Mamma disabilitata Mamma disabilitata

Mamma disabilitata

Letteratura italiana

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La vita in apparenza perfetta di Stefano e Camilla, una coppia giovane e rampante, viene scossa dalla diagnosi di autismo al figlio minore Cesare. Una notizia che di colpo manda all'aria tutti i delicati equilibri su cui si era retto il loro menage e come un detonatore, fa esplodere un malessere latente che i due avevano sempre negato a se stessi. Mentre Stefano rifiuta la situazione, accusando una serie di malanni di natura psicosomatica, Camilla si attiva per trovare una cura al disturbo del figlio, anche scontrandosi con la famiglia del marito, che nega la realtà, ritenendo invece Cesare un bambino semplicemente pigro e capriccioso.



Recensione della Redazione QLibri

 
Mamma disabilitata 2014-01-02 17:23:42 Ery89
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Ery89 Opinione inserita da Ery89    02 Gennaio, 2014
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Da mamma Disabilitata a mamma Perfetta

“Mamma disabilitata (…) una mamma che non può dimostrare affetto a suo figlio, una mamma interrotta, incompleta, disabilitata a trasmettere amore, l'unico vero compito previsto dal suo ruolo.”

Il titolo del romanzo è il nome che la protagonista assegna al suo diario, dove ogni giorno annota i vari progressi del figlio. Poco per volta quel diario diventa il suo migliore confidente, l'unico che l'ascolta. Lei è una donna che deve portare sulle spalle il peso di essere genitore di un bambino autistico.
Qui voglio prima chiarire un punto, che nel libro traspare pagina dopo pagina:
Un bambino autistico ha problemi nell'approcciarsi con il mondo esterno (se non ho capito male), NON è STUPIDO, NON è DA EMARGINARE, anzi e da aiutare (nei limiti delle proprie possibilità). Questi bambini, come vediamo anche nel romanzo, non amano il contatto fisico con le altre persone, non parlano molto, si fissano su determinati giochi, musiche, colori, cibi, etc... Questi sono solo alcuni esempi che ho appreso leggendo Mamma Disabilitata di Chiara Milizia.
Ogni pagina è un passo verso la consapevolezza da parte della protagonista che avere un figlio autistico non è la fine del mondo e che è inutile tentare di curarlo, di cambiare la propria famiglia per renderla perfetta. Ma qual è la famiglia perfetta? Qual è il figlio perfetto?

Iniziamo il racconto con una depressa e stressata mamma che cerca di lottare per vedere confermata con una diagnosi la “malattia” del figlio, poi interagiamo con una mamma che si sente disabilitata perché non è in grado di trovare una cura per l'autismo del figlio che non rientra nei canoni della perfezione secondo la famiglia del padre, per poi finire con una famigliola felice che ha trovato la sua serenità e che vive l'autismo in maniera diversa cercando semplicemente di rendere la vita il più semplice possibile al figlio trasformandosi nella mamma perfetta mettendo da parte i propri sogni per il benessere delle persone che ama.
Lo stile semplice della scrittrice ha reso questa storia scorrevole e per niente noiosa. Una piacevole lettura che consiglio di provare, per vedere le difficoltà che a volte la vita mette di fronte alle persone. Persone che devono essere forti, coraggiose e volenterose di darsi da fare per poter vivere serenamente.
Ho voluto leggere questo romanzo perché sono entrata in contatto con un bambino autistico. Questa famiglia viene ogni mese più o meno a fare merenda nel bar dove lavoro. Il bambino parla bene, distorce le parole solo ogni tanto ma ho visto che è fissato con le sedie, le sposta, le risposta e poi le risposta ancora. Mi sono anche accorta che non gli piace essere toccato e che tende a stare chiuso in se stesso escludendo tutto il resto del mondo. Ero curiosa di sapere che vita potevano avere quei genitori che vedevo sempre stressati, che si scusavano continuamente per i comportamenti del figlio e che (penso) per vergogna non mi guardavano mai negli occhi. Non comprendevo in pieno l'atteggiamento del bambino, ma leggendo questo romanzo mi sono resa conto che la loro vita deve essere difficile e capisco quindi lo sfogo di quella mamma con me, un'estranea, davanti ad una bella tazza di cioccolata calda con panna, la sua piccola dose di dolcezza necessaria per ricaricarsi le pile.
Ora posso dire che capisco la necessita e l'importanza di quella bevanda e ammiro quella donna che è in grado di godere di una semplice cioccolata per risanare il suo spirito e tornare a guardare con un sorriso sulle labbra suo figlio che nel frattempo stava spalmato tutta la sua cioccolata sul tavolo... è vero, dovrò poi pulire tutte le superfici, ma cosa vuoi che sia? È il mio lavoro.

Ringrazio Qlibri e Chiara Milizia.

Erica


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