L'uomo che trema
Letteratura italiana
Editore
Recensione della Redazione QLibri
OGNI UOMO TREMA
È un resoconto dettagliato di uno stato patologico, quello legato alla depressione, che accompagna l’autore, un quarantacinquenne, nel suo percorso di vita. Ha il sapore dell’amarezza quando i limiti imposti dalla malattia si fanno insopportabili, paralizzanti ed escludenti. Ha il sapore della speranza quando il paziente cerca l’aiuto del medico e si affida alla chimica per ristabilire gli scompensi che causano il suo malessere. Ha il sapore del disinganno quando ci si imbatte nella scarsa empatia di chi lo dovrebbe sostenere. Ha tutta la magia di un tentativo di vivere nel racconto della quotidianità in seno alla sua famiglia: è sposato e ha un bimbo piccolo. Riesce ad amare e a essere amato. Lavora e anche in quell’ambiente, almeno quello più recente, trova comprensione.
Dietro la storia personale della malattia c’è in fondo il male di vivere, quello di tutti. C’è poi quello specifico, la depressione, una cassa di risonanza quasi delle stesse percezioni e difficoltà che si sposano alla condizione umana. C’è inoltre una grande capacità di razionalizzare lo stato patologico, di scinderlo dalla vera essenza della persona. Vi è poi il vissuto, a partire dall’infanzia, l’abbandono del padre e la punizione inferta dal figlio che a sua volta lo negherà impedendogli il proseguimento del loro rapporto. C’è poi il figlioletto suo che chiede del nonno…
È un contributo interessante per chi ha nella sua sfera di interessi le scienze umane. È però anche una bella storia, come quella che si potrebbe leggere in un romanzo. Il taglio autobiografico, la narrazione in prima persona, lo stile chiaro e limpido, i numerosi riferimenti culturali – si spazia dalla musica, al cinema, alla letteratura – lo rendono un libro adatto a tutti. Conoscere la prospettiva dell’altro è sempre illuminante.
Indicazioni utili
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
L’uomo è una imprevista anomalia
"Io sono un essere logico, e lo sono ancora di piú quando la mia mente impazzisce per effetto della depressione maggiore. Questa è la parte piú difficile da far comprendere a chi non si è mai ammalato di depressione, ma è anche il piú subdolo degli inganni. Per un malato di depressione la visione è netta, senza nebbie. Una persona non affetta da depressione invece ha una visione sfocata, lavora di fantasia, interpreta, completa le forme come un bambino alle prese con i primi esercizi di geometria. L’opacità è dei sani. Lo è perché il non vedere l’esatta forma delle cose è il dispositivo di natura attraverso il quale ci salviamo da noi stessi". Con delicatezza, precisione e una consistente dose di autoironia, impreziosendo la narrazione con interessanti citazioni che spaziano dal cinema alla letteratura, Andrea Pomella, autore e protagonista del libro, racconta i suoi anni alle prese con un nemico subdolo e sfiancante, un piccolo essere che vive dentro lui occupandone ogni spazio ed impedendogli perfino di respirare: la depressione maggiore. Pomella non si risparmia, non si nasconde, non lascia spazio all'immaginazione. La sua cronaca, o reportage, o memoir che sia, pur essendo scritto con la prosa e la sensibilità del romanzo, rappresenta un interessante e dettagliato viaggio nei meccanismi di un malessere invadente ed invalidante che, partendo dalla mente, raggiunge ogni parte del corpo rendendo difficili, a volte perfino impossibili, anche i gesti più semplici e banali. L'autore si mette a nudo senza alcun pudore, raccontando una storia che comincia dalla sua infanzia, con la separazione dei genitori e termina ai giorni nostri. Un susseguirsi di alti e bassi che convincono Andrea ad affidarsi alle cure di un professionista e anche, di conseguenza, alla chimica. Se l'inizio della terapia sarà poco incoraggiante, pian piano l'aiuto della medicina, in concomitanza ad un piacevole cambiamento nella vita del protagonista, porterà i suoi frutti e Pomella, dopo anni di sconfitte, riuscirà finalmente a segnare un punto decisivo nella sua lunga lotta contro il terribile nemico, consapevole tuttavia del fatto che, in questa come in tutte le guerre, non si può mai abbassare la guardia, anche quando tutto sembra andare per il meglio. "L’uomo è una imprevista anomalia verificatasi nel corso del processo evolutivo della vita, non il risultato a cui l’evoluzione doveva necessariamente portare. È mai concepibile infatti che l’officina della natura mettesse determinatamente in circolazione un animale nello stesso tempo debole, intelligente e mortale, cioè inevitabilmente infelice? Fu una specie di sbaglio, un caso quasi inverosimile che ragionevolmente non ha motivo di ripetersi in nessuno dei pianeti i quali presentano condizioni ambientali uguali alla terra".
Indicazioni utili
Quel leggero e pesante tremito dell'uomo
«Dopo molti giorni in cui mi svegliavo di cattivo umore, con un peso nel petto, difficoltà a deglutire, senso di oppressione, una mattina mi sono svegliato chiedendomi: perché mi sveglio sempre di cattivo umore? E ancora: perché dovrei invece svegliarmi di buon umore? Ma soprattutto: cosa sono il buono e il cattivo umore? Dove sta la verità dell’umore? Fingo di più quando sono di buono o di cattivo umore? E fingo rispetto a cosa? Rispetto alla realtà del mio umore, o rispetto alla fisionomia oggettiva della realtà che mi circonda? E quindi come dovrei essere, una volta accertata la fisionomia oggettiva della realtà che mi circonda, di buono o di cattivo umore? E se riesco con ragionevole obiettività ad accertare la fisionomia della realtà che mi circonda, ossia se mi riscopro dotato della qualità psicologica necessaria a giudicarla con ragionevole obiettività, perché allora il mio umore sembra insensibile a questa realtà, perché reagisce come se non esistesse, ma anzi come se la realtà di riferimento fosse un’altra, come se quest’altra realtà fosse, diciamo, tendenzialmente più brutta della realtà oggettiva?»
È da questo breve incipit che ha inizio il memoriale di Andrea Pomella sulla malattia che la comunità scientifica definisce sommariamente “depressione maggiore”. Una malattia che non ha una fisionomia precisa potendo, due malati della medesima patologia, mostrare sintomi differenti, provare diverse esacerbazioni, sempre nuove corruzioni del sistema nervoso. E ancora, quando la terapia farmacologica è efficacie, quando al contrario è contro-produttiva? Perché è importante scrivere, riportare su carta il proprio percorso di autoanalisi?
Con “L’uomo che trema” l’autore non offre al panorama letterario soltanto un testo inedito sullo studio e analisi della depressione e sulle problematiche relative alla salute mentale, dona molto di più. La sua è una ricostruzione accurata degli stati d’animo, dei pensieri, delle evoluzioni attraverso un continuo salto temporale tra presente e passato dove vengono toccate tematiche quali la disoccupazione, l’insoddisfazione comunque persistente dettata da un lavoro parastatale quale impiegato e emozioni quali l’angoscia, la delusione, la rabbia, il rincrescimento per tutte le circostanze avverse, l’incapacità di gestire quell’assenza di un senso a quella vita che rapida scorre via e che fa da cornice ad una serie di vicende familiari rimaste irrisolte e che hanno reso frammentaria la sua esistenza. Il divorzio dei genitori, infatti, ha tolto certezze, ha frantumato una costante, è stato la molla scatenante di un disordine incessante, ha determinato l’assenza di un padre che forse sempre poco presente è stato. Ma guarirà alla fine Andrea? Si può dire che una persona depressa possa guarire del tutto? Riuscirà, ancora, lo scrittore a far fronte al disagio umano scrutandolo nelle più oscure profondità?
Il tutto avviene mediante una penna lucida, orgogliosa, espressiva ma anche umoristica che fa sentire il lettore parte integrante del percorso di analisi, che lo fa entrare in totale sintonia e empatia con la psiche del protagonista sino a renderlo completamente partecipe di questo complesso percorso interiore. Pomella non teme di mettersi a nudo e la dimostrazione è data dal fatto che costantemente nel testo sono riportati precedenti della sua vita familiare che con la loro presenza rendono lo scritto ancora più concreto e tangibile.
In conclusione, un elaborato di grande riflessione, completo, capace di toccare le corde più profonde e perfetto per comprendere i meccanismi di una delle malattie più diffuse e ancora oggi difficili da curare.