Narrativa italiana Romanzi autobiografici L'ultimo Sonderkommando italiano
 

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L'ultimo Sonderkommando italiano

Letteratura italiana

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E' un giorno del settembre 1944, quando Enrico Vanzini, catturato dai tedeschi mentre cercava di rientrare in Italia dalla Grecia, entra a Dachau. Uscirà sette mesi dopo, gli ultimi dei quali passati nei Sonderkommando, le squadre speciali di internati nei lager obbligati dai nazisti a gettare i cadaveri dei propri compagni nei forni crematori. Enrico è sopravvissuto grazie allo sfaldamento del rigore nazista man mano che si avvicinava l'esercito americano. Per sessant'anni non ha mai parlato di quella terribile esperienza, né alla moglie né ai figli. Ha iniziato a farlo nel 2005 e da allora racconta instancabile il suo inferno, soprattutto ai giovani: perché sappiano quanto è fragile la distanza che separa l'umanità dalla ferocia.



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L'ultimo Sonderkommando italiano 2015-04-22 11:52:20 SARY
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SARY Opinione inserita da SARY    22 Aprile, 2015
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La Storia

Fetore, scheletri tremanti, sangue, brandelli di carne umana attaccati alla recinzione elettrica, il pianto flebile di un bambino, subito dopo la raffica dei mitra, ordini tedeschi freddi e perentori, un urlo di donna, cani da guardia affamati, il gelo, le malattie, i numeri tatuati sulla pelle lacera, gli zoccoli duri per tutte le stagioni, la divisa a righe, il fumo acre dei forni crematori, bruciare i propri compagni di sventura, i vestiti accatastati negli stanzoni, la montagna di corpi nelle camere a gas. Ecco, questa è La Storia.
Immagini scioccanti scorrono davanti agli occhi lucidi di Enrico Vanzini. Racconti da brivido accapponano la pelle dei giornalisti sconvolti, scene disumane popolano le notti dei sopravvissuti. L’unico modo per non ripetere gli stessi errori è raccontare, ricordare, tramandare.
In questo caso, lo stile non ha rilevanza, è il contenuto prezioso, travolge e addolora.
Concludendo, una testimonianza semplicemente tremenda, da leggere per non dimenticare.
Grazie Vanzini.

“Ho novant’anni ormai, non ho più voglia di serbare rancore. Ogni tanto accendo la mia tastiera, faccio partire una base di batteria, e comincio a suonare. La musica si sovrappone alle immagini di morte e dolore che rivivo nella memoria, rubando la scena all’orrore. É difficile convivere con questi ricordi, ma devo farlo, perché voglio resistere. Eppure sento che, se mai dovessi affrontare una nuova Dachau, preferirei morire. Sì, meglio la morte. Spero che una cosa simile non accada mai più. Lo spero per tutta l’umanità.”

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L'ultimo Sonderkommando italiano 2015-01-22 15:32:00 Pia Sgarbossa
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Pia Sgarbossa Opinione inserita da Pia Sgarbossa    22 Gennaio, 2015
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ENRICO NON PUO' PIU' TACERE...

"Ma tu sei veramente mio figlio?"
Questa la prima frase che disse la madre ad Enrico, quando lui fece ritorno a casa, dopo cinque anni di privazioni in guerra , tra i quali sette mesi terrificanti di internamento in un lagher nazista e ... quindici giorni di vita infame...
Fa ritorno con un terzo di peso rispetto a quello con cui era partito; con un peso assurdo però da portare dentro il suo stomaco, la sua mente e il suo cuore.
Non era mia intenzione leggere questo libro che , ne ero convinta, mi avrebbe fatto male, ma su insistenza di alcuni genitori che hanno caldeggiato l'intervento a scuola di Enrico Vanzini, affinchè possa riportare ai miei ragazzi di quinta, la sua angosciante esperienza di vita, mi sono decisa a farlo.
Ho letto con un coinvolgimento incredibile questo libro , che il nostro caro autore ha scritto grazie al giornalista Roberto Brumat, che lo ha ascoltato con intimo pudore e grande sensibilità.
Ho provato una miriade di sensazioni ed emozioni: incredulità ( spesso mi dicevo:"Ma è proprio vero???"), indignazione, tantissima rabbia.
Mentre lo leggevo saliva sempre più in me la considerazione e la viva speranza che certi eventi non dovrebbero accadere più...mai più.
Spesso durante la lettura avrei voluto estraniarmi da questa mia e nostra umanità...che poi umanità non è.!..E' altro: ferocia, pazzia, cattiveria diabolica...pura barbarie.
E ancor più ho rafforzato in me l'idea di quanto sia importante imparare a vivere volendosi bene, cercando di saper vedere il lato buono in ogni cosa...di non rispondere alle provocazioni con altrettante provocazioni.
Ma in questo caso , come poteva farlo Enrico, obbligato e incatenato in una insana complicità?
Mentre lo seguivo nel suo folle ed estremo tentativo di sopravvivere al di là di tutto e di tutti, mi chiedevo se lui era stato un prescelto, con la sua forza che è senza alcun dubbio di pochi...con un'intuizione per il pericolo incredibile e con la giusta dose di curiosità...insomma in lui ho visto condensati tutti quegli elementi che lo hanno reso in grado di sopportare e di essere sopravvissuto.
Ti strugge il cuore sentire la sua storia e il suo proposito, una volta ritornato, di non dire...di tenersi il segreto...ma come si può tenere un simile macigno?...Ecco che finalmente il fato ( un'infermiera, il figlio, il giornalista) lo porta a suggerirgli di parlare, di raccontare...di farci tutti partecipi di questa sua esperienza.
Enrico non potrà mai dimenticare quello che ha provato e che lo ha definitivamente segnato...quello che può fare è regalarci poco a poco la forza che da sempre lo ha contrassegnato.
Il suo raccontare, con l' elargire momenti preziosi e speciali ,lo aiuteranno a svuotarsi di quel peso assurdo che da oltre sessant'anni si porta dentro.
Credo sia giusto cantraccambiarlo con la stessa intensità della sua forza ,con un affetto grande, tanto quanto un'umanità intera...quella stessa che lui non ha avuto la fortuna di provare e vivere.
E mi piace pensare che lui sia davvero un prescelto e che la sua forza arrivi al cuore di tutti noi, uomini fragili e deboli, che pur pieni di conoscenze non riusciamo proprio ad imparare dalla storia , e riuscire a vivere in un clima di pace e solidarietà.
GRAZIE ENRICO.
Pia

MIE PROFONDE RIFLESSIONI
Enrico si aggrappa alla vita con i denti e con le unghie per riuscire a vedere i suoi cari , per tornare a casa...e quando crede di esserci riuscito, si rende conto che il suo arrivo altro non è che un punto di partenza...e si ritrova a non essere più quello di prima.
Enrico è una persona innamorata della vita e in quanto tale, NON PUO' TACERE...DEVE GRIDARE AL MONDO INTERO QUELLO CHE HA DENTRO...Ecco che questo sarà la sua prova d'amore più grande nei confronti di tutti noi...dell'umanità intera.
Quello che durante la lettura fa impressione è cogliere continuamente tra le righe la mancanza di desiderio di vendetta; lui ha toccato talmente il fondo, da capire quanto sia cosa buona che quel fondo non sia più toccato da nessuno.

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Consigliato a chi ha letto...
A tutti coloro che sono pronti per conoscere fino in fondo la barbarie umana.
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