Il rumore delle perle di legno
Letteratura italiana
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Recensione della Redazione QLibri
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La Bambina non dimentica
" Anche da adulti portiamo sepolto in noi il ricordo di come percepivamo il mondo da bambini. E non si tratta solo del ricordo: la struttura medesima di quella percezione resta intatta " (P. Auster).
A cento anni dal genocidio del popolo armeno, con oltre un milione di persone trucidate, ci giunge questo gradevole libro della Arslan a ricordarci quella ferita spesso dimenticata, rimossa.
Il testo non tratta in primo piano quel terribile evento, ma le sue risonanze si avvertono vivissime e fanno come da mesto sfondo alle vicende della Bambina, personaggio autobiografico, attraverso le parole del nonno paterno, testimone degli orrori vissuti dal suo popolo : "Non erano più uomini forti e donne gentili (...), erano i resti di un immenso naufragio".
"E da allora quelle storie rimasero dentro di me, nascoste e vigili e protette nel loro cassetto segreto ".
Nella vita pratica, il ricordo si concretizza in qualche ricorrenza: a Venezia, all'isola di S. Lazzaro "dove si va a Pasqua e si mangia il lavash e la marmellata di rose".
Un'altra ferita, questa personale e intima, deriva dal rapporto con la madre, vissuta dalla Bambina come una donna bellissima, volitiva, spesso al centro dell'attenzione, la cui predilezione va all'altra figlia. La Bambina ricorda quando, per una prodezza, si fa male : "Ma quanto sei stupida! Adesso mi tocca lasciar qua tutto e portarti all'ospedale".
Ora, dopo tanti anni, in una recente intervista, l'autrice la ricorda "sicuramente faticosa come madre" e intuisce come piccoli conflitti "hanno però determinato un certo rapporto di estraneità tra di noi". Adesso, da donna ormai matura, dice: "Ho capito che era una persona che non era riuscita a fiorire del tutto, come fosse rimasta (...) un po' sospesa, e in questa luce l'ho sentita più vicina".
Non si tratta, però, di un libro particolarmente triste: c'è il felice rapporto col padre e coi nonni; ci sono le vacanze in montagna, presso un paesino che si pronuncia con un soffio, Susin di Sospirolo, dove si vendono "gli scarpet comodi ai piedi (...), di soffice feltro". Ma soprattutto ci sono i libri. "I libri sono esseri viventi, per lei" : "non si può vivere senza un libro (...), la porta sempre aperta verso mondi altri, verso l'Altrove".
Per noi lettori, un 'mondo altro' è anche il mondo, perduto e ritrovato, rievocato dall'autrice, anche lei, come dice Modiano, "capace di cogliere, inconsapevolmente, un vago riflesso della realtà", che, in fondo, riguarda un po' tutti.
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I suoni dei ricordi
Non è un vero e proprio romanzo, è piuttosto una lunga poesia, che suscita una grande malinconia. Sono pagine intrise di ricordi, che escono dalle loro scatole, dilagano nel cuore, prendono possesso della mente. Personalmente non l’ho apprezzato, perché non è un genere nelle mie corde, non avendo una solida struttura narrativa, ma è indubbio che può affascinare e conquistare, perché è molto evocativo. La parte che mi è piaciuta di più è quella dedicata all’alleanza con i nonni ed all’amore per i libri. Perché i libri sono talismani preziosi, una porta sempre aperta verso altri mondi. La scommessa di ogni libro è tenerti stretto fino a farti uscire dalla porta finale, ma ogni vero lettore sa che spesso quella porta non c’è o non si apre per te. Questo libro non mi ha tenuto stretta ed anche la chiave di entrata non era quella giusta per me, ha fatto solo un piccolo clic ed io sono rimasta a guardare fuori dalla porta. Ne consiglio comunque la lettura, perché penso che sia un libro che possa essere anche molto apprezzato.