sostenendo le proprie ragioni con fermezza, spiegandole e rispiegandole, e magari perché no, cambiando la propria idea. Ricordati che, sconfitta o vittoriosa, non c’è bandiera che non stinga al sole.» p. 107
Non adatto a chi cerca Montalbano, bensì a chi desidera uno scritto con cui rivivere, ragionare, trarre spunto. Commovente, riflessivo, da gustare senza pretese ma con la mente aperta.
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Una piccola finestra sull'uomo
Si presenta come una lettera alla pronipote. Di fatto è una minibiografia di uno dei maggiori scrittori italiani del nostro tempo, nonché anche un miniriassunto di un lungo pezzo di storia italiana. Mi è piaciuto l’incipit, che è il desiderio di raccontarsi personalmente. Credo proprio che l’intento fosse quello di lasciare una traccia di sé scritta di propria penna, senza farsi raccontare per come gli altri lo avrebbero ricordato. Mi ha dato l’impressione di autenticità, di trasparenza, nonchè di amore per la continuità della vita. Camilleri le racconta, e quindi ci racconta, di come è sempre stato fedele a se stesso, di quali sono stati i suoi ideali di vita e di condivisione, dell’amore sincero per la moglie e per le figlie, dell’amore per la poesia e per il teatro e della nascita, anche un po' casuale, dell’impulso del racconto, di momenti preziosi difficili con il padre, durante i quali è nata quella modalità di racconto che lo ha così tanto caratterizzato, così come anche consegnato alla storia della letteratura, ovvero la commistione fra lingua e dialetto. Così speciale perché la lingua racconta l’oggettività, ma il dialetto racconta l’emozione, l’anima. E’ un breve prezioso romanzo che ti permette di conoscere l’uomo.
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Stima e ispirazione
Non saprei neanche da dove iniziare a parlare di questo libro.
Non vi dirò che è strappalacrime, che è toccante e struggente. No.
Semplicemente l'ho trovato motivante, una sorta di fonte di ispirazione. Non avevo mai letto nulla di Camilleri, mai. Ma non so perchè questo titolo mi è rimasto impresso da quando, anni fa, avevo sentito in tv di questa sua nuova pubblicazione.
Chiaro è che Camilleri bene o male lo conosciamo tutti, soprattutto per la serie Montalbano.
Ma in questo libro si vede un altro Camilleri, si vede l'autore dietro quella serie di successo, si vede tutta la sua lotta come impegno sociale e politico. Si vedono tutti gli sforzi per inseguire la carriera ambita, l'attaccamento alla famiglia, alla moglie, ai suoi vari lavori e ai suoi vari talenti.
Di certo non si possono negare, appunto, i talenti di questo autore... non solo autore, ma anche sceneggiatore, regista. Ha svolto svariati lavori, in tv, in teatro e tra le pagine dei libri.
«Nel corso degli anni cercavo semmai di scalfire la consistenza delle loro idee per vedere quanto esse fossero resistenti, pronto a tirarmi indietro e a mettere a loro disposizione tutto il mio sapere e la mia esperienza, purchè le loro concezioni raggiungessero una forma compiuta. Questa è stata la base del mio insegnamento, un insegnamento di libertà.» (p.57)
Per questo ho parlato di ispirazione: la sua capacità di mettere tutto in discussione, di informarsi, la sua passione per la cultura, il teatro e la letteratura l'hanno portato dove tutti l'abbiamo conosciuto.
Questo libro ti dà il coraggio di osare, di mettersi in gioco, di sfruttare al meglio le proprie capacità e le proprie passioni.
La faccio troppo romanzata? Possibile.
«Come scrittore non ho mai voluto chiudermi dentro a una sorta di prezioso isolamento. La "turris eburnea" tanto vagheggiata da alcuni miei colleghi è per me un luogo inabitabile; nei miei romanzi la politica intesa come partecipazione sociale non è mai stata del tutto assente.» (p.75)
Questa lettera a Matilda è scritta appunto per farsi conoscere, da lei, dai suoi lettori e anche da chi, come me, ancora non aveva conosciuto da vicino l'autore.
Un libro che si legge in neanche due ore, piccolo, poche pagine e con una impaginazione che non lascia spazio a tantissimo testo nelle pagine. Per cui, credetemi, sono poche pagine ma che, alla fine, vi lasceranno con la sensazione di non esservi mai davvero sforzati al massimo, di non aver davvero seguito tutte quelle passioni per cui, per voi, davvero ne valeva la pena.
Credo di essermi affezionata a questo libro, recensione forse poco oggettiva ma, davvero, lo consiglio a tutti voi. Qualunque sia la vostra età, vocazione etc...
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Un nonno speciale alla sua nipotina
Ora dimmi di te di Andrea Camilleri è una lettera aperta dello scrittore alla propria nipotina. Uno scritto, un po’ testamento un po’ no, del tutto disincantato, sincero, profondo. Un libro in cui Andrea Camilleri ripercorre tutte le tappe della sua vita. Un vissuto non comune, bellissimo ed intenso. Un testo intimo ed intimistico di grande fascino, raffinato ed utile per conoscere , se mai ce ne fosse bisogno, in profondità il Maestro. I temi trattati sono tantissimi, alcuni riguardano la sua vita lavorativa, altri quella privata, altre sono riflessioni morali e politiche. Bellissime sono le pagine in cui narra del suo rapporto con la moglie Rosetta:
“Sono stato un uomo fortunato. E se il mio matrimonio è durato tanto ciò è dovuto principalmente alla intelligenza, alla comprensione e alla pazienza di Rosetta. Il nostro rapporto non è mai stato alterato da nessun evento esterno. (…) Rosetta è stata la spina dorsale della mia esistenza e continua ad esserlo. Quando facevo il regista di teatro tenevo più al suo giudizio che a quello dei critici. Non c’è rigo che io abbia pubblicato che non sia stato prima letto da lei. Ho sempre seguito i suoi intelligenti e penetranti consigli, tanto da essere costretto a riscrivere decine di pagine dei miei romanzi.”.
Particolarmente profonde sono le riflessioni che riguardano la lezione insita nell’insegnamento:
“Dall’insegnamento ho ricevuto assai più di quello che ho dato. Mi spiego meglio: dal confronto continuo tra le mie idee e quelle di un giovane colto, preparato ed intelligente, sentivo di guadagnarci perché nelle mie idee veniva iniettato come un sangue diverso dal mio.”.
Per non parlare dell’importanza di dialogare con le altre persone, per arricchire anche il proprio bagaglio culturale:
“Lei è un giovane colto e noi non lo siamo. Lei usa parole o espressioni che ci sono quasi incomprensibili, a volte. Se lei invece dialogasse di più con noi, se alla fine della sua esposizione facesse una domanda che si fa a scuola- avete capito quello che ho detto?- la risposta sarebbe no. Risposta che potrebbe cambiare se lei avesse la pazienza di insistere a spiegare le sue idee a noi fino a quando esse ci appariranno finalmente chiarissime. “.
E poi la nascita del personaggio di Montalbano, la sua ascesa in campo letterario, il significato e l’importanza della regia, la sua fede politica, la mafia, la letteratura.
Un dialogo costruttivo ed importante con la propria discendente, avente lo scopo preciso di lasciare un segno tangibile dell’importanza della propria esistenza. Un linguaggio breve ed essenziale che affascina, un piccolo manuale di vita. Bellissimo!
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Una commovente lettera alla nipotina Matilda.
Andrea Camilleri, un grande della letteratura italiana contemporanea, ha più di novant’anni ed è lucidissimo pur avendo perso il dono della vista. Ha una nipotina di 4 anni, Matilda, alla quale vuole lasciare un ricordo del nonno sotto forma di lettera, che la piccola, da grande, potrà leggere, se vorrà, rivivendo passo dopo passo una vita lunghissima e cercando di capire quanto grande sia stato il nonno e quanto amore abbia voluto trasmetterle. Camilleri lascia alla nipote ed a noi lettori la sua biografia, la storia della sua vita, dai primi passi nella natìa Porto Empedocle (oggi anche Vigata) nei lontani anni Venti tormentati dalle insicurezze, dai disordini postbellici e dalla lenta ascesa dell’ideologia fascista sino ai successi professionali come regista teatrale e televisivo, alle amicizie importanti, all’affermazione come scrittore di romanzi sociali e della fortunata serie del Commissario Montalbano. Il ripudio del fascismo, l’iscrizione al Partito Comunista, l’attenzione sempre vigile per i più deboli e le classi meno fortunate, un rigore morale senza tentennamenti sono argomenti che Camilleri tratta con passione e sincerità: e poi il matrimonio, la nascita delle tre figlie, le benemerenze ed i riconoscimenti conseguiti sono raccontati come ulteriori tappe di una vita serena e, tutto sommato, fortunata.
Matilda leggerà, farà tesoro di quanto il nonno le ha trasmesso, magari idealmente vorrà rispondergli (“ora dimmi di te”), portavoce di quei giovani che Camilleri invita a cambiare il mondo, “sostenendo le proprie ragioni con fermezza, spiegandole e rispiegandole, e magari perchè no, cambiando la propria idea” perché “….sconfitta o vittoriosa, non c’è bandiera che non stinga al sole”.