La casa nel bosco
Letteratura italiana
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Eravamo bambini…
Gianrico e Francesco Carofiglio si congedano con “La casa nel bosco”, il luogo ove da bambini trascorrevano le vacanze.
Hanno messo in vendita la casa e insieme vi si recano per un ultimo, breve soggiorno.
L’esperienza sprigiona gli odori (“Eravamo noi a sentire gli odori perché eravamo bambini. Abbiamo smesso diventando grandi”) e i sapori (“Il maritozzo”) dell’infanzia.
Ed è l’occasione per riesumare ricordi (“Era il 29 agosto del 1973… Il giorno in cui scoppiò il colera a Napoli…”).
Così come la notte trascorsa insieme, al lume di candela, dopo tanti anni agevola confidenze e dialoghi nostalgici.
Con l’immancabile appendice ove i fratelli Carofiglio propinano ricette, questo libello non presenta per il lettore il medesimo motivo d’interesse che probabilmente riveste per gli autori.
Giudizio finale: semplicistico, commerciale, culinario.
Bruno Elpis
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VALE TUTTO. Ma davvero?
VALE TUTTO.
Il “titolo” riprende l’affermazione di uno dei due fratelli (Gianrico, mi pare, ma non potrei giurarlo) che alle perplessità dell’altro:
“… ma nel libro ci mettiamo anche QUESTO?!?”
Risponde, appunto:
“VALE TUTTO.”
Come nelle ricette svuota frigo. Come nello stufato all’irlandese dei Tre Uomini in Barca.
Mettersi a raccontare memorie è terreno minato. Raccontare le proprie, poi, è pericolosissimo.
Noia in agguato. Non una noia qualunque, LA NOIA.
Lo sa chiunque sia stato coinvolto in una serata di diapositive dalla coppia-di-(ex)-amici-di-ritorno-dal-viaggio-della-vita (capitato anche a me. UNA volta. Ero giovane).
Se le memorie non sono condivise devi essere maledettamente bravo, per coinvolgere l’altro.
I Carifigli non si pongono neppure lontanamente il problema.
Credo che la cosa che mi ha più sovranamente irritato del “libro” sia proprio la sua sciatteria.
Come risolvono il “cambiamento di mano” fra i paragrafi di uno “scrittore” e l’altro?
Mettono Gianrico/Francesco in cima.
Raffinato.
E per rendere il tono "familiare"? Inseriscono ogni tanto qualche parola colloquiale.
«Andavo a comprare le granite al bar, il tipo preparava un vassoio di cartone…»
Il TIPO?
Devo confessare che questa cosa arriva ad offendermi. Come si può pensare di mandare alle stampe (ma anche di far leggere al circolo di scrittura del pianerottolo) una cosa così sciatta? Ci mancano solo le ditate unte agli angoli…e magari sul cartaceo c’erano, tanto per ribadire l’idea di autenticità.
L’autenticità? Ma anche no!
Infine di che stiamo parlando? Di due fratelli che si frequentano poco, che devo andare a “chiudere” la casa delle loro vacanze d’infanzia.
Cosa fanno per far passare 75 pagine? Un po’ di ricette, qualche avventura dell’infanzia, qualche ardita incursione nel presente (uno dei due è andato a letto con un’ex dell’altro. OoOoOoO. Torniamo nel passato che è meglio). E come chiudiamo? Con un accenno di riavvicinamento e cucinando una torta a mammà.
Onestamente i due Carofiglio personaggi non sono verosimili, la loro storia (?), non esiste e chiudere con le ricette è veramente lo sfregio finale.
Mi piace pensare che altri scrittori, per quanto famosi, pur certi della pubblicazione e delle vendite assicurate, avrebbero avuto maggior ritegno e rispetto per i propri lettori.
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Odori e sapori
Memoir gastronomico, scritto a doppie mani, che è un breve viaggio nella memoria di due fratelli. Attraverso una serie di associazioni di idee che li riporta a sprazzi a quando erano bambini, attraverso gli odori ed i sapori caratteristici della loro infanzia e adolescenza, rivivono momenti della loro vita e ritrovano un po’ se stessi, una vicinanza che trova il suo suggello nella torta di ricotta che cucinano insieme. Lo stile è strutturato a dialoghi ed a capitoli alternati, a firma di uno o dell’altro fratello. L’atmosfera è quella di malinconie lontane. Il ritmo è lento ma ti conquista nella lettura e ti conduce, per parallelismo, a pensare anche alla tua infanzia ed alle persone chiave che l’hanno resa speciale e, anche se lontana, indimenticabile.
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La casa nel bosco di Gianrico e Francesco Carofigl
Scrittura semplice e chiara per un libro che racconta la relazione tra due fratelli, molto diversi fra loro, che non si frequentano molto. In questo romanzo si incontrano per dare un'ultima occhiata alla casa di vacanza dove soggiornavano da piccoli durante le vacanze scolastiche, prima di consegnarla al nuovo acquirente. Questo incontro diventa l'occasione per ricordare insieme molti episodi della loro infanzia e anche molti ODORI e molti SAPORI passati e presenti. Ho amato l'accostamento dei sensi alla memoria, perché spesso, nella nostra vita, proprio questi hanno risvegliato ricordi e sensazioni passati. Gianrico Carofiglio mi era già piaciuto in "Non esiste saggezza" e ha riconfermato il suo talento anche in questo romanzo, molto fluido e anche spassoso. Come nel romanzo precedente, un accento sui personaggi femminili, sempre molto presenti e protagonisti (in questo caso le nonne e la governante).
Le frasi o le espressioni che mi sono piaciute:
"E' una giornata di Ottobre, il sole allunga le ombre, prima del buio invernale... La campagna in autunno è un detonatore di malinconie lontane, la luce ha perso la limpidezza rassicurante dell'estate e il cielo azzurro non è più capace di fare promesse";
"Siamo a disagio con gli odori e soprattutto con quelli cattivi, per via di un processo culturale. Tendiamo a rifiutarli perché alludono alla parte più elementare, animalesca se vuoi, della nostra natura";
"Sempre, prima della partenza, c'era un senso di attesa, come una lieve febbre dell'anima. Le cose che ci sarebbero accadute quella stagione avrebbero cambiato per sempre le nostre vite. Ne eravamo certi, ogni volta";
"Parlare al buio è una cosa che ti riporta indietro, più di altre".
Voglio riportare anche una frase di Carofiglio del suo libro precedente che ho letteralmente adorato: "La nostalgia più struggente, quella per le cose non accadute".
È tutto accaduto, più o meno.
Molto carino, lo consiglio!
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Perché?
Perché? Si, capisco che ci possano essere dei contratti da rispettare, capisco anche che scrivere a quattro mani non sia semplice anche perché ci sono due teste.
I Carofiglio questo volta a mio avviso hanno "toppato", come si diceva una volta, non posso credere di aver letto un libro con argomenti ormai stautilizzati e per giunta con nessuna variazione sul tema.
Un vero e proprio album olfattivo-fotografico di storielle e vicende ambientate o che trovano spunto dalla classica casa in campagna per le ferie, di una coppia di fratelli.
Unica perla dell'opera sta nel ricettario finale, ma qui si vince facile con le ricette tipiche di una Puglia tutta da vivere e assaporare.
Sono rammaricato per un libro, di neanche duecento pagine, di cui non ne capisco l'esigenza realizzativa.
Perché?
Buona lettura a tutti.
Syd
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