La mia casa di campagna
Letteratura italiana
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Non male, ma nemmeno bene
Giorni di guerra mi aveva entusiasmato per la freschezza e la spontaneità sorprendenti che caratterizzano questo romanzo sulla Grande guerra; così che le aspettative per La mia casa di campagna erano alte, insomma ero convinto di trovarmi di fronte a un altro piccolo gioiello, il che però non è stato. Non è che quest’ultima opera sia di trascurabile valore, ma almeno a me è apparsa alquanto inferiore e soprattutto sono rimasto stupito per la non infrequente banalità che è riscontrabile nelle sue pagine. L’esperienza della vita in campagna avrebbe potuto essere l’occasione per un’analisi di quella civiltà contadina che da lì a qualche decennio sarebbe scomparsa e invece si ha l’impressione di leggere un diario di bordo, che a volte presenta qualche motivo d’interesse, come i rapporti con i vicini, ma che in altre si esaurisce in un tentativo di dare una visione bucolica da cartolina. Quel che mancano, in verità, sono proprio la freschezza e la spontaneità e si ha l’impressione che il romanzo sia stato scritto in periodi diversi della vita dell’autore, frutto di una ricerca nella memoria che con il tempo, come è noto, si dilava. Se il messaggio di Giorni di guerra era ben chiaro, segnando nell’autore protagonista il passaggio dalla spensieratezza della gioventù alla consapevole e non sempre piacevole certezza di aver raggiunto la maturità, in La mia casa di campagna c’è solo un vago accenno al piacere di una vita rurale, senza i necessari approfondimenti.
Mi verrebbe da dire che se non fosse stato scritto da Comisso forse non avrebbe trovato un editore disposto a pubblicarlo, per quanto la lettura, nel complesso, sia veloce e gradevole. Purtroppo questo è un po’ poco per un narratore dalle innate notevoli capacità che così bene ha evidenziato in Giorni di guerra; potrei dire che questo La mia casa di campagna abbia costituito un divertissement soprattutto per l’autore, una sorta di vacanza letteraria in cui ha cercato di coinvolgere il lettore senza che per l’uno e che per l’altro sia stato e sia necessario applicarsi troppo.