Mio padre votava Berlinguer
Letteratura italiana
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L'amore vero di un figlio verso il padre
Volevo segnalare questo libro per la massiccia dose di poesia contenuta all'interno. Ho trovato veramente struggente e affascinante il modo di raccontarsi dell'autore, una scrittura fluida e allo stesso tempo molto cruda e veritiera che, a mio parere, arriva dritta al cuore dei lettori. Il testo ha questo titolo che potrebbe sembrare "troppo politico e di parte", non è così... Berlinguer vuole essere il simbolo e l'emblema di quella razza in estinzione che sono(state...sigh) le brave persone in politica, infatti l'autore poi cita anche: Zaccagnini,Pertini, T.Anselmi,Almirante etc.
La trama: si tratta di un racconto autobiografico, con le cadute, le risalite, le fasi di stanca e tutte quelle sensazioni umane che chi vive intensamente può provare, su tutto però spicca l'amore viscerale del figlio verso il padre e la descrizione di quest'ultimo senza sconti, con tante debolezze e anche virtù.
La narrazione dicevo è a mio avviso molto poetica, infatti oltre alle argomentazioni molto valide di varia natura, per dare senso al titolo del libro e al contenuto dell'opera, lo scrittore, intervalla il racconto con estrapolazioni dal testo di "Qualcuno era comunista" di G. Gaber.
Voglio estrapolare anch'io un passaggio che mi ha colpito, e che presumo espliciti la sensibilità e la profondità di Roveredo, in più ricordare che lo scrittore prima di diventare tale ha svolto i lavori più disparati(macellaio,operaio,elettricista, etc)...
...."Mi avevano affidato un incarico di operatore/animatore in una delle casette sparse nell'ex manicomio di San Giovanni, dove gli internati vivevano con la decenza dei residenti.
Ricordo che, da subito, mi meravigliai per una piccola figura di donna,Cecilia, accostata a una finestra . Mi raccontarono che stava lì da sessant'anni. Un giorno Cecilia era preoccupata perché Berto, uno della casetta, aveva un problema cardiaco, le dissi che avevano inventato il trapianto di cuore, e che oggi toglievano l'organo ammalato e mettevano quello sano, e lei mi chiese...-"Ma con il cuore...mettono anche l'amore?...
Ecco questa era Cecilia, con tutta la bellezza di una libertà mentale che noi, cosiddetta gente normale, per via di tutti i labirinti, le barriere e le ottusità mentali, sicuramente non abbiamo"....
Molte suggestive ho trovato anche le digressioni a riguardo del suo esordio da scrittore, e la chiave di volta che fu una lettera scritta alla redazione del Maurizio Costanzo Show. Bellissime anche le storie riguardanti i piccoli, grandi successi dei 3 figli di Roveredo e le descrizioni caratteriali di questi ultimi.
Da promuovere sicuramente
(...qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due perone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita. No niente rimpianti...Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare...)