Mi riconosci
Letteratura italiana
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Dedicato a Tabucchi
Nel 2012 a Lisbona moriva lo scrittore Antonio Tabucchi. L'anno successivo veniva pubblicato questo libro a lui dedicato.
La lettura di quest'opera è dovuta al mio interesse verso Tabucchi. Non conoscevo l'autore, Bajani. Le aspettative erano però alte.
Leggendo la prima metà di "Mi riconosci", la delusione è stata forte ; nella seconda metà ho percepito una significativa ripresa.
L'incipit m'è parso proprio brutto. Per decine di pagine ho avuta la sensazione di trovarmi in un bla-bla-bla esteticamente deprimente : una palude di sgraziate parole raramente capaci di un sussulto, se non di un guizzo vitale. Che noia!
Poi verso metà libro qualcosa si muove, pare addirittura decollare : la scrittura trova una forma consona, la struttura dei brevi capitoli comincia a funzionare; il testo diventa agevolmente leggibile, perfino interessante : passato prossimo e passato remoto posti in continua intersezione ; il linguaggio è meno scontato, diventa più allusivo ; anche gli oggetti, le case, paiono animarsi, con orologi che scandiscono il tempo, invano se le stanze sono disabitate : è quasi un invito a entrarci, se non altro per dare un senso a quel tempo scandito.
"Il lutto, in fondo, è il tentativo di abitare il vuoto di qualcuno che si è perso" .
L'accenno indeciso di un fuoco già passato
(...) Ti sottraevi a tutto per lo sfinimento che ti provocava la lotta contro i farmaci, te li sguinzagliavano dentro il corpo perchè facessero razzia dell'intruso,ti mettevano il sangue a ferro e fuoco.Da fuori ne potevi sentire i latrati,la ferocia assassina,Poi sul campo di battaglia lasciavano anche te, vittima collaterale di una guerra in corso tutti i giorni senza tregua,colpito per sbaglio anche l'unico che volevano salvare(...)
Ci sono libri che è difficile raccontare se non rubando all'autore frasi; un recensore si arrende, la sua opera non è necessaria. Raccontare un'amicizia, fra due uomini, il vecchio e il giovane, raccontare la fine del maestro ,trovare parole che possano in qualche modo lenire il dolore o riempire in piccola parte quel vuoto che è il lutto,raccontare la lotta ,la disperazione e il dolore, raccontare la resa ad una malattia che è più grande di noi,un imperatore l'ha definita Mukherjee Siddhartha ,dev'essere impresa non da poco.
Qualche tempo fa leggevo su La Repubblica, Michael Chabon rispondere all'itervistatore : "alla fine la Letteratura non è altro che intrattenimento. Siete proprio sicuri?
Ci sono testi che sono al di qua di quello che Blaise Pascal definiva divertissement ,uno sicuramente è questo di Andrea Bajani, gli altri li scriveva il protagonista del libro, vale la pena riconoscerlo alla fine del libro, dove il vuoto in piccolissima parte è riempito.
P.S. il titolo del post è una frase tratta dal testo di Bajani.