L'uomo senza profilo L'uomo senza profilo

L'uomo senza profilo

Letteratura italiana

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«Quello che so è che mi chiamo Piedimonte. Di più, non posso garantire.» Stefano Piedimonte, scrittore napoletano trapiantato a Milano tra molto alterne fortune, si è ridotto così, steso sul letto nel suo monolocale di periferia, a dubitare del proprio passato, del proprio presente e della propria stessa identità, in compagnia di un cucciolo di bassotto forse immaginario. Come può essere successo? C'entra uno studente universitario che per un esame ha ricevuto il compito di compilare la voce Stefano Piedimonte su Wikipedia. C'entra un'incredibile serie di false informazioni biografiche comparse online in pochissimo tempo. C'entrano anche una cassiera ispanica salutista, una terrazza frequentata da intellettuali poco raccomandabili, un nonno che a Napoli faceva il bagno sotto le bombe... C'entrano i casi della vita, insomma. Ma quale vita? Quella che ricorda lui o quella che racconta la Rete? Umorismo e nichilismo, imperfezione e ambizione, trappole del virtuale e agguati della dura realtà si intrecciano in un'aspra commedia metropolitana che plasma dalla percezione, dal ricordo, dalla biografia famigliare un'ammaliante materia narrativa. Una parabola sulla grande verità delle fake news: Internet ha ragione, è la realtà che ha torto.



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L'uomo senza profilo 2019-09-28 10:06:54 AndCor
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AndCor Opinione inserita da AndCor    28 Settembre, 2019
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Le fake news sono vere, la realtà è falsa

17 Novembre 2017.
Stefano Piedimonte, scrittore di origini partenopee, si è trasferito in un monolocale di Milano nell'estremo tentativo di risollevare la propria esistenza dopo una serie di fallimenti personali, lavorativi e sentimentali. Un giorno, la sua anonima quotidianità viene scossa da un messaggio su Facebook di Giuseppe, uno studente universitario di Pisa: questi lo informa che, per la prossima sessione di esami, gli è stato assegnato l'incarico di scrivere la sua voce biografica su Wikipedia. Un compito apparentemente semplice e privo di rischi, ma destinato a diventare un caso editoriale ricco di equivoci, malintesi e paradossi: manomettere la realtà non è mai stato così tremendamente semplice.

Un romanzo che trae spunto da un evento banale e che diventa un gioco tra reale e virtuale, in cui persino i dati anagrafici del protagonista sono da ritenersi fonte inattendibile quando in lui si palesano il dubbio di vivere una vita parallela e la necessità di doversi riadattare a quest'ultima.
E' il chiaro segno della crisi dell'autofiction, in cui una responsabile editoriale inetta, una cassiera ispanica borderline, un salotto di scapestrati riuniti in un 'giardino dei limoni, non certo per le belle foglie di verbena che ne ornavano la copertura', mezze compresse di Xanax e l'uxoricidio mai avvenuto di un nonno vengono condensati in un immenso calderone di conformismo insieme a Voltaire, Galileo, Umberto Eco e a un furto di fagioli durante la Seconda Guerra Mondiale: il risultato, 'In fin dei conti, è anche la storia della mia vita, o almeno l'unica parte a cui riesca ad ancorarmi, ora che non so neanche più bene quale sia il mio nome di battesimo.'.

Siamo dunque di fronte a una vana e inconcludente ricerca della Libertà dove ogni certezza si dissolve e dove persino i ricordi cristallizzati dal tempo perdono qualsiasi radice mnemonica, con uno stile semplice e un lessico privo di estetismi, ma capaci di far malinconicamente (sor)ridere e riflettere, pronti a guidarci nell'indagine dell’attuale universo social in cui le vite dipendono dagli aforismi altrui, dai profili falsi, dai like di Facebook e dai cuoricini di Instagram.

La post-verità è dietro l'angolo, tronfiamente sorridente.

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