La passione ribelle La passione ribelle

La passione ribelle

Letteratura italiana

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Lo studio non è un'ombra che oscura il mondo, non è una crepa sul muro che incrina e abbuia la nostra gioia di vivere. È la leva con cui possiamo rivoluzionare la nostra vita. Credevamo nell'immortalità. Una volta i grandi ci mettevano la vita per completare una sola opera, che magari vedeva la luce solo dopo la loro morte. C'erano progetti lunghi, che superavano il nostro limitatissimo tempo. Credevamo nell'immortalità, e questo ci toglieva la fretta, la smania di arrivare. Eravamo felici di non arrivare. Scrivevamo canzonieri lunghi una vita, dedicandoli a donne che erano morte da un pezzo. Scrivevamo trattati, che radunavano in sé, e ordinavano, tutto lo scibile su un dato argomento. Scrivevamo, anche, a mano: scrivere a mano è lento, e quella lentezza favorisce i pensieri, li accompagna, li plasma meglio. Li rende più profondi, meno buttati li, estemporanei.



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La passione ribelle 2017-01-05 16:54:42 68
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68 Opinione inserita da 68    05 Gennaio, 2017
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Elogio del sapere e della profondità

Vorrei lasciare una traccia che è anche una testimonianza personale dell' oggi, e di quello che l' autrice, così bene e disperatamente, ha cercato di trasmetterci, o meglio di farci vivere ed assaporare.
Il testo è un flusso di pensieri, non è un saggio ne' un manuale d' uso. È semplicemente spunto di riflessione, accorato urlo nel deserto del nulla dell' oggi. È un inno al sapere, allo studio, inteso come sommo essere ed afinalistico esserci nel quotidiano.
È un rimpianto per quelle idee ed ideologie fondate sullo studio e sul sapere. È un invito a guardarci dentro, a comprendere che l' immergerci nella cultura, lo studio approfondito, non è che un riappropriarsi di se stessi, della profondità del proprio sentire, e degli altri.
È un inno alla gioia che solo l' amore per il sapere è in grado di dare e di trasmettere.
Mi stupisce siano stati espressi dubbi ( non in questa sede ) sul reale significato ed attualità delle tematiche espresse nel testo, senza coglierne lo sconfinato significato emotivo e pedagogico, abbandonando una finalistica, cervellotica e moralistica o prevenuta ideologia dell' utile, dell' oggi e del significato strettamente presente e materialistico ( il saper fare ).
Lo studio, come sottolineato più volte dall' autrice, è significante ed espressione dell' io, non un mezzo od un fine. Forse qualcuno non lo ha letto attentamente, o non ha fatto proprio il significato di otium, o che cosa si intenda per studio e passione al di là' di lavoro e titoli accademici.
Vorrei portare ad esempio una semplice testimonianza del quotidiano, personale ma esplicativa di quello che stiamo vivendo, del deserto dell' animo e dei mille dubbi espressi dall' autrice.
Mi è capitato, recentemente, di seguire un corso aziendale sulla formazione del personale, con riferimento ad una eta' adolescenziale e quindi scolare.
Le parole ricorrenti sono state: formare, finalità, feed-back, praticità', scopo, concreto, oggi, inserimento, logistica, connessione etc.... Ad un certo punto, uno dei docenti ha criticato un pensiero definito astratto ( ma, mi chiedo, come fa un pensiero ad essere pratico per definizione? ) Addirittura si è parlato di metodi di insegnamento per rafforzare l' apprendimento; ma come, a 16 anni un ragazzo non dovrebbe già' avere appreso un metodo di studio? Attorno, nell' aula, telefonini squillanti, invio di messaggi, selfie, sguardi assenti, improvvise domande estemporanee senza un briciolo di logicità per tornare, subito dopo, a farsi gli affari propri.
Poi, sulla via del ritorno, una collega al telefono ha cercato ( inutilmente ) di convincere il figlio undicenne a studiare entro sera quello che avrebbe dovuto fare nel week-end gia' pieno di impegni ( un torneo di calcio, una festa etc...). Questo solo un esempio di uno spaccato di mondo "reale" !?!?
Ecco, in quei giorni non ho sentito parlare di sapere, di cultura, di emozione, di studio, di essenza, di coscienza, di amor proprio, di quello che una mia insegnante liceale ribadiva spesso a noi studenti in fieri e profondamente acerbi: leggete, leggete, leggete, e studiate, un giorno capirete il perché'.
E allora ringrazio Paola Mastrocola per questa accorata testimonianza e per i tanti spunti di riflessione scagliati nell' aere, mi ha fatto sentire un poco a casa, non, solo, tra la folla rumoreggiante, ma in perfetta e gioiosa solitudine come in un passato ormai dimenticato, quando i libri e lo studio erano passione ed autentica vita vissuta.

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La passione ribelle 2016-06-12 16:18:31 Pelizzari
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Pelizzari Opinione inserita da Pelizzari    12 Giugno, 2016
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Cosa ti piace fare nella vita?

Studiare. Mi riconosco tantissimo in questo libro, così come in tutti i pensieri e gli spunti di riflessione dell’autrice. Il suo è un inno alla cultura, un inno a se stessi, una denuncia contro il mondo moderno della scuola che si sta abbruttendo ed impoverendo, perché ormai, in un’era in cui tutto è sempre più esternalizzato, si sta affondando nella palude del “minimo indispensabile” e l’interiorità sta sparendo, quasi che ce ne dovessimo vergognare. Il libro è come una tavola imbandita, da cui puoi attingere pensieri sui giovani, sulla società, sulla comunicazione, sull’educazione, sui ritmi della vita di oggi. Prendi quello che vuoi, ma assaggia qualcosa e pensa. Pensa a dove i così moderni sistemi di comunicazione e di acquisizione delle informazioni ci stanno portando. Confrontali con il senso dello studiare, con il sacrificio, il tempo, gli appunti, il farsi proprie le cose, il pensare da soli con se stessi. Perché studiare è affondare. Cioè andare a fondo, arricchirsi interiormente, magari anche dimenticare, perché tante delle cose che studiamo vanno a finire in qualche parte segreta di noi che non controlliamo consapevolmente, ma che fa di noi quello che siamo. Studiare è una parola che dà il senso della ricerca continua, dell’andare a fondo delle cose. Cosa oggi più che mai strana, in quest’epoca in cui rimbalziamo come palline di un flipper da un link all’altro di internet. Studiare è la vera essenza del crescere, del capire, dell’evolvere ed io faccio senz’altro parte di quei ribelli invisibili a cui piace studiare, anche se, per questo, spesso mi sento molto diversa da come il mondo vorrebbe che fossi.

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La passione ribelle 2016-01-04 07:27:16 Emilio Berra TO
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Emilio Berra  TO Opinione inserita da Emilio Berra TO    04 Gennaio, 2016
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Elogio dello studio

Questo è un libro che tutti gli insegnanti (e possibilmente anche i genitori degli studenti) dovrebbero leggere.
Paola Mastrocola parla con competenza ed esperienza dei mali che affliggono la Scuola e pone il problema fondamentale, essenziale : la carenza di studio. Molti, e a vari livelli, parlano di scuola, della sua centralità, delle strutture, delle innovazioni e sperimentazioni; ma se manca lo studio tutto queto è 'aria fritta'.
Ho parlato di libro per insegnanti e genitori, perché sono loro che devono riflettere. Gli studenti non fanno altro che adeguarsi a ciò che si esige; in fondo sono le vittime, seppur spesso compiacenti, del lassismo diffuso. Come fa, poi, un insegnante a motivare allo studio se in prima persona non è convinto del suo valore o addirittura se non l'ha mai sperimentato in modo serio e profondo ?

La seconda parte del libro è incentrata proprio sulla bellezza e sull'impegno assiduo (le "sudate carte" leopardiane) intrinseci allo studio, questa "passione ribelle" perché oggi essere studiosi richiede una buona dose di anticonformismo.
La fatica è un aspetto "necessario e inevitabile" non tanto per 'diventare qualcuno' , "ma per essere" ad un livello alto di consapevolezza, come opportunità di emanciparsi dalle mode e dai luoghi comuni dell'imperante neoconformismo consumista carente di etica e di senso, tipico delle civiltà moribonde, senza più risorse interiori.

Studiare è un'attività creativa. Non significa solamente immagazzinare conoscenze e nozioni (anche, ovviamente); richiede bensì rielaborazione : con lo studio "ri-organizziamo il senso", "lo facciamo nostro"; esso "ci mette in relazione con l'atto di pensare" ("intelligere" significa "collegare"). Inoltre ci dà la disciplina necessaria per crescere, diventare veramente adulti :ci insegna a non accontentarci delle gratificazioni immediate, ad essere capaci di attendere, a progettare. Senza contare la sua funzione sociale-culturale di "sottrarre le cose alla loro caducità", portare avanti criticamente il patrimonio della civiltà che costituisce il fondamento della nostra cultura.
Studiare significa "rivoluzionare il nostro modo di vivere", sottrarci a confusione e rumore per scegliere il più confacente e mentalmente ecologico silenzio. Significa imparare a stare con se stessi, anche per relazionarsi meglio con gli altri.
Lo studio è a portata di mano : basta volerlo veramente. A tutte le età.


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