Il tuo sguardo illumina il mondo
Letteratura italiana
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Anima sensibile
Libro autobiografico che ci svela una lunga storia di fragilità, raccontandoci la splendida, pura e disinteressata amicizia fra una donna e un uomo. L’autrice rivela il punto zero della sua vita in cui ha perso l’orientamento, ci mostra come l’assenza di radici profonde, l’assenza di legami e la mancanza di progetti l’abbia resa pronta ad accogliere tutto il dolore del mondo, ci spiega come il dolore del mondo l’ha assalita, lasciandola inerme, facendola richiudere su se stessa, senza però farle perdere la capacità di ascolto e di osservazione della bellezza del mondo. Dono che si è rivelato prezioso, perché le ha permesso di difendere la sua sensibilità, le ha permesso di trovare la via attraverso cui esprimere se stessa, la scrittura. Perché scrivere è la valvola di sfogo che permette alle anime sensibili di sopravvivere, alle querce diventate salici di ritrovare in modo morbido e non prepotente la propria forza, alle anime belle di donare la propria ricchezza interiore agli altri, anche a quel mondo che le aveva messe nel mirino.
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Coltivare invece di consumare
Susanna Tamaro e Pierluigi Capello vissero un’amicizia molto intensa, interrotta bruscamente dalla malattia che privò il poeta della vita. Mantenendo fede al progetto di scrivere un libro insieme, Susanna coltiva la bellezza che fu tra loro attraverso questo volume.
Si tratta di un memoir molto intimo ed intenso, in cui l’autrice si rivela al pubblico a cuore aperto. Come fiocchi di neve, caduti su ciglia tiepide, si sciolgono le parole di una penna essenziale e cristallina.
Fitta è la condivisione di momenti molto privati fin dalla tenera età, in un crescendo di difficoltà sopraggiunte a causa dei problemi famigliari e delle complicazioni di ciò che poi – in età adulta- scoprirà essere il morbo di Asperger.
Nella precarietà dei suoi tempi, i perni che mai si ossidarono nell’esistenza di Susanna furono l’amore immenso per la natura e per gli animali. Ogni pagina è intrisa di affetto per i suoi cani, per il cavallo, gli uccelli i bruchi e poi le farfalle. L’ippocastano ed il salice sorridente dialogano con noi in una canzone acuta, seppur senza voce.
L’elaborato, a tratti più asciutto e a tratti più enfatico, rivela un animo semplice e bello. Una donna umile così aggrappata alle cose essenziali della vita che ti chiedi se veramente esista, come per quegli elfi islandesi che paiono fiabe, eppure chi dice di averli incontrati non mente. Sembra quasi un essere mitologico, colei che scrive nello studio in un capanno disadorno circondato dai boschi, coi cani che sonnecchiano ai suoi piedi e la vecchia stufa avida di legna.
Indimenticabile, ultima pagina che ho letto senza indossare cappello ma con quel simbolo di periodico ben calcato in testa, ritrovando la mia preghiera che presagivo qualcuno avesse scritto, senza ancora sapere chi.
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A Sparta non nascono poeti
Spesso nella letteratura si sente la mancanza della verità. Cos’è la verità? Oggi non ne parla più nessuno,le ultime discussioni sulla verità nell’arte devo averle trovate in qualche romanzo di Dostoevskij. La verità è quello che rende una storia convincente e viva anche quando non è autobiografica. Spesso scaturisce da una sensibilità particolare dell’artista affinata dalla sofferenza. Magari deriva dalla forza d’animo (più che dalla forza di volontà) dell’artista che riesce a tirare fuori il bene dal male usando il male come concime di una realtà nuova e nascente del tutto positiva come potrebbe essere la sua opera e non solo. Questo tipo di letteratura riesce a illuminare la realtà grazie al suo sguardo più profondo che accende un faro nella notte. Susanna Tamaro con questo romanzo così vero e autobiografico, in molti momenti commovente, ci fa entrare senza enfasi, con uno stile sincero ed essenziale, nella sua vita, nel disagio dei rapporti difficili con il padre e il patrigno, nella sua difficoltà nelle relazioni interpersonali dovute all’ asperger. Questa difficoltà a stringere relazioni superficiali, è però compensata da poche amicizie bellissime tra cui quella con il poeta Pierluigi Cappello e dal suo profondo rapporto con Dio. Susanna ha una visione della vita e del valore della sofferenza molto vicino a quella cattolica ma che nasce non dalla sua religiosità ma dalla sua sensibilità, in modo indipendente dalla sua fede. Vede le cose in modo diverso dalla società che scarta e consuma. Susanna invece ricicla ogni cosa: sofferenza, malattia, prende bambini in affido, ha amici disabili. Dovendo trovare un difetto (perdonabilissimo) a questo libro è l’enfasi del finale che guasta un po’ la scrittura essenziale e precisa. Io forse avrei tolto gli ultimi due capitoli. Mi sarebbe piaciuto una chiusa che non pretendesse di spiegare troppe cose ma che lasciasse pensare come il sasso tirato nell'acqua.
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L'essenzialità
Con questo libro mi sono riappacificato con Susanna Tamaro scrittrice, abbandonata dopo la lettura di "Va' dove ti porta il cuore", opera che mi era parsa untuosamente sgradevole.
Il testo è qui dedicato al poeta e amico Pierluigi Cappello, morto poco prima della stesura. Un uomo, costretto su una sedia a rotelle per un grave incidente in moto quand'era ragazzo, che amava la vita e la viveva con lievità , come lievi sono i suoi versi.
La Tamaro in questo libro non solo parla di lui, ma racconta molto anche di se stessa, della propria sofferenza per la sindrome di Asperger che l'ha condizionata per tutta la vita. Esistenza che ama in tutte le sue forme : nell'alternarsi delle stagioni, nel coltivare l'amicizia, "un'attenzione paziente e amorosa alla vita dell'altro". Poi la lettura : "I libri salvano la vita" soprattutto in quest'epoca "della tecnica e del consumo, in cui tutto ha un prezzo e tutto si può comprare" . Ma ciò che più è prezioso non è in vendita.
Qui la scrittura è bella, nonostante qualche lieve cedimento all'enfasi. Ci sono pagine in cui la descrizione della natura ha un'immediatezza e una freschezza che rasserenano.
Un libro anche di riflessione, che induce a pensare.
Nel suo studio, che è una casetta di legno affacciata su un bosco, l'autrice scrive : "Ormai il mio unico desiderio è l'essenzialità" .
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a tutti